8 marzo, fra diritti delle donne e autocelebrazioni. Di seguito la nota integrale inviata da Espedito Moliterni, materano iscritto al PD ed ex segretario cittadino del PD e dei DS.
“Voglio dire alla donne di questa nazione che il fatto di essere sempre o quasi sempre sottovalutate è un grande vantaggio, perché sì, spesso non ti vedono arrivare”. Ed ancora: “Ho varcato la soglia di questo palazzo per la prima volta a 29 anni e mi trovai a diventare vicepresidente della Camera. Una delle tante volte in cui mi sono trovata a fare qualcosa apparentemente più grande di me. Mi ricordo gli sguardi divertiti quando per la prima volta sedetti sullo scranno più alto, lo sguardo di chi dice: ‘Adesso ci divertiamo’”.
Queste le parole di Giorgia Meloni in occasione della ricorrenza dell’8 marzo. Apparentemente un invito alle donne a non smettere mai di lottare per conseguire posizioni anche di assoluta rilevanza sociale e politica, ma in sostanza si tratta di parole che non hanno altro fine, approfittando della ricorrenza, se non quello dell’autocelebrazione, tanto evidente e profondo è il suo distacco dalla vita reale che tutti i giorni le donne sono chiamate ad affrontare.
Non tutte, ma anche non tutti, aspirano a vedere la loro immagine immortalata nelle stanze del Parlamento italiano; non tutte, ma anche non tutti, trascorrono le loro giornate sotto la luce dei riflettori. Ma tutte sono impegnate, quotidianamente, nella difesa dei loro diritti e moltissime di loro subiscono molteplici discriminazioni in ambito lavorativo, sociale e purtroppo anche familiare.
Ecco perché bearsi di fronte alla propria immagine raffigurata in un quadro nelle stanze del potere politico e lanciare messaggi di solidarietà e sostegno alle donne ha più il sapore di un’autocelebrazione se si rimane in silenzio a fronte dell’orribile tragedia di Crotone dove hanno trovato la morte tante donne e i loro bambini, tanto più se non si sente il bisogno di recarsi lì, limitandosi a convocare in quei luoghi, a diversi giorni dalla tragedia, un Consiglio dei Ministri, utile solo per far funzionare a tutto regime i megafoni della propaganda. Le parole di Giorgia Meloni hanno il sapore dell’autocelebrazione per essere stata in silenzio a seguito degli attacchi che una preside, donna, ha subito da parte di un ministro del suo Governo per aver avuto l’ardire di condannare la violenza subita da alcuni suoi studenti, cogliendo l’occasione per ricordare che quello avvenuto nella sua scuola ha a che fare con la genesi del fascismo. Inoltre, la conferma che si tratta di un’autocelebrazione trova riscontro, nell’ultima campagna elettorale, nei dubbi espressi dalla premier riguardo la Legge 194 e le unioni civili; un atteggiamento che nulla ha a che fare con l’autodeterminazione delle donne.
L’8 Marzo non è la “ festa” delle donne, ma la giornata dei diritti delle donne, per ricordare le molteplici forme di discriminazioni quotidianamente subite e le lotte che, con tenacia e passione, portano avanti. Noi abbiamo il dovere di affiancare e favorire un percorso che porti al superamento dei tanti steccati che spesso impediscono la loro piena autodeterminazione.
Certamente fa bene il nostro Presidente del Consiglio a mettere in risalto le capacità e la grande forza delle donne, ma farebbe meglio se, nella sua quotidiana attività politica, riuscisse a tenere sempre in debito conto quel grande patrimonio di valori che ogni donna esprime in modo coerente nelle proprie azioni quotidiane; che le donne vangano ascoltate e difese sempre e in ogni contesto, quando necessario, al di là delle convenienze ed opportunità politiche. Altrimenti è autocelebrazione.