Il politologo materano Franco Vespe in una nota esprime alcune riflessioni “amare” sulla tragedia di Cutro. Di seguito la nota integrale.
Ormai da un po’ di tempo scrivo “Su richiesta”. Un mio carissimo amico, particolarmente scosso dalla tragedia di Cutro, mi ha chiesto di dedicare una riflessione di quello che è accaduto di terribile su quelle coste e nel Mediterraneo ormai da più di 20 anni. Una per tutti, la più orribile, quella che capitò il 3 ottobre del 2013 e che costò la vita a ben 366 persone. La storia delle navi pirata, colmi di migranti, che solcano il Mediterraneo dall’Africa/Asia all’Europa, si è sempre prestata a bieche strumentalizzazioni del pollaio politico-mediatico. Ma quello che è successo a Cutro ha dell’incredibile! Vanno accertate le responsabilità sul perché i soccorsi non siano stati attivati tempestivamente. Forse le motovedette della Finanza non erano attrezzate per un soccorso con il mare in tempesta. Forse Frontex non aveva segnalato adeguatamente che il barcone fosse in difficoltà. Forse La Capitaneria di Porto non era stata avvertita in tempo. Avrebbe potuto forse salvare agevolmente con quel mare così in burrasca i naufraghi. Forse ci sono responsabilità del governo. Una cosa è chiara! Dovremmo combattere soprattutto la tratta degli schiavi del terzo millennio ad opera degli scafisti che lucrano sulla disperazione della gente. Poi infelici uscite da parte di responsabili del governo hanno acceso miserabili polemiche sul quale squallido giornalismo e squallida politica ha imbastito un ennesimo, solito circo Barnum. Occorre a tal proposito dirci delle cose veramente come stanno e che abbiamo a che fare con problemi che soluzioni “facili” non hanno. Sulla pressione degli immigrati alle porte del mondo opulento da parte di quello povero sarebbe il caso di non farci illusioni. E’ fuori discussione che il problema ormai non è più delle singole nazioni, forse nemmeno di tutta l’Europa. Forse la soluzione esige il coinvolgimentodi “mondi diversi”. Soluzioni locali, che riguardano solo lo specchio del Mediterraneo, anche se funzionassero al momento, si illudono di tappare la falla di una diga in tracimazione con il dito!Qualche dato per far capire qual è l’enormità del problema. L’Africa attualmente ha 1.4 miliardi di abitanti. I primi 30 stati con indice di natalitàpiù alti, sopra i 30 nati per 1000 abitanti, sono tutti africani. L’Italia, giusto per capirci, una delle ultime, ne fa a malapena 8.Le 30 nazioni con più bassa natalità sono tutte europee o dell’Asia opulenta. Una popolazione africana con età media molto bassa che arriverà a contare 2.5 miliardi di abitanti nel 2050 e più di 4 miliardi nel 2100. Per non parlare di altre aree medio-orientali messe a ferro e fuoco da guerre e tirannie terribili. Nel giro di poche decine di anni l’Africa sarà il continente più popoloso del mondo! Ci dovremo pertanto aspettare che la pressione migratoria crescerà sempre più ed inevitabilmente investirà sempre più massicciamente il nostro continente. Ne ha fra l’altro estremo bisogno, visto che esso sta applicando politiche, modelli e mitologie “ostili” alla natalità. Ma questo è un altro argomento che merita di essere trattato a parte! Pertanto la regolamentazione dei flussi ordinata, “lamellare”è una mera chimera che inevitabilmente non potrà reggere. Altri dicono di portare sviluppo in quelle terre. Certamente pensiero meritorio e nobile; ma all’orizzonte non si intravvedono governi africanilungimiranti ed illuminati. Anzi! Gli introiti finanziari che raggranellano con la svendita delle proprie risorse naturali e minerarie ai nuovi colonialisti ( Cina, Russia) che si sono aggiunti agli ex (in primis la Francia) servono per comprare armi per alimentare guerre civili, guerriglie locali fra etnie e genocidi vari. Dobbiamo poi stare attenti a neo piani Marshall che poi, alla fine, fanno bene alle impresedegli Stati che mettono i soldi e molto meno ai beneficiati. Ma allora qual è la soluzione ? La soluzione è che soluzioni non ce ne sono perché nella storia dell’uomo mai, dico mai, questo delle migrazioni è statoun problema ma piuttosto un suo anelito ad esso connaturato. Basti pensare alla mitologia della “Terra Promessa” che ha ispirato il racconto e la storia del popolo ebraico nella Bibbia. Dimentichiamo che l’Homo Sapiens è nato in Africa e poi è stato l’unico capace di disperdersi in tutti i continenti del mondo. Le leggi della sociologia e dell’economia convergono tutti nell’ individuare come il vero motore dello sviluppo sia la risorsa umana e sociale. Essa va dove è chiamata,dove si favoleggia che scorrano fiumi di latte e miele! Non il contrario! Basti pensare come sono nati e si sono sviluppati gli USA chiamando appunto a raccoltagente proveniente da tutti i continenti, per costruire la “Magna Europa” oltre Atlantico. Allora come rispondere a questo grande mescolamento di popoli? La risposta è prima di tutto culturale! Occorre che le democrazie occidentali cambino drasticamente atteggiamento. L’accettazione senza filtro ed indiscriminato degli immigrati, così come la paura della loro “campagna di occupazione” anche culturale,sono facce della stessa medaglia: relativismo e nichilismo. In virtù di queste “malattie” delle democrazie occidentali c’è stata la cancellazione delle proprie radici storico-culturali. Siamo figli dell’oggi con un passato rinnegato (relativismo) e riluttanti a progettare il futuro (nichilismo). Insomma ci siamo autocondannati ad essere otri vuoti. Quando veniamo in contatto con altre genti ed altre culture i cui otri sono pieni,avviene un travaso culturale e comportamentale in quello vuoto, accettato acriticamente in nome di una multiculturalità e di una cattiva declinazione dell’inclusività. Il Relativismo ci fa accettare principi e prassi in contraddizione con quello che abbiamo conquistato nei millenni di storia. A tal proposito la nostra indimenticata Oriana Fallaci ha scritto negli ultimi anni della sua vita pagine acute e profetiche. D’altro cantoil sentirsi “otre vuoto”fa sorgere la paura ed il terrore di essere occupati dal “diverso” tanto da giustificare reazioni difensive di stampo xenofobo. Arrendevolezza e xenofobia nei fatti rappresentano il rifiuto e la pauradi aprire il dialogo con l’”altro” che bussa alle nostre porte. Gli otri vuoti credono che basti rispondere agli otri pieni con logiche tipiche del materialismo storico di stampo neo-liberista. L’essere “vuoti” non ci fa comprendere che i principi sui quali si poggiano le democrazie occidentali oggi sono sotto attacco, finanche militarmente, come in Ucraina. Il dialogo può avvenire fra due otri pieni che hanno doni da scambiarsi reciprocamente. La forza del progresso umano è stata sempre la contaminazione fra culture diverse che si incontrano dando vita a sempre nuove “terze” civiltà. Occorre capire che l’incontro del diverso, lo scambio di “doni” reciproco, mettere assieme “colori diversi”, è il segno di una comunità umana che cresce in civiltà. Occorre capire che chi bussa alle nostre porte è una opportunità di crescita e ci deve far correre verso di lui con l’ansia ed il desiderio di un nuovo “incontro”. Egli è il fratello ed il figlio tanto atteso! Per questo guai a rassegnarci ed assuefarci alla morte che la disperazione catapulta sulle nostre spiagge!
Franco Vespe