Sonia D’Andrea, docente lucana di scuola dell’ìnfanzia, in una nota esprime alcune riflessioni sulle criticità che riguardano la mobilità dei docenti. Di seguito la nota integrale.
Continuità didattica, ve la spieghiamo noi cos’è!
Mi sono informato, c’è un treno che parte alle 7 e 40”…cantava Lucio Battisti in una sua famosa canzone…su quei treni si snoda la vita frenetica di migliaia di Docenti tra attese e ansie, ma anche dense di senso di responsabilità e dedizione per la propria professione.
Senza voler “sciorinare” l’ordinanza sulla mobilità per l’anno scolastico 2023.24 balza all’occhio la parola “continuità”, intesa forse dall’ex Ministero della Pubblica Istruzione, oggi denominato dell’Istruzione e del Merito (?) come il diritto degli alunni a ritrovarsi gli stessi docenti in sezione o classe nel corso di almeno un triennio.
La continuità è tutt’altro…
La continuità è innanzitutto lavorare nei luoghi dove tutti hanno le proprie radici, dalla famiglia in primis, e non doversi allontanare perché, finché non si creeranno le condizioni stabili del lavoro, tutti cercheranno l’agognato “ruolo” fuori!
Qui la classe politica deve rispondere! Ha pieni poteri legittimati dalle elezioni del Popolo.
La continuità è sapere di poter continuare a lavorare in quella Scuola, vicino casa, senza dover richiedere con l’acqua alla gola assegnazione o utilizzazione provvisoria ogni anno, quando la norma lo consente, e quindi a Giugno nel Collegio Docenti, presentare proposte di progetti, in un entusiasmo febbrile, per l’anno futuro, senza sprofondare nella più totale incertezza…
E che dire dei presidi, anche loro, le loro difficoltà ogni anno alle prese con le assegnazioni dei docenti alle sezioni e classi, un triste balletto che si ripete ogni anno, non sempre in concomitanza con l’avvio dell’anno scolastico.
Continuità dei rapporti umani, la scuola è una famiglia: ci si vuole bene, si litiga, si fa pace, si approva, si continua a crescere insieme.
La continuità non è un solo diritto degli alunni, anche dei docenti!
Legnago, anno scolastico 2011/12, immissioni nei ruoli su Infanzia posto Comune con vincolo quinquennale di permanenza, mentre la collega firma, una lacrima scivola sulla penna… ha una figlia di 4 anni che lascia a casa in provincia di Potenza perché sceglie, di essere “una brava maestra e una cattiva madre”…
L’anno scolastico trascorre rincorrendo 4 treni al ritorno, tutti in coincidenza risicata di minuti, per tornare ogni 15 giorni a casa…
Il resto del tempo trascorso a Scuola e, al di fuori delle proprie ore di servizio, timidamente si affacciava nelle altre sezioni per imparare, osservare, mettersi in gioco. Le colleghe apprezzavano ed incoraggiavano, alla faccia di chi afferma che i Veneti son chiusi e freddi; hanno dimostrato una sensibilità amorevole.
Qualche anno dopo le forze politiche si confrontavano, correva l’anno 2013… tre parlamentari del PD Simona Flavia Malpezzi, Maria Grazia Rocchi e Mara Carocci presentavano un emendamento in Parlamento il n. 15.33 del 24/09/2013 VII Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione che proponeva la riduzione del vincolo da 5 a 3 anni, viene approvato.
La collega poteva provare a tornare a casa! E così è stato, ha ottenuto il trasferimento a 15 km da casa sua!
E oggi? Speriamo che la storia si ripeta!
In attesa di un intervento legislativo che “sblocchi” di fatto i neoimmessi in ruolo dell’anno scolastico 2022.23 ed anche coloro che hanno ottenuto l’anno scorso un trasferimento interprovinciale.
Quanto logorìo, quanta pena, quante notti insonni per questi colleghi e queste colleghe: formule e dati su come impostare la domanda di trasferimento, una scelta puntuale, no, si cancella, meglio quest’altra scelta sintetica; i loro occhi che interrogano i tuoi, un sospiro, una pausa e poi…rimettiamoci a scrivere sulla domanda.
“Stanotte ci penso, domani la invio, devo allegare le autocertificazioni, l’ho già fatto? Oh mamma mia, mi vengono i dubbi!”.
“Stai tranquilla, dormici su, a mente fresca ricontrolla il tutto, andrà bene.”
Storie ordinarie di uomini e donne che chiedono solo di poter tornare nelle loro case e tra i loro affetti, e i posti ci sono, 200.000 circa incarichi annuali… altro che numeri al lotto.
Forza colleghi e colleghe.
Dedicato a tutti, in particolare ai docenti della scuola dell’infanzia.
Una di loro, sono.