Autonomia scolastica e ridimensionamento scolastico, intervento Giuliano (Garante infanzia e adolescenza Regione Basilicata). Di seguito la nota integrale.
Dal 2000 le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa.
Ogni istituzione scolastica ha un proprio Piano dell’Offerta Formativa (POF), che rappresenta il piano di azione educativa e di istruzione della scuola.
Le istituzioni scolastiche, per il loro funzionamento, hanno diritto di ricevere fondi dallo Stato e possono anche ricevere risorse finanziarie da Comuni, Province e Regioni o da altri enti e privati.
Il Regolamento sulla autonomia prevede norme sia sul piano didattico che organizzativo (Nota prot. 721 del 22 giugno 2006 e D.M. 47 del 13 giugno 2006.) Si pensi alla diversificazione oraria della didattica oppure al tempo da dedicare al potenziamemto e/o al recupero. Anche i genitori partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell’autonomia assumendo le proprie responsabilità.
L’autonomia scolastica, più in generale rappresenta la possibilità di:
· Territorializzare l’organizzazione scolastica;
· Offrire opportunità e risorse finalizzate al successo scolastico;
· Rendere flessibile ed efficace il piano dell’offerta.
Una offerta formativa dunque, diversificata o non massificata che sposa il principio secondo il quale ogni proposta educativa debba appoggiarsi su una analisi dei bisogni dell’utenza e del territorio.
Pur comprendendo le ragioni legate alla riduzione della spesa, la negazione dell’autonomia rappresenterebbe la mancanza di opportunità per molti dei nostri bambini e ragazzi, costretti anche a viaggiare per raggiungere gli istituti scolastici (e ciò comporta anche un dispendio di energie psico-fisiche che potrebbero essere convogliate in altro).
Da anni si discute sul tema delle classi “pollaio” senza una risoluzione concreta del problema.
La Basilicata ha una densità abitativa pari a 54,9 ab/kmq e il dato dovrebbe rappresentare un vantaggio rispetto anche a politiche educative che non dovrebbero penalizzare, attraverso la ripartizione del contingente necessario al funzionamento, ma rappresentare un punto di forza anche per sperimentare nuovi modelli organizzativi e didattici. La Personalizzazione del circolo insegnamento-apprendimento si realizza proprio attraverso una composizioni delle classi che non superi 12/15 alunni per classe,
L’attenzione dunque, va verso la realizzazione del diritto alla istruzione uguale e di qualità per ogni bambino.
Pertanto, nel caso di un diniego della richiesta della riduzione del numero degli alunni da 600 a 400, nella conferenza Stato- Regione, per la determinazione dell’autonomia, sarebbe auspicabile proporre come criterio per le zone montane la presenza di almeno 24 classi. Infatti oggi il numero minimo per costituire una classe è di 15 alunni e laddove ci sono i ragazzi per un massimo, mediamente, di 25. Per cui con classi di 25 si raggiungerebbe il fatidico numero di 600 per ottenere il beneficio dell’autonomia. Allora la rideterminazione per classi e non per il numero degli alunni potrebbe essere la soluzione ottimale per le zone montane. Così anche con meno di 400 alunni si avrebbe il diritto all’autonomia senza rincorrere i numeri che per noi sono sempre di meno. Logicamente con una didattica più appropriata e facendo leva anche sugli strumenti multimediali che diventerebbero, di fatto, compensativi soprattutto nelle relazioni fra ragazzi.