Confcommercio Matera ha partecipato questa mattina alla diretta streaming della decima edizione della Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace”, un’iniziativa di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese. Un appuntamento annuale dell’intero sistema confederale contro ogni forma di illegalità per promuovere e rafforzare la cultura della legalità che è un prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo.
Anche quest’anno la Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, giunta alla decima edizione, è stato un momento importante di riflessione e analisi sui fenomeni criminali che colpiscono il mondo imprenditoriale e sul sostegno fornito da istituzioni e associazioni. Sono intervenuti il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il Comandante Regionale della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, Ivano Maccani, che ha illustrato le iniziative a tutela del made in Italy e della legalità economica. Durante l’incontro è stata presentata anche una breve intervista in esclusiva a un imprenditore vittima di usura. In chiusura dell’evento, Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio con incarico nazionale per la Legalità e la Sicurezza, ha consegnato il premio di Confcommercio “Legalità, ci piace!” al generale Pasquale Angelosanto, comandante del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri, per l’attività svolta contro la criminalità e i fenomeni illegali e che ha recentemente arrestato il super latitante Matteo Messina Denaro.
Il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, che ha presentato un’analisi di Confcommercio su usura e fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione – che alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti.
Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata.
Più specificamente, tali fenomeni determinano: un danno economico per le imprese in termini di mancate vendite, riduzione del fatturato, perdita di immagine e di credibilità, abbassamento degli standard qualitativi, etc. Queste, infatti, si vedono usurpare una notevole fetta di mercato a causa del regime di concorrenza sleale generato dai prezzi ridotti dei prodotti contraffatti e/o piratati o dei servizi offerti dai circuiti abusivi di vendita o di esercizio delle professioni;un danno al mercato consistente nell’alterazione delle regole del gioco, a svantaggio degli imprenditori onesti penalizzati del comportamento di operatori che agendo nell’illegalità godono di vantaggi competitivi indebiti basati sui minori costi di produzione (per la contraffazione) e di gestione (per le varie forme di abusivismo) dovuti al mancato rispetto di leggi, regole ed adempimenti; un danno e/o un pericolo per il consumatore finale poiché, ad esempio, le merci contraffatte o l’esercizio abusivo di una professione possono mettere in serio e reale pericolo la salute del consumatore o minacciare la sua sicurezza, specie in alcuni settori come quello cosmetico e farmaceutico, automobilistico, dei giocattoli e l’alimentare;un danno sociale connesso all’impatto sul mondo del lavoro e l’occupazione, sia direttamente, dato che i circuiti illegali si avvalgono spesso di sfruttamento di soggetti deboli (disoccupati o, prevalentemente, migranti irregolari) assoldati attraverso un vero e proprio racket del lavoro nero, con evasioni contributive e senza coperture assicurative, sia indirettamente per la perdita di posti di lavoro nelle imprese messe in crisi se non addirittura espulse dal mercato da abusivismo e contraffazione; un danno alle casse dello Stato causato da evasione contributiva e fiscale, dall’Iva alle imposte sui redditi;un danno alla legalità per le infiltrazioni nel mercato della criminalità organizzata: attraverso la gestione di business, quali la contraffazione, meno rischiosi penalmente di altre attività illegali (droga) ma, in proporzione, altrettanto redditizi; attraverso il re-investimento o il riciclaggio dei profitti ricavati da attività illecite in attività imprenditoriali, con un meccanismo che altera il mercato espellendo le imprese oneste.
Dall’analisi di Confcommercio su usura e fenomeni illegali è emerso che:
• un’impresa su dieci del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2022;
• l’usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato, con un trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove l’usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese;
• più di un imprenditore su cinque ha sentito parlare di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, con un’incidenza più elevato al Sud (31,1%);
• il 16,5% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Una preoccupazione che è più accentuata al Sud (18,1%);
• di fronte all’usura e al racket il 59,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 30,1% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 5,3% pensa di non poter far nulla;
• oltre sei imprese su dieci si sentono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione soprattutto per via della concorrenza sleale e della riduzione del fatturato. Il dato è più elevato al Sud (68,9%).
Dalle stime dell’ufficio studi di Confcommercio emerge che 31mila imprese del commercio e dei pubblici esercizi sono oggi ad elevato rischio usura, e chel’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 33,6 miliardi di euro e mette a rischio 268mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari all’8,9%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 9,1 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 5,4 miliardi, la contraffazione per 4,4 miliardi, il taccheggio per 4,8 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,4 miliardi e i costi per la cyber criminalità 3,5 miliardi.
L’impegno di Confcommercio è quello di cercare un contesto sicuro per le imprese, che si crea con la piena collaborazione con le forze dell’ordine, le istituzioni e tutte le parti interessate. Un impegno che coinvolge l’intero sistema confederale per tutelare i territori e le specificità dei diversi settori rappresentati.