Marilena Antonicelli (docente scuola primaria Nitti): “No al pasto da casa come alternativa alla mensa scolastica”. Di seguito la nota integrale.
Credo che si debba aprire una riflessione sull’importanza del tempo pieno nella scuola, perchè non venga vanificato un periodo di grandi conquiste per la sua attuazione. Nel 1971 il TP fu introdotto da una legge dello Stato, soprattutto proposto come bisogno formativo generalizzato e le città che lo adottarono furono quelle città o regioni dove vi era una più diffusa occupazione femminile o dove c’era un reale bisogno di supporto a famiglie abbienti. Infatti , soprattutto al sud, le classi del TP erano frequentate da bambini cosiddetti “difficili”. Ma Con il passare del tempo e con una maggiore professionalizzazione degli operatori, la scuola ha assunto un ruolo essenziale dell’istruzione pubblica nella crescita culturale, sociale e , sicuramente, anche economica del Paese. Durante il periodo forzato dovuto alla pandemia è emerso in modo evidente quanto le case siano più ingiuste della scuola perchè marcano disparità che portano spesso alla discriminazione. Più tempo bambini e bambine possono trascorrere in luoghi pubblici ricchi di stimoli e proposte in un tempo più disteso, più tempo hanno modo di studiare, ricercare insieme e confrontarsi, più libertà di scelta avranno nel costruire in autonomia e libertà il proprio futuro. Il TP , negli anni successivi alla sua istituzione, ha contribuito allo spostamento di una prospettiva dall’assistenza scolastica al diritto allo studio e quindi a far vivere il diritto all’istruzione come uno dei diritti fondamentali di cittadinanza, quindi potremmo riassumere dicendo che dall’enunciazione del principio dell’obbligo scolastico all’impegno per il successo formativo dei bambini e delle bambine.Il TP si è modificato presentandosi non solo come modello organizzativo ricco di servizi accessori, ma anche come istituzione educativa “aperta” verso la città, come una scuola con una maggiore attenzione alla qualità delle strutture, dei servizi, dei laboratori, delle biblioteche.Il rapporto con la città è fondamentale, come pure il coinvolgimento dei genitori e dell’ente locale e regionali che non solo devono mettere servizi di supporto, ma alimentare nuove risorse educative, tenendo separati , però, le rispettive competenze e ruoli, sempre più in crisi. Ma torniamo alla riflessione della mensa scolastica uguale per tutti. La mensa è a pieno titolo un momento formativo, ribadito sia da intellettuali, sia dalla norma o leggi che si sono susseguiti . Inoltre crea occupazione, sostiene il passaggio a un’economia capace di valorizzare i prodotti locali, abitua i più piccoli a una maggiore differenziazione alimentare, ad assumere una relazione qualitativamente migliore con il cibo necessaria in un paese in cui sempre più adolescenti si dibattono tra anoressia e obesità.
Da sempre il momento della mensa è stato considerato come un “momento educativo”, buone maniere, convivenza civile, socializzazione, condivisione ,senso di gruppo, ma mai con finalita discriminatorie!!! Non è certamente bello assistere ad un momento altamente educativo qual è il pranzo , in cui qualcuno potrà estraniarsi con il proprio cibo, ricco, profumato per alcuni o un semplice contenitore con un pezzo di focaccia e la bottiglietta d’acqua , di plastica per altri. Ma dovremmo porci anche altri problemi che ne potrebbero scaturire, non secondari; Chi controllerà sulla pluralità e la qualità dei prodotti? Chi controllerà che in caso di problematiche da parte dei bambini( intolleranza, celiachia ecc), i bambini non si scambino le loro porzioni? Chi tutelerà bambini , docenti e personale ata? Ci sarà uno spazio riservato o diviso tra coloro che usufruiranno della mensa del gestore e coloro che porteranno il pasto da casa? E penso anche alla spontaneità dei bambini quando vedranno qualcosa di diverso dal proprio compagno. Che amarezza….
Sono state fatte tante battaglie per ottenere e garantire un servizio decoroso e attento alle esigenze dei bambini e delle bambine e non si può né restare impigliati tra le spire di gare, appalti, sentenze né accettare di sminuire il concetto di diritto allo studio o al prolungamento dell’orario obbligatorio solo per esigenze delle famiglie. Il TP è una opportunità e non può diventare una merce di scambio per quattro iscrizioni, conosco tutti gli insegnanti e so che non hanno avuto la forza di contrastare questa scelta veramente discutibile!. Guardo con ammirazione scuole che nello stesso momento di chi offre l’alternativa alla mensa uguale per tutti, educa genitori e alunni nel “dare una “giusta”importanza ad una dieta ricca ed equilibrata, caratterizzata dall’assunzione bilanciata dei vari nutrienti”. Però,poi, a pensarci bene daranno il via a scuole per bambini poveri e scuole per bambini ricchi che avranno a loro disposizione soldi per far “crescere” la scuola del proprio figlio: laboratori, progetti, tutto nuovo e luccicante come le scuole di altri paesi. Ma questa non è la scuola che io voglio e, come me tanti docenti condivideranno, per me la scuola è quello spazio magico che offre i mezzi e gli strumenti diversificati ma uguali per tutti per diventare un cittadino consapevole del suo futuro.