Maurizio Tritto interrompe lo sciopero della fame avviato per denunciare le criticità del Centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio. Di seguito la nota integrale.
Al 66° ho dovuto interrompere lo sciopero della fame.
La sofferta decisione è stata da me presa in seguito ad un pesante malore che mi ha fatto perdere coscienza per diversi minuti.
Nelle precedenti ore mi ero reso conto di avere avuto un accellerazione improvvisa del peggioramento delle mie condizioni di salute.
Le grosse difficoltà respiratorie e il battito cardiaco “esplosivo”, erano i chiari sintomi che potesse accadere qualcosa di grave e forse d’irrimediabile.
Avrei potuto continuare ma il fatto di vivere da solo, e che quindi in caso di urgenza e di mia impossibilità nessuno avrebbe potuto allertare il 118, unito alla decisione di non voler pesare sulla sanità pubblica che, arrivati a questo punto dovrebbe monitorare le mie condizioni anche più volte al giorno, sono stati i motivi principali dell’interruzione del digiuno di protesta.
Non mi sento sconfitto anche se non nego che questa decisione mi ha sconfortato moltissimo.
Gli unici ad essere sconfitti ono i rappresentanti istituzionali del Comune di Palazzo San Gervasio.
Su costoro grava la pesantissima responsabilità morale del silenzio e dell’indifferenza dimostrata nei confronti di persone rinchiuse come animali in gabbia, in pessime condizioni e in totale assenza di diritti umani e civili fra le mura, le reti e le sbarre di quel postaccio chiamato Cpr.
Al momento, dopo aver assunto un po’ di cibo di facile digeribilità, mi sento molto meglio, anche se non escludo fare un controllo medico per scongiurare altri malori.
La lotta per la chiusura definitiva del Cpr di Palazzo San Gervasio e degli altri Cpr continuerà con le modalità legali e non violente che hanno sempre contraddistinto le mie lotte contro le illegalità!