Raffaello de Ruggieri: la inquietante bizzarria della vicenda processuale del Teatro Duni di Matera. Di seguito la nota integrale.
Ohibò! Il Comune di Matera, con rituale acquiescenza, ha perso un’altra causa e, con le spese di lite fissate in € 17.500,00, dovrà consegnare alla Navona srl porzioni del teatro Duni, di esclusiva proprietà comunale.
Siamo di fronte all’inaccettabile paradosso di un inquilino, affetto da patologica morosità (il canone locativo mensile di € 700non è mai stato corrisposto ai proprietari), il quale, per debolezza difensiva, “caccia di casa” il proprietario creditore!
È un episodio da Guinness dei Primati, frutto di una inaccettabile amnesia della difesa municipale, che ha dimenticato che la intimante società non versa quanto dovuto al Comune dal giorno del formale trasferimento del bene (15 giugno 2020).
Prima di articolare l’episodio pirandelliano, dove l’apparire prevale sull’essere, è bene ricordare la lunga marcia da me operata perché il Duni divenisse bene comune.
Reperito il finanziamento, iniziò la singhiozzante “quadriglia” con la proprietà dell’immobile, conclusa, dopo estenuanti pause, con la dichiarata disponibilità alla vendita bonaria del teatro. Affrontato il calvario della stima dell’immobile da parte dell’Agenzia del Demanio, la valutazione erariale di 3,2 milioni di euro non venne accettata dall’assemblea dei proprietari, pur essendo in atto un pignoramento immobiliare.
La procedura espropriativa si concluse il 28 novembre 2019 con la vendita in asta pubblica del bene che venne assegnato al Comune di Matera dietro il corrispettivo (capitale e spese) di 2,8 milioni di euro.
Il teatro Duni, quindi, fu trasferito al Comune con decreto del 15 giugno 2020, registrato il 2 ottobre 2020 e consegnato al Sindaco, dott. Domenico Bennardi il 23 ottobre 2020.
Questo è il quadro storico della vicenda, nella quale ha tentato disperatamente di inserirsi il dott. Giovanni Carnovale, rappresentante legale della Navona srl, spirito indomito e rutilante, accampando asseriti diritti contrattuali.
Poiché è interesse della comunità materana entrare nella piena disponibilità di un immobile essenziale per la sua vita culturale, il tempo non può essere perduto nella disamina di sofismi contrattuali o nella adesioneo meno al pendolarismo contradditorio delle interpretazioni giurisprudenziali.
Oggi bisogna esprimere l’energia pubblica che il tempo richiede, assumere le vesti di Alessandro Magno e tagliare con un colpo secco il nodo gordiano.
Vale a dire chiudere la partita in favore del Comune tagliando la testa al toro, perché, di fronte alla inaspettata “frittata giudiziaria”, diventa lungo il tempo per ricomporre le uova e il restauro del teatro Duni non può attendere, anche perché vi sono 4,5 milioni di euro per il restauro, da me a suo tempo catturati ad integrazione delle ricevute risorse dell’ITI (Interventi Territoriali Integrati 2016-2021).
Allo stato, quindi, il Comune di Matera, superando immorali pulsioni transattive, deve iniziare un’elementare azione di sfratto per morosità nei confronti della Navona srl, la cui durata, per la natura della fattispecie, ha tempi accelerati.
Di fronte ad una pluriennale, pervicace e ingiustificata insolvenza del conduttore, l’esito del processo non può che essere favorevole e la sentenza immediatamente esecutiva, dal momento che “l’inquilino” cronicamente moroso non ha mai esercitato attività “commerciali”, “detiene” (non “possiede”) solo porzioni dell’immobile ed il proprietario è affidatario di risorse pubbliche soggette a decadenza se non immediatamente impiegate per la riqualificazione funzionale dell’autorevole edificio teatrale.
L’unico sorriso transattivo che può rivolgersi al titolare della Navona srl è il benevolo conguaglio tra le spese legali dovute (€ 17.500) e i canoni di spettanza comunale non pagati al 31 marzo 2023 (€ 23.100), con la speranza che almeno il credito comunale (al 31 marzo 2023) di € 5.600 (23.100 – 17.500=5.600) sia versato bonariamente o recuperato da un più dinamico ufficio legale.