La Cgil di Potenza ha aderito al coordinamento “No all’autonomia differenziata”, composto da numerose forze politiche, associative e civiche partecipando lunedì 17 aprile alla mobilitazione in programma a Potenza alle 10 davanti al Palazzo della Giunta regionale di Basilicata. “Il Coordinamento – spiega il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – ritiene urgente e improrogabile mobilitarsi contro lo sciagurato disegno di legge Calderoli, che compromette definitivamente i principi di eguaglianza, solidarietà e unità alla base del nostro Paese. L’autonomia differenziata inasprirebbe inevitabilmente le forti disparità che già dividono il Paese, generando una frattura tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Scuola, sanità e trasporto pubblico rischiano di essere i comparti più gravemente colpiti. L’accesso ai diritti fondamentali garantiti a ciascuna e a ciascun cittadino dalla nostra Carta Costituzionale verrebbe, di fatto, negato. Un disegno di legge che aumenta le disuguaglianze già presenti all’interno del nostro tessuto sociale e che accresce il livello di conflitto e di competizione tra le singole Regioni deve essere fermato a tutti i costi. In questo quadro già desolato – aggiunge Esposito – scoraggia la posizione favorevole del Presidente della Regione, Vito Bardi, e di tutto il centrodestra lucano. La lotta contro l’autonomia differenziata deve vederci uniti e compatti a salvaguardia del Mezzogiorno e dell’unità del Paese”.
In occasione della mobilitazione sarà possibile firmare a favore della legge di iniziativa popolare contro l’autonomia differenziata promossa dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, iniziativa già avviata dalla Cgil di Potenza nelle sedi di tutte le camere del lavoro provinciali. Con la legge di iniziativa popolare si vuole modificare l’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente “il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia” e dell’art. 117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una “clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”. Nel dettaglio, con la modifica dell’articolo 116, si vorrebbe porre un vincolo alla richiesta di autonomia delle Regioni, lasciando la possibilità di concederla solo su alcuni aspetti marginali e limitati, e solo se “giustificata dalla specificità del territorio”. Inoltre, verrebbe esclusa la possibilità di una generica legge quadro in ambito nazionale, che lasci sostanzialmente carta bianca per le intese bilateri Stato-Regioni, con un Parlamento quasi totalmente escluso. Si prevede inoltre che possa essere richiesto un referendum popolare approvativo della legge attributiva dell’autonomia prima della sua entrata in vigore, ed eventualmente un referendum abrogativo in tempi successivi. Sulla potestà legislativa verrebbe modificato l’articolo 117 della Costituzione specificando che sanità, istruzione ed infrastrutture devono restare di competenza esclusiva dello Stato. Infine, viene introdotta la clausola di supremazia dello Stato per garantire “l’unità giuridica ed economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
“Il progetto di autonomia differenziata voluto dal Governo Meloni – conclude Esposito – è divisivo e iniquo. Fatto in queste condizioni, cioè a risorse invariate e con le modalità definite dal ddl Calderoli, mette a rischio l’universalismo del nostro sistema di welfare. Alla base di questo progetto c’è l’idea secondo cui le Regioni più ricche hanno il diritto a cavarsela da sole, separando il loro destino da quelle più deboli. Ecco dunque che la Basilicata e il Mezzogiorno sarebbero pesantemente penalizzati, ma anche il resto del Paese. Non può esistere un Nord senza un Sud. Il Nord del Paese, senza un rilancio della domanda interna a partire proprio dal Meridione, non ha alcuna possibilità di agganciare una prospettiva di crescita solida e duratura. Per questo motivo appare incomprensibile, se non rispondente alla mere logiche di partito, la decisione del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi di firmare favorevolmente il ddl Calderoli, vendendo ai lucani l’illusione di un’autosufficienza energetica che certamente non può limitarsi al solo fatto di possedere fonti energetiche”.