Mercoledì 19 Aprile 2023 al Cinema Guerrieri di Matera è in programma la proiezione del film “Decision to leave” di Park Chan-wook (Corea del Sud, 2022) per la rassegna “Il Cineclub” di Cinergia.
Orari: 18:00 – 21:00
Posto Unico: 5 euro.
«Vuole che glielo spieghi con le parole o preferisce le immagini?» chiede il detective insonne alla vedova dall’aria non troppo affranta, quando lei domanda com’è morto di preciso suo marito, precipitato da una montagna in modo apparentemente accidentale. «Con le parole» risponde lei, ma ci ripensa subito: «Anzi, no, con le immagini». Del parlato, Song Seo-rae (la magnifica Tang Wei di Lussuria) non si fida, perché è un’immigrata cinese in Corea, e (dice) non padroneggia bene la lingua: servono interposti traduttori e dispositivi, a facilitare la comunicazione tra investigatore e sospettata, i cui ruoli di preda e predatore si rincorrono e ribaltano in una coreografia che Park Chan-wook allestisce nella forma di un’eccitante gara di
ambiguità tra immagine e parola. Come fidarsi di ciò che si vede, quando, come il detective Jang Hae-jun, si è affetti da un’insonnia che dà alla vita i contorni vaghi di un sogno? Sorvegliata speciale, Sao-rae diventa per l’investigatore l’oggetto di un corteggiamento timido e invadente al contempo, elegantemente smisurato come la regia di Park (premiata a Cannes 2022), che ci conduce in una danza vorticosa, eccessiva eppure sempre controllata, ridisegnando le linee del noir classico in uno sfacciato gioco di inganni.
Pensiamo di averli già visti, questo detective infallibile e senza sonno, questa femme fatale che
visse due volte, ma abbiamo mai visto un interrogatorio girato come fosse il primo appuntamento di una commedia romantica? Park ribalta con esibito gusto ludico i cliché del genere, prendendosi gioco delle certezze dello spettatore come di quelle di Hae-jun, che scopriamo lettore accanito dei nordic noir con Martin Beck (ha la collezione completa), ma impreparato alla vertigine che lo attende innamorandosi della sospettata. Così l’ossessione alimentata dall’odio della “Trilogia della vendetta” si muta qui in ossessione
amorosa, un desiderio di fusione che tiene costantemente i due insieme nell’inquadratura, anche quando sarebbe impossibile: annullata ogni distanza, anche quella diegetica, detective e vedova si ritrovano fianco
a fianco, l’una nei ricordi e nell’immaginazione dell’altro, mangiano e sparecchiano in sincrono come in un musical senza note. Assente sul grande schermo dal 2016 di Mademoiselle, Park trasla qui l’erotismo in una
sensualità sublimata ma stordente, hitchcockiana anch’essa per come passa in primis dalla qualità tattile delle immagini, dai tessuti voluttuosi di cui Seo-rae è vestita, per cui pare che i protagonisti stiano facendo
l’amore anche se a malapena si sfiorano. Per il detective possedere il cuore della dark lady diventa vitale come carpire la verità di una trama follemente intricata, edificata su colpi di scena (molti legati a ciò che
uno smartphone può serbare) e apparenti non sequitur: «Perché l’hai sposato?» «Per poter decidere di lasciarlo», risponde Sao-rae nel dialogo da cui viene il titolo. Perché Park, tra spiegarlo «con le parole o con
le immagini», preferisce queste ultime, e chiude il film con una delle più indelebili degli ultimi anni.