L’autore Giovanni Caserta presenta il volume “I cent’anni di Rocco Scotellaro – 1923-2023 – dalla cronaca al mito”, Villani Editore. Il volume sarà presto disponibile nelle librerie.
Se guardo al mio primo intervento critico su di lui, risalente al 1964, dovrei dire che è da sessant’anni che “inseguo” Rocco Scotellaro. Se però mi sforzo di andare ancora indietro nel tempo, scopro che sono passati quasi settant’anni. Ero in terza magistrale,il 6 febbraio 1955, e non avevo nemmeno sedici anni, quando a Matera, nel favoloso Cinema Impero, poi Cinema Comunale, poi, inaspettatamente, Cinema-teatro Guerrieri, senza storia, si svolse, organizzato dal PSI, il Convegno su “Rocco Scotellaro intellettuale del Mezzogiorno”. Non ricordo se fu la scuola a mandarci al Convegno o ci andammo, io e alcuni miei compagni, di nostra iniziativa. Allora – anche questo ricordo -, in omaggio al suo pomposo nome (Cinema Impero), il Cinema aveva ambizione di teatro. Aveva i Palchi in panno rosso, la Platea, la Galleria e il Loggione. Noi ci sistemammo nel Palchi. Ero un adolescente in crisi con la mia formazione in Azione Cattolica. Fui affascinato dal messaggio sociale che veniva dalla poesia di quel giovane poeta, che cambiava i ritmi, i contenuti e il linguaggio della poesia studiata a scuola.Seguì, nei primi anni Sessanta, con la laurea, l’acquisto e la lettura di è fatto giorno 1954, che, nei primi anni d’insegnamento al Liceo Classico e al Liceo Scientifico, tra il1962 e il 1965, lessi e feci leggere. Venne quindi la pubblicazione del saggio La poesia di Rocco Scotellaro (Matera, BMG, 1966, L.1.000), che ottenne, nel giudizio di alcuni critici e nelle riviste letterarie, una discreta attenzione. Di saggi in volume, fino ad allora, non ne erano stati scritti; lo vidi, perciò, spesso citato come testo di riferimento.
Ci furono poi gli anni Settanta, con il Sessantotto alle spalle e la contestazione giovanile. Ci fu chi, in Rocco Scotellaro, vide il precursore del movimento. Non poche iniziative celebrative furono prese da compagnie teatrali di provincia e dalla televisione, mentre gli “amici di Rocco”, raccolti intorno alla rivista “Basilicata”, chiusi in gruppo geloso, negandosi a contributi esterni, pubblicavano tutto ciò che trovavano nella carte di Rocco Scotellaro. Ciò nocque alla fama e al successo del poeta, rimasto sempre provinciale e, per dir così, “paesano”, nonostante qualche caso interessante, ma isolato e parziale, di traduzioni in francese, tedesco e inglese.
Negli anni, di decennio in decennio, sempre in forma limitata, si sono celebrate le varie ricorrenze. In un modo o nell’altro, ne fui interessato. In forma cadenzata scrissi articoli, feci dichiarazioni, pubblicai brevi saggi che, in ordine cronologico, sono qui riportati. Ovviamente, spesso il discorso, almeno nelle linee generali, viene ripreso dalle origini, con qualche ripetizione; ma nondimeno, di volta in volta, a seconda del momento e del pubblico cui ci si rivolge, ricorrono elementi nuovi, spiragli sconosciuti. E’ una sorta di storia della criticanella penna di uno stesso lettore. La si può leggere in forma episodica, per capitoli.
Nel centesimo anniversario della nascita, è una rassegna che può suscitare curiosità, stimolo, sorpresa, anche perché non si è mai ceduto alle mode, alla supina o servile citazione o al nome dominante. E’ un libro in presa diretta, a tu per tu col testo e con un giovane che, contro l’opinione corrente, fu sempre al bivio e, al di là delle sue intenzioni e contro ogni aspettativa, diventò mito, cioè apostolo per “tutte le Lucanie del mondo”. Il che non guasta. Come e perché questo sia successo, è altra storia.