Al Salone del Mobile di Milano con il design, la creatività, la tendenza di arredi trionfa il valore artigiano di tante piccole imprese e di laboratori. La provincia di Matera che vanta una lunga e consolidata tradizione rappresenta il 2,9% degli addetti complessivi del settore che alla fine del 2022 in Italia conta 48mila imprese attive, precisamente 28.600 del Legno e 19.793 dei Mobili, numero in riduzione del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno pre crisi del 2019, per 213mila addetti. Elevata la vocazione artigiana: le 35mila imprese artigiane contano 86mila addetti rappresentano del settore il 72,9% delle imprese ed il 40,4% degli addetti.
“L’evento con 2 mila brand in vetrina – sottolinea la presidente di Confartigianato Matera Rosa Gentile – celebra la contaminazione di design, progettazione e la produzione del made in Italy del legno e dell’arredo con la capacità artigiana di lavorare e trasformare il legno negli arredi ed oggetti che ci sono nelle nostre case. Ci sono arredi di sapiente lavoro artigiano che non vanno mai fuorimoda e che anzi sono riscoperti dalle giovani generazioni. È un patrimonio che una comunità di aziende creative, ha costruito con tenacia e una grandissima professionalità, dimostrando di saper fare sistema”.
L’export del legno e mobili nel 2022 vale 15,1 miliardi di euro – di cui l’82,1% rappresentato dai 12,4 miliardi di made in Italy dei mobili – ed è salito del 14,4% rispetto all’anno precedente. Tra i maggiori mercati esteri, crescite superiori alla media per Canada con il 28,4%, Emirati Arabi Uniti con il 28,4%, Israele con il 26,2%, Stati Uniti con il 24,8%, Paesi Bassi con il 19,9% e Spagna con il 19,7%. In termini di volume il 2022 ha segnato un calo del 3,4%, ma rispetto al 2019 il comparto dei mobili segna un più che completo recupero dei volume venduti all’estero (+4,1%), una performance migliore rispetto al +1,3% dei volumi dell’export manifatturiero.
Nel 2022 si consolida il recupero dei livelli di attività precedenti alla pandemia: nel settore dei prodotti legno la produzione è salita del 3,7% rispetto al 2021 e si colloca al di sopra del 15,6% rispetto al 2019, mentre la produzione dei mobili è salita dello 0,9% in un anno e si posiziona al di sopra del 5,9% rispetto al livello del 2019. Nel confronto internazionale il recupero della produzione italiana è migliore del +1,3% dell’Ue a 27 e il nostro Paese primeggia tra i sette maggiori produttori di mobili dell’Eurozona, superando il +4,1% della Spagna ed il +3,7% dell’Austria, mentre sono in territorio negativo la Svezia con -4,3%, i Paesi Bassi con -5,0%, la Francia con -5,5% fino al -9,6% della Germania. Tra i maggiori produttori Ue fa meglio dell’Italia solo la Polonia con +18,1%.
Nel corso della ripresa post pandemia è cresciuta anche nel settore in esame la quota di imprese che lamentano la mancanza di manodopera. Questa evidenza – spiega Gentile – la cogliamo attraverso l’elaborazione dei dati Excelsior-Unioncamere secondo la quale, a fronte di domanda di lavoro dinamica annuale del 2022 molto vivace per le imprese di Legno e Mobili (+25,1% delle entrate previste, il doppio rispetto al +11,6% del totale economia), le entrate difficili da reperire sono il 52,1% del totale, superiore di 11,6 punti percentuali rispetto alla media di 40,5% e di 7,2 punti rispetto al 44,9% del Manifatturiero esteso; sono 25.940 i lavoratori difficili da assumere ed in particolare il 58,5% per ridotto numero di candidati e 36,8% per inadeguatezza. Tra le figure più ricercate dalle imprese di Legno e Mobili – almeno mille entrate – quelle con difficoltà di reperimento superiore alla media del settore sono: tappezzieri e materassai (75,5%), installatori di infissi e serramenta (70,2%), disegnatori industriali e professioni assimilate (68,5%), verniciatori artigianali ed industriali (67,0%), falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno (59,4%) e operai addetti a macchinari di produzione in serie di mobili e articoli in legno (57,0%). In particolare, i falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno sono i lavoratori più ricercati dal settore, ma si fa fatica a trovarne 9.150 che rappresentano il 35,3% delle entrate difficili da reperire nel settore.