E’ Bello, è bravo, ma non può essere perfetto. E così Alessandro Preziosi dopo aver portato in scena anche a Matera l’Amleto di Shakespeare si concede solo per qualche minuto alle giovani fans che lo aspettano nel foyer per firmare qualche autografo e scattare alcune foto e poi scappa via “dribblando” i giornalisti che lo attendono per una breve intervista. “Sono stanco”, queste le sue parole all’uscita dal teatro. Poi ci ripensa, definisce il suo Amleto una “indagine verticale che può essere molto pericolosa” e saluta perchè con la testa è già alla cena che lo attende con la compagnia, composta sia da attori giovani che di lunga carriera come Carla Cassola, Francesco Biscione, Ugo Maria Morosi, Silvia Siravo. Grande curiosità e tutto esaurito per la performance di Alessandro Preziosi, che porta in scena per la seconda stagione consecutiva l’opera più nota di Shakespeare, scritta e ridotta da Armando Pugliese sulla base del testo di Eugenio Montale. Una versione moderna in cui trova spazio anche la musica dei Massive Attack per un’opera che stravolge la drammaticità sacrale del testo e che dà vita ad una serie di scene dominate dalla farsa e da battute anche spiritose. Probabilmente chi ha letto il testo originale di Shakespeare sarà rimasto colpito dal taglio operato subito dal regista, che catalizza subito l’attenzione sul protagonista della scena, che sopra un letto che ricorda quello degli ospedali degli anni cinquanta, incontra, come in un incubo, il fantasma del padre, ucciso dal fratello Claudio, che adesso si ritrova al potere. La music dei Massive Attack consente al pubblico di comprendere subito lo stato d’animo in cui si trova Amleto, rappresentato in un momento di grande disequilibrio mentale. Il principe di Danimarca è considerato ormai un pazzo da tutta la corte ma è il gap culturale e intellettuale a generare i dubbi che assillano Amleto, sprofondato in una solitudine che lo allontana dagli amici e gli impedisce di capire chi possa aiutarlo”. Quello che non si riesce a comprendere è se Amleto si comporta così perchè fatica ad accettare la realtà oppure se la realtà in scena è una proiezione della sua mente.
Scarna anche la scenografia proposta da Andrea Taddei: da una parte due pareti laterali con alte porte mentre lo sfondo nero si apre di volta in volta per mostrare solamente spazi bianchi o neri, a seconda della circostanza. Pochi gli oggetti sul palco: sedie, poltrone e un tavolo. In stile rinascimentale e in tonalità scure, con prevalenza del nero, i costtumi di Silvia Polidori. Le luci di Valerio Tiberi sono affidate a proiettori a vista.
Uno spettacolo nel quale probabilmente Amleto passa in secondo piano, mentre il pubblico sembra così numeroso solo perchè sul palco c’è Alessandro Preziosi. Curiosità: Amleto è sempre accompagnato in scena da Orazio. Veste sempre di bianco, è violento con Ofelia, cinico ma privo di malinconia e quindi molto superficiale. Da rimarcare anche l’interpretazione di Ugo Maria Morosi, nei panni di un Polonio maturo e incisivo e di Francesco Biscione che interpreta in modo ineccepibile Claudio. Amleto non appare così addolorato per la morte del padre, non ama edipicamente la madre, e nemmeno si compiace dell’ascendente che ha su Ofelia verso il cui destino non nutrirà poi nemmeno grandi sensi di colpa. Amleto, egocentrico ed arrogante come non mai, si concentra su sé stesso, si agita e si dispera, più o meno sinceramente, unicamente per il dissidio che il suo io sente con un mondo che, con presunzione, ritiene più piccolo, tanto più piccolo di lui.
Nessuna ragione di stato, quindi, o affetto filiale, più o meno morboso, ma solo un super-ego così impertinente da farlo ridere della morte di Polonio e non fargli prendere sul serio il duello al quale Laerte lo condurrà e nel quale troverà la morte. Scompare invce nel testo di Pugliese, il personaggio di Fortebraccio, incombente come una mannaia sul trono di Elsinore e manca pure l’incredula sorpresa con cui, sulle torri del castello, i soldati avvertono per primi il fantasma del Re ed Amleto e non Orazio, a chiudere lo spettacolo, in un impetuoso delirio che non riesce ad esprimere comunque una effettiva agonia. Sufficienti le interpretazioni di Silvia Siravo, Mino Manni e Giovanni Carta, che interpretano rispettivamente Ofelia, Orazio e Laerte. In definitiva, uno spettacolo elegante, dalle grandi potenzialità, ma che non riesce ad appassionare sino in fondo il pubblico. Ma con Alessandro Preziosi sul palco il teatro probabilmente passa in secondo piano e la bellezza diventa il vero motivo per cui anche Matera ha deciso di rendere omaggio all’Amleto di Shakespeare.