Uil Basilicata: “La Costituzione: un lavoro da compiere. Perché è necessaria una riflessione sul ruolo delle donne nella Costituzione?”. Di seguito la nota integrale inviata da Sofia Di Pierro e Raffaella Triunfo della Uil Basilicata.
Perché nonostante siano passati settantacinque anni dall’approvazione della Costituzione ci sono ancora disuguaglianze di genere, età, opinioni e non solo. Senza le donne, poi, molti degli articoli approvati e ora vigenti non esisterebbero. Perché non si tratta di parlare solo del genere femminile, ma di tutte le persone che negli anni non hanno goduto di pari opportunità, diritti e libertà all’interno della nostra società. Infatti, i valori che hanno orientato e ispirato le nostre madri costituenti furono il valore della persona, della pari dignità, della giustizia sociale e dell’eguaglianza “di fatto”, per poter garantire a tutti e tutte un livello di benessere economico, sociale e culturale. La Costituzione italiana nomina la condizione della donna rispetto a tre punti. Al principio d’eguaglianza che non ammette distinzioni di sesso: affermazione tanto importante da venire al primo posto nel catalogo delle discriminazioni bandite dall’articolo 3, ma che non è unica in quanto è accompagnata da quelle di razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Rispetto ai diritti del lavoratore riconosciuti all’articolo 36, che il 37 precisa essere diritti anche della donna lavoratrice. Rispetto all’elettorato, attivo e passivo, e alla capacità di ricoprire gli uffici pubblici, da garantire in condizione di parità a donne e uomini (articoli 48, 51 e 117). Ecco perché la parità di genere è una conquista del genere umano. Ma la Costituzione, come diceva Piero Calamandrei, non è una Costituzione immobile ma apre le vie verso il futuro. Essa mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, esse siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche e dall’impossibilità per molti cittadini di essere persone. La Costituzione, continuava, non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza. Sono passati quasi cinquant’anni da allora e non v’è dubbio che la condizione femminile – almeno nei Paesi occidentali – sia molto cambiata. Tuttavia, i dati relativi alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro e all’esercizio del potere politico, nonché quelli relativi all’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari restituiscono uno scenario nel quale il nostro Paese si attesta a un livello ancora mediamente basso, rivelando il perdurare di una condizione di autonomia e libertà delle donne non soddisfacente. Si dimostra, così, la scarsa effettività e tenuta di diritti, che da soli non sono sufficienti a contrastare le discriminazioni e le diseguaglianze, lasciando irrisolto il nodo della questione femminile: la libertà. Libertà da condizionamenti, e dunque effettiva emancipazione e capacità di autodeterminazione. Libertà di scelta, in funzione dell’autorealizzazione e del pieno sviluppo della persona. Libertà per contribuire al progresso e al benessere sociale, partecipando all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. “E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere”. Ancora di più nel Mezzogiorno e in Basilicata.
Mag 04