La Legge Basaglia (Legge 13 maggio 1978, n.180 – “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”), disponendo la chiusura dei manicomi ha segnato una svolta nel mondo dell’assistenza ai pazienti psichiatrici, una cesura con il passato dalla quale non si può che andare avanti sulla strada della dignità. Perché “aprire l’Istituzione non è aprire una porta, ma la nostra testa di fronte a “questo” malato”.
Si pensi, ad esempio, alla realtà di Trieste città libera dalla contenzione, dove la rivoluzione basagliana ha trovato terreno estremamente fertile, che stride terribilmente con le realtà della Basilicata dove a chiudere sono stati anche gli SPDC per mancanza di risorse e di personale, in netta contraddizione con la Legge Basaglia. Più volte, infatti, la UILFPL ha denunciato la soppressione del Reparto SPDC incardinato nell’ambito dell’ASP di Villa d’Agri, i cui i servizi offerti sono stati negli anni un punto di riferimento per una immigrazione sanitaria dalle regioni limitrofe e non solo, mostrandosi un esempio rilevante per gli utenti provenienti da altri territori.
Trasformare, infatti, un SPDC in un servizio esclusivamente ambulatoriale, non sarebbe risultato sufficiente a rispondere al fabbisogno sanitario sempre crescenti, dimostrabile dai dati della Società Italiana di Psichiatria, che ha stimato che sono 800 mila ogni anno le persone assistite nei Dipartimenti di Salute Mentale, con 370 mila nuove visite per problemi legati alla psiche.
Numeri, questi, che saranno in costante aumento, se è vero che – come stimato dall’Oms – in poco più di 10 anni le malattie mentali si posizioneranno al primo posto, sorpassando quelle cardiovascolari.
Ma non è tutto, si assiste inoltre, con forte preoccupazione della scrivente, a un sistematico depotenziamento delle strutture adibite alla gestione dell’urgenza psichiatrica, con notevole sofferenza per il personale che vi opera. La UILFPL, per giunta, non dimentica la riconversione del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale di Melfi in Day Hospital, un errore di programmazione che ha ridimensionato la struttura originaria, aggravando drammaticamente il sovraffollamento del servizio ubicato presso l’Ospedale San Carlo di Potenza.
Servizio, quest’ultimo, che dispone di 6 posti letto più due di Day Hospital. Uno di questi è stabilmente riconvertito in posto ordinario, l’altro può esserlo su disposizione del Direttore di Dipartimento nelle condizioni di emergenza per i soli utenti della Regione Basilicata. Ciò nonostante si toccano punte di degenza ospedaliera di 12 ricoverati alle quali si aggiungono sovente da 2 a 4 accessi in Day Hospital nella stessa giornata, nonostante l’assenza di un posto letto dedicato e al quale si affiancano letti chiesti in prestito all’ospedale San. Carlo. Il sovraffollamento è causa di frequenti incidenti con aggressività fisica da parte di pazienti male allocati nelle stanze del reparto, anche in tripla presenza laddove due persone in particolari condizioni psichiche sarebbero già eccessive.
Non meno preoccupante è la situazione del Centro di Salute Mentale di Lauria che è aperto sola al mattino da ormai circa un anno, sempre per carenza di personale medico. Mancanza di risorse e di personale, dunque. Senza dimenticare quanto ci sia da lavorare anche sull’aspetto dello stigma che bolla le persone con disturbi di salute mentale.Perché è vero che non ci sono più fili spinati a segnare il confine tra le “città dei matti” e il resto della società, ma è anche vero che non basta una legge per capire che se non si riesce a vincere la paura dell’altro, si può quantomeno imparare a conviverci.