Basilio Gavazzeni: “Cartolarizzazione prevaricante”. Di seguito la nota integrale.
In séguito agli scacchi che subisco, nei tentativi di salvare alcune famiglie dai ribollenti marosi dei debiti, mi verrebbe da riconoscere con un personaggio di Giovanni Verga – cito a senso – che il mare è amaro e il marinaio muore sempre in mare. Per esempio, a una famiglia che campa di una botteguccia e reca le cicatrici di ferite appena rimarginate e potrebbe risorgere, debbo comunicare il rifiuto della Banca, a concederle un prestito irrisorio, pur garantito al 100% dalla Fondazione Antiusura. Una sentenza conforme alle regole, secondo il Direttore di quella, ma mortale per i richiedenti. Se la mia magra entrata non fosse già coinvolta nella soluzione di un altro caso e se qualcuno mi avesse restituito quel che di mio gli ho prestato senza una caramella d’interesse, non esiterei a soccorrere i malcapitati che l’algida gestione del credito legale esclude. Non canto Spèzzati cuore mio ecc.ecc. come la voce più celebre dei Meridioni. A consolare non bastano le parole, occorrono risorse che non si impiglino nella burocrazia che ormai sottende anche la solidarietà. Ahimè! caso scaccia caso. Dal telefono arriva un grido giobbico. Una crepa fende un giorno finalmente ridente di questa acerba primavera. Esplode la disperazione di una famiglia cui è ghigliottinata la speranza di salvare la casa dall’asta giudiziaria. Il mandatario di una società di cartolarizzazione le ha appena notificato il rigetto della proposta transattiva a saldo e stralcio estrema, sacrificale, sostenuta da una cordata di parenti e amici incondizionati, più che proporzionata alla somma pretesa dalla società mandante. Che, a lume di naso, punta a oltre il 160% del debito cedutole dalla Banca. Mette conto raccontare tutto dall’inizio. Alcuni anni fa, dopo aver ricevuto dalla famiglia il denaro necessario alla realizzazione della casa in questione, il costruttore disonestamente non onorò il mutuo contratto, abbandonando la committente alle conseguenze dell’insolvenza. La Banca, come usa, per liberarsi dal passivo, svendette il debito a una società di cartolarizzazione. Questa, prima ha provveduto a pignorare l’immobile corrispondente, poi si è resa disponibile a transigere. È noto che, grazie all’istituto della cartolarizzazione, un nugolo di società colleziona a prezzo ribassato immobili dal cui piazzamento trae ricavi il più possibile maggiorati. La società di cartolarizzazione che incombe sul nostro caso ha preso del tempo, prima di avviare il bene all’asta. E così la famiglia, pur di non perdere il suo bene essenziale, ha imboccato una via crucis di offerte transattive a saldo e stralcio, soggiacendo a un gioco di rifiuti e di rialzi condotto con doppiezza e calcolo da un mandatario. Io stesso, a un certo punto, indignato da tale metodo , ho chiesto al giocatore di precisarmi una volta per tutte quale somma vagheggiasse il suo mandante senza volto per accondiscendere al compromesso. L’ho tacciato d’usura, stigmatizzazione di cui gente di quel tipo se ne fa un baffo. Per conto mio li avrei mandati a farsi benedire, mandatario e mandante, ma, spes contra spem, la famiglia ha insistito a impilare proposta su proposta di transazione, protesa a salvare l’immobile strapagato al costruttore. Più di un triennio trascorso, prima nella mora del Covid, poi ad avanzare offerte volta a volta superiori, non ha che favorito le pretese accresciute della società di cartolarizzazione. Il mandatario non ha mai smesso di insinuare sfacciatamente che case simili a quella in oggetto erano già state riscattate o acquisite nelle aste giudiziarie con somme ben più ragguardevoli delle loro. Alla fine della fiera, per dirla con un’espressione lombarda, l’iniquo meccanismo della cartolarizzazione adesso consente a una sua monade opaca di esigere una somma pari a quella che la famiglia, vittima incolpevole, versò al costruttore disonesto. Adesso è imminente la liquidazione giudiziaria dell’immobile che racchiude la biografia affettiva della famiglia. Impossibile opporsi. Sconsigliabile concorrere alla sfida dell’asta. Inesistenti santi intercessori. Che cosa può esserci di più ingiusto nel polverio e nel frastuono dell’esistenza? Come non smarrirsi nell’ombra della debolezza? Quale sradicamento per i membri più giovani della esemplare e laboriosissima famiglia! Pare che in Italia più di trecentomila famiglie cadano sotto i colpi della cartolarizzazione. Mentre si comincia ad auspicare che la politica, la magistratura, il Terzo Settore, gli studiosi trovino rimedi agli abusi estensivi dei cartolarizzanti, la nostra famiglia si prepara all’esecuzione e la madre finora strenuamente propositiva pro domo sua, come la dolorosa per eccellenza, si trova a levare il lamento: O vos omnes qui transitis per viam attendite et videte si est dolor sicut dolor meus. Il mare è amaro e il marinaio muore sempre in mare. Lo ricordino anche gli individui irredenti che perseguono con cieca e tragica volontà l’approfittamento consentito degli istituti della cartolarizzazione e dell’asta giudiziaria, senza pietà per la sofferenza altrui. Fino a quando s’inabisseranno nella profondità senza ritorno, Signore ?