Istituzioni e cultura della legalità, intervento Consigliere regionale Cifarelli (PD). Di seguito il testo integrale.
Gentile Presidente del Consiglio, gentile Presidente della Giunta ed Assessori,ill.mo Procuratore della Repubblica dr. Curcio, gentile rappresentante dell’Istituto Giustino Fortunato di Rionero Lorenzo Nardozza, Dott.ssa Tamburrino in rappresentanza di Libera Basilicata, e colleghi Consiglieri,
bene ha fatto il Consiglio Regionale in collaborazione con Libera Basilicata ad organizzare una giornata di approfondimento sul legame tra Istituzioni e cultura della legalità.
Le testimonianze che abbiamo ascoltato e la relazione del Procuratore della Repubblica Dott. Curcio contribuiscono a rendere più forte l’impegno di noi tutti nel rendere patrimonio collettivo un tema basilare per la crescita della Basilicata, fuori dalla retorica.
A nessuno sfugge che giornate come queste non sono uguali alle altre. Domani, lo abbiamo detto, ricorre l’anniversario della strage di Capaci. Ognuno di noi ricorda esattamente cosa faceva il 23 maggio 1992, pochi ricordano ilclima avvelenato che portò il Paese a vivere quel tragico epilogo.
La morte di Giovanni Falcone segnò un prima e un dopo che, a distanza di trentuno anni, ancora porta con sé tutto il peso di una sanguinosa pagina di storia ancora non del tutto chiarita.
Proprio Falcone, rispondendo ad una domanda sulla presunta invincibilità del fenomeno mafioso, rispose dicendo che: “La mafia non è affatto invincibile.E’ unfatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine…..e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle Istituzioni.”
In poche parole viene descritto un “mondo” laddove il “fatto umano”e le“Istituzioni” sono attraversate dal sottile filo della responsabilità.
Senso di responsabilità che ognuno di noi dovrebbe sempre tenere nei confronti delle giovani generazioni, dei territori che rappresentiamo e dei cittadini, ai quali bisogna dimostrare l’essere affidabili e non l’apparire affidabili.
Il primo passo per arrivare a ciò è rappresentato dalla capacità di promuovere e di testimoniare cosa significhi praticamente il concetto di legalità, che non è solo rispetto della legge, ma è qualcosa di più profondo in quanto ci permette di capire quali sono i nostri diritti e i nostri doveri e quali gli strumenti per farli rispettare. Spesso sia gli uni, i diritti, che gli altri, i doveri, diventano piaceri o favori che si svolgono, in taluni casi, in cambio di qualcosa.
Pertanto la legalità non è un principio astratto ma un sentimento culturale che tutti noi dovremmo “sentire”. Ognuno nel proprio àmbito di lavoro, familiare, nelle scuole e nelle Istituzioni, nella società.
Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte. Per rendere questo sentimento virtuoso non basta il lavoro incessante della Magistratura, la cui autonomia va salvaguardata, e che noi cittadini non finiremo mai di ringraziare, ma, è necessario l’impegno dei giovani, della società civile, degli imprenditori capaci di creare crescita economica pulita che generi sicurezza, lavoro e fiducia.
Ed è bene essere chiari. La Basilicata non è immune da fenomeni di pervasività criminale. Nell’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento proprio il Procuratore antimafia Dott. Curcio scrive: “Le indagini svolte hanno posto in evidenza l’esistenza di un sistema mafioso endemico, capillare e pervasivo in tutta la Regione Basilicata” ed inoltre…. “ lo scenario della regione, segnato dalle difficoltà economiche in cui versano le imprese e dall’elevato tasso di disoccupazione tra la popolazione residente, rappresenta un fattore di seria vulnerabilità alle pressioni delle cosche mafiose delle regioni confinanti, molto interessate anche ai cospicui flussi di fondi pubblici investiti nel territorio”.
Il ruolo della magistratura e delle forze dell’ordine è fondamentale per garantire il rispetto della legalità; così come è fondamentale anche la sua funzione di prevenzione dei crimini, quelli amministrativi nel nostro caso, provando ad evitare, quando possibile, che vengano consumati fino in fondo, fermandoli a livello di intenzione, di tentativo, che pure crimine è.
Non bisogna abbassare la guardia e la buona amministrazione ha un ruolo decisivo per estirpare le connivenze che potrebbero crearsi all’interno delle Istituzioni ….. la qualità della democrazia di un Paese si misura da quanto riesce a dare sostanza a valori quali il rispetto, la libertà, la solidarietà ….. evitando abusi di potere tipici di sistemi politici malati. Spesso le istituzioni sono forti con i deboli e deboli con i forti.
Pertanto, è chiaro come le Istituzioni sono chiamate a “ segnare il primo passo” verso la promozione e la diffusione di azioni concrete di solidarietà, di sviluppo sostenibile, di rispetto delle regole e del prossimo. E, soprattutto, chi le rappresenta deve dare il buon esempio.
L’esempio non può essere una rappresentazione narcisistica di se stessi, ma una forza radicale che guida l’agire quotidiano sul sentiero della giustizia, del bene comune e dell’equilibrio nel rapporto con i cittadini e con altri pezzi della pubblica amministrazione.
Il Presidente Bardi associava nel suo intervento il termine legalità con il termine trasparenza, ed io condivido. Ed il Procuratore dr. Curcio diceva che “la mafia arriva quando si espropriano i diritti”, ed io condivido anche questo.
Ma quanto siamo trasparenti se, ad esempio, diventa prassi non rispondere alle interrogazioni effettuate da chi, opposizione o minoranza che dir si voglia, prova a tenere alto proprio il profilo della trasparenza e della legalità attraverso la funzione di controllo che gli è propria? E così possiamo dire quando scientemente si ignorano e quindi non si applicano novità legislative; oppure quando si cambia un bando in corso di pubblicazione o addirittura una legge che poi incide su quel bando; oppure, ancora, quando si costringe un cittadino a ricorrere al Tar pur sapendo il peso del costo di tale attività per quel singolo cittadino contro la forza, anche economica, preponderante dell’Ente Pubblico…e potrei continuare.
Voglio dire, insomma, che molto dipende da noi e dal nostro esempio.
In virtù di tutto ciò, l’insegnamento della legalità costituisce una delle frontiere educative più sensibili e deve avere l’obiettivo principale di creare un circolo virtuoso tra giovani cittadini e le Istituzioni per incentivare l’assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività.
Responsabilità. Esempio. Fiducia. Queste le parole chiave che, secondo il mio punto di vista, definiscono meglio il rapporto tra Istituzioni e cultura della legalità e rappresentano i capisaldi intorno ai quali costruire una comunità più giusta e consapevole.
Ho iniziato questo breve intervento citando Giovanni Falcone ….. voglio concludere citandolo nuovamente, per quanto riguarda tutti noi, infatti “ credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.”
Io per primo.