“L’idea della Commissione consiliare è quella di raccogliere idee per un piano sanitario che nasca dal basso così da poter fornirepolitiche di indirizzo al dipartimento al ramo”. Così la presidente della quarta Commissione consiliare “Politica sociale”, Dina Sileo, aprendo i lavori dell’organismo consiliare, riunitosi ieri per continuare ad audire gli operatori e i responsabili della sanità lucana.
“Da tale proposito – ha specificato la presidente Sileo – nasce l’audizione del rappresentante del Circolo culturale ‘La Scaletta, Matera 1959’ su ‘Idee per un Piano sanitario regionale”. L’audizione della Consigliera regionale di Parità effettiva Basilicata e la Direttrice regionale dell’Inail Basilicata per avere dati certi sugli infortuni casalinghi, alla luce dei risultati dell’indagine sulla percezione dei rischi domestici delle casalinghe a tempo pieno e parziale. L’audizione del Direttore generale dell’Asp e dei rappresentanti sindacali per conoscere le strategie che il management aziendale intende attuare ai fini del reclutamento di personale con l’illustrazione dei connessi piani triennali dei fabbisogni”.
Per il Circolo culturale “La Scaletta” di Matera hanno preso la parola il presidente Paolo Emilio Stasi e Angelo Andriulli che, attraverso l’ausilio di alcune schede, hannoillustrato una serie di proposte per il Piano Sanitario regionale partendo dai dati ufficiali Agenas. “Secondo noi- hanno affermato – l’organizzazione esistente va bene se accompagnata da un miglioramento delle professionalità che operano all’interno. Dunque: 4 ospedali di comunità per persone che non hanno necessità di essere ricoverate ma necessitano di un’assistenza che non potrebbero ricevere a domicilio, con 171 operatori, di cui 99 infermieri, 66 oss e 6 medici; 12 Case di comunità che si dovranno occupare della prima assistenza al paziente; 6 centrali operative territoriali; 273 infermieri di famiglia e di comunità”. “Sulla mobilità passiva mentre l’Agenas propone la ristrutturazione dell’esistente – hanno sottolineato – noi chiediamo di potenziare le strutture ospedaliere maggiormente attrattive:Crob, Lagonegro, Melfi e Villa d’Agri, Matera e Policoro. E’ opportuno mantenere e potenziare queste strutture che potrebbero apparire periferiche. Riqualificare poi l’esistente partendo dal ‘Programma nazionale esiti’ che espone una valutazione qualitativa delle performance in sanità. Per la Basilicata i dati ci dicono che le performances risultano inferiori alla media nazionale per 7 degli 11 parametri considerati. La nostra proposta va nella direzione di clinicizzare alcuni reparti ospedalieri, favorire e sostenere i costi per stages specialistici presso centri di eccellenza nazionali e internazionali, prevedere la frequenza obbligatoria dei reparti ospedalieri per i medici di Medicina Generale in quanto reputiamo importante il loro aggiornamento professionale. Si lamenta – hanno proseguito – che una causa del disservizio sanitario siada imputare a una carenza di personale. Noi per ovviare in parte a tale problema proponiamole iscrizioni, in sovrannumero, a corsi specialistici per i laureati in Medicina residenti in Basilicata, dopo specifiche convenzioni con l’Università e con onere finanziario a carico della Regione, con l’impegno dei laureati a lavorare per almeno 5 anni in regione, dopo essersi specializzati, pena restituzione degli oneri finanziari sostenuti. Importante, poi, favorire il rientro in regione di giovani italiani laureatisi in altre nazioni come l’Albania e la Romania. Per quanto riguarda la mobilità sanitaria passiva, la sanità privata convenzionata ha consentito la soddisfazione di bisogni di salute dei cittadini ma a causa della politica dei tetti di spesa è in grave difficoltà economica. Si sta andando verso una sanità privata, per chi se la può permettere, sono, infatti, in grande sviluppo le assicurazioni sanitarie. Bisogna intercettare qualità e professionalità, solo così si può arginare la migrazione sanitaria. La regione – hanno concluso Stasi e Andriulli -deve fare delle scelte, vanno individuate le priorità, si parla di bonus energia, di bonus acqua ma non bisogna dimenticare che il diritto alla sanità è sancito dalla Costituzione. Sul corso di medicina nutriamo delle perplessità, questo costa alla regione 14 mln di euro annui e su 60 posti messi a disposizione non vi è stata la copertura totale. E’ importante che si raggiungano livelli di eccellenza”.
A supporto delle proposte presentate dal presidente del Circolo la Scaletta sono intervenuti il già consigliere Acito, socio del Circolo, il quale nelle vesti di cittadino ha portato una testimonianza personale per una vicenda familiare vissuta e che “ha fatto emergere le numerose criticità dell’ospedale di Matera”; il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Matera, Francesco Dimona che si è detto preoccupato per l’andamento della sanità in generale e in particolare di quella di Matera; il dott. Cugno, che ha parlato della necessità di creare la giusta sinergia tra attività territoriale e attività ospedaliera;Carlo Spirito di Confprofessioniche ha detto di sostenere pienamente la proposta illustrata. Per i consiglieri sono intervenuti: Vizziello (Bo) il quale rispetto alla facoltà di Medicina ha detto di condividere la posizione di Stasi evidenziando anche che la facoltà è partita senza avere i laboratori dei primi due anni propedeutici per il prosieguo delle attività mentre, rispetto alla proposta di utilizzare i medici provenienti dall’Albania, si è detto scettico in quanto “la loro formazione è meno che sufficiente” e per quanto riguarda l’Asmha sottolineato che “il Direttore Generale sta demolendo la sanità nell’ospedale e sul territorio”; Perrino (M5s) ha evidenziato le criticità legate alle sale operatorie dovute soprattutto alla carenze di infermieri; Polese (Iv-RE) si è soffermato sulla facoltà data ad alcuni medici di medicina generale di proseguire l’attività oltre l’età pensionabile. “Questo non ha senso – ha precisato – perché in provincia di Potenza ci sono giovani medici che non raggiungono i massimali”.
L’organismo consiliare ha, poi, audito la Consigliera regionale di parità effettiva, Ivana Pipponzi e la direttrice regionale dell’Inail Basilicata,Lucia Carmen Angiolillo sulla indagine “Sei sicura in casa?” condotta insieme all’associazione Moica sulla percezione dei rischi domestici delle casalinghe a tempo pieno e parziale. “Un processo virtuoso – ha evidenziato Pipponzi – che parte dalla Basilicata. Gli infortuni domestici rappresentano un allarme sociale, sono tante le donne che perdono la vita. Il questionario è stato veicolato per il tramite dell’Ufficio scolastico regionale a tutte le scuole di ogni ordine e grado coinvolgendo tutti i genitori che non svolgono altre attività oltre a quelle domestiche.Un progetto ambizioso, avviato nel periodo covid, che ha impegnato due anni nella raccolta dei dati e che ha fornito risposte interessanti. L’abitazione viene percepita come sicura nonostante siano stati subiti degli infortuni. Rispetto all’obbligo dell’assicurazione per le casalinghe è emerso che non è conosciuto da tutte. I dati ottenuti – ha concluso – sono importanti anche per i decisori politici. Le casalinghe non sempre vengono supportate con la dovuta attenzione”.
“Il progetto – ha spiegato Angiolillo -, si inserisce tra le attività di prevenzione volte ad elevare la cultura della salute e sicurezza in ogni luogo di vita e di lavoro ed è stato utile per conoscere meglio il rischio degli incidenti domestici aumentandone la consapevolezza e la percezione in chi si dedica completamente o anche solo in parte alla cura dell’ambiente casalingo.Questa indagine – ha proseguito – ha avuto il merito di intercettare tutti i dati sugli incidenti domestici. Del campione esaminato circa il 17% ha detto di aver subito un incidente e il 59% che si trattava del secondo episodio. Nel 34% dei casi è stata subita la limitazione dell’attività per circa 12 giorni. L’incidente viene ancora considerato come un evento dovuto a cause esterne. Chiediamo alla Regione Basilicata un supporto per la realizzazione di un appda mettere a disposizione di tutte le casalinghe al fine di illustrare i fattori di rischio e dare indicazione sugli atteggiamenti da adottare per la propria sicurezza”.
La presidente Sileo, intervenendo subito dopo, ha comunicato che oltre alla proposta di legge del consigliere Cariello sulla sicurezza sul lavoro è in fase di studio un’altra proposta di legge approntata da lei insieme ai consiglieri Polese, Braia e Baldassarre e che l’indagine condotta da Inail, Consigliera di parità e Moica potrebbe essere molto utile allo scopo.
All’attenzione della quarta Commissione, poi, le criticità legate al Piano di fabbisogno e al reclutamento del personale dell’Asp. Sono intervenuti il Dg,Luigi D’Angola, e i rappresentanti sindacali.
D’Angola ha spiegato che “il ritardo dell’Azienda nell’adozione del piano triennale del fabbisogno di personale è dovuto alla transitorietà alla guida dell’azienda”. Il direttore generale ha, poi, fatto riferimento a “una nota dipartimentale del 2021 che obbligava le aziende a non adottare atti di programmazione nelle fasi di transizione e l’atto di organizzazione dell’azienda – ha precisato – è un atto di programmazione. Comunque, anche in assenza dell’atto di riorganizzazione aziendale, ci siamo dotati del piano triennale del fabbisogno, è stato discusso con le organizzazioni sindacali e portato anche nel collegio di direzione per intercettare in modo esteso qualsiasi proposta utile. E’ stato quindi adottato e trasmesso al competente dipartimento ed ora è al vaglio dello stesso per alcune competenze di carattere tecnico”. “Principio ispiratore del piano è di potenziare la componente del comparto soprattutto sul profilo infermieristico. Come Asp – ha aggiunto – facciamo solo medicina territoriale e l’orientamento preminente è di investire sul comparto. Per gestire la fase covid abbiamo assunto personale a tempo determinato ma passata quella fase è venuto meno il fabbisogno.Appena approvato il piano di fabbisogno del personale siamo nella condizione di stabilizzare 18 unità infermieristiche e il 50% entro il 2024. Per quanto riguarda i 15 autisti di ambulanza utilizzati durante la fase della pandemia, – ha spiegato D’Angola – questi furono assunti con contratti a tempo determinato attraverso agenzie interinali. Ora che le Usca sono state dimesse,permane la necessità di autisti di ambulanze e attraverso le stesse agenzie pensiamo di poter somministrare agli stessi contratti a tempo determinato. I ritardi ci sono – ha concluso D’Angola – e nessuno li disconosce ma abbiamo lavorato per tamponare le diverse criticità che si palesavano giorno per giorno”.
Per le organizzazioni sindacali hanno parlato Verrastro e Guglielmi della Uil, Scarano e Summa della Cgil, Barone della Cisl. Da parte di tutti l’auspicio che si possa giungere alla stabilizzazione di tutto il personale precario entro breve termine, obiettivo che a loro parere può essere raggiunto attraverso un incremento del fondo. Altra questione portata all’attenzione della Commissione, quella relativa alla guida amministrativa sia dell’Asp che dell’IrccsCrob di Rionero in Vulture.
Il consigliere Polese è intervenuto chiedendo alla presidente Sileo di “formalizzare una richiesta al presidente della Giunta regionale Bardi e all’assessore Fanelli affinché si trovi una soluzione idonea, in linea con quanto già stabilito dal Governo nazionale con il ‘Mille proroghe 2023’, per stabilizzare tutti i precari assunti durante la pandemia da Covid-19”.
Erano presenti ai lavori oltre alla presidente Sileo, i consiglieri Leone, Vizziello, Cifarelli, Trerotola, Baldassarre e Polese.