E’ drammatica la situazione nei campi dell’Alto Bradano per via delle continue ed incessanti piogge intervallate da bombe d’acqua. A lanciare l’allarme è la Coldiretti di Basilicata all’indomani dell’ennesimo fenomeno meteorologico che ha interessato Lavello e le sue aree agricole. “In queste settimane il meteo purtroppo ha aggravato ulteriormente la situazione di un comparto – spiega il direttore provinciale, Maria Cerabona – già messo a dura prova da aumenti dei costi di produzione e dalla diminuzione dei prezzi dei prodotti finiti in modo significativo, rispetto alla passata stagione, come è il caso del grano duro. Quanto ai cereali le malattie fungine ne stanno minando la qualità e la quantità nonostante i ripetuti interventi effettuati con trattamenti specifici. A questo si aggiunge una ripresa delle infestanti”. Cerabona evidenzia poi come non se la passino meglio le foraggere. “E’ compromesso quasi del tutto il comparto con ripercussioni importanti sugli allevamenti. Per quanto riguarda le leguminose quella che si prevedeva un’ottima annata per ceci, fave e lenticchie sta diventando una lenta agonia con piante che seccano per un eccesso di acqua. Nel comparto ortofrutticolo le cose vanno addirittura peggio con i produttori impossibilitati nel preparare i terreni per i trapianti con ritardi di oltre un mese e fornitori di piantine pronti da settimane”. Una situazione che rimane difficile anche per il comparto zootecnico. L’ultimo episodio è di ieri con aziende allagate a Brindisi Montagna. ” Siamo di fronte – aggiunge il presidente regionale della Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo che si abbatte su un territorio fragile. A questa situazione non è certo estraneo il fatto che negli ultimi 50 anni è scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. L’Italia e la Basilicata devono difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne” conclude Pessolani.
Giu 05