“Se l’alimentazione sintetica è la nuova frontiera su cui si gestiranno molti dei prossimi rapporti internazionali, bene ha fatto il Governo italiano ad aprire il dibattito su un tema cruciale per il futuro della nostra agricoltura in Italia e in Europa”. Lo ha dichiarato l’On. Saverio De Bonis dopo l’Audizione in Senato sul DDL alimenti e mangimi sintetici, in rappresentanza della Confederazione Liberi Agricoltori che con oltre 50 mila aziende associate oggi è una delle cinque associazioni di categoria maggiormente rappresentative.
“Ai legislatori delle due Commissioni IX e X – prosegue l’On De Bonis – abbiamo evidenziato che quando si rappresentano tante realtà produttive che ogni giorno si scontrano con mille difficoltà, e in modo quasi eroico faticano per produrre cibo sano per le tavole dei consumatori italiani, la sola idea di dover sostituire la terra con i laboratori desta molta preoccupazione per le conseguenze di carattere sanitario, ambientale, socio-economico e culturale”.
“Anche perchè – precisa l’On De Bonis – la sostituzione della carne tradizionale con la carne in vitro porterebbe alla cancellazione di molte tradizioni gastronomiche locali (Dop e Igp) che rappresentano la nostra cultura secolare e fanno dell’Italia un attore primario a livello mondiale, non solo dal punto di vista turistico. E’ in ballo tutto l’indotto collegato al settore primario.
“Non abbiamo dunque bisogno della carne sintetica, sottolinea l’On De Bonis. Gli esperti consultati da Fao e Oms parlano di 53 potenziali pericoli che meritano di essere approfonditi. Riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali (zoonosi), la contaminazione microbica, la presenza di residui chimici e biologici. Senza considerare il rischio di deriva genetica nelle linee oggetto della proliferazione cellulare all’interno dei bio reattori. Industrializzare questi processi attraverso bioreattori distruggerebbe nei cibi tutti i microelementi fondamentali per il nostro corpo. Per crescere in vitro la carne ha bisogno di ormoni e quegli ormoni poi restano nel prodotto finito che noi potremmo assumere”.
“Nè abbiamo bisogno – ribadisce il rappresentante di LiberiAgricoltori – di sradicare i nostri agricoltori dalle campagne che sono guardiani e manutentori del territorio e dei nostri paesaggi rurali. In un momento in cui la preoccupazione per la salvaguardia della natura è uno dei segni del nostro tempo, allontanarsi troppo dalla Natura, sfrattando l’uomo dalla terra, non ci aiuta a risolvere i problemi del nostro pianeta”.
Occorre scongiurare quel rischio di rottura tra cibo e dimensione naturale perchè il nostro cibo agricolo non è un bullone.
“Le strade per riformare i sistemi alimentari massificati e intensivi, sono altre, conclude De Bonis. Le coltivazioni ecologiche saranno anche strade scomode e poco profittevoli per i grandi business e i grandi capitali internazionali, che vogliono concentrare la produzione in poche mani monopolizzando l’offerta di cibo protetto da brevetti. Ma sono strade che ci riconciliano con la natura e con il pianeta, in cui la salute dei nostri cittadini e la difesa del creato arrivano prima di ogni altra considerazione”.