Dissesto idrogeologico, Rubino e Magaldi (Italia Viva): “Servono più risorse accorpando interventi con cabina di regia unica”. Di seguito la nota integrale.
La Basilicata è una terra di una bellezza autentica da nord a sud, strategicamente importante nel panorama europeo da un punto di vista energetico. Un territorio tanto bello e ricco, quanto fragile: dal punto di vista geologico tutta la regione è sottoposta a rischio. Il 100% dei comuni è interessato dal dissesto idrogeologico. Questo dato inserisce la Basilicata quindi in una delle 7 Regioni italiane con più alta densità di pericolo. Gli interventi di prevenzione del rischio idrogeologico sono per lo più opere che non vengono percepite nei loro effetti positivi nel breve periodo. Le distorte esigenze di inseguire un consenso immediato non fanno considerare tra le priorità interventi coordinati e mirati di riduzione del rischio idrogeologico. Gli eventi recenti dell’Emilia Romagna dimostrano drammaticamente che specialmente dopo condizioni meteorologiche avverse e molto intense, possono esservi esondazione di fiumi, frane e colate detritiche. La frequenza di episodi di dissesto idrogeologico sta evidenziando i ritardi nelle opere di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico: i versanti lucani non hanno resistito e vediamo, ovunque, strade interrotte e frane che mettono a repentaglio l’incolumità dei cittadini. I danni non solo mettono in difficoltà la sicurezza della vita umana ma portano ingenti danni ai territori.
I Comuni lucani, d’altro canto, con le risorse a disposizione non riescono a far fronte a situazioni così complesse considerando oltretutto che lo spopolamento delle aree montane ha indebolito le attività di manutenzione del territorio. Un modello di intervento frammentario, rispetto al rischio idrogeologico, non può funzionare.
È necessario imporre non solo una politica di previsione e prevenzione ma è d’obbligo individuare le condizioni di rischio e l’adozione di interventi per la sua riduzione. La colpevole eliminazione da parte del Governo Conte dell’unità di missione “Italia Sicura” ha indebolito il lavoro governativo contro il rischio idrogeologico. Una delle criticità più evidenti nella gestione dei rischi connessi al dissesto è il sovrapporsi di competenze, il moltiplicarsi di centri di spesa e anche di valutazione degli interventi, con conseguenti ritardi, spese non sempre confacenti alla mitigazione del rischio, valutazioni errate, inserimento nei programmi di spesa per il rischio idrogeologico di interventi diversi che hanno maggiore impatto sul consenso ma tecnicamente risultano meno utili.
A fronte della particolare complessità è tempo di creare una equipe di lavoro di professionisti specializzati sul tema che operi con il Commissario Straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico per la Regione Basilicata, accorpando in un’unica Unità di Missione le procedure, la progettazione e gli interventi. In questo modo si potrà avere un sistema che consideri la Basilicata nel suo insieme ed elimini ritardi e incertezze dovuti alla debolezza delle strutture amministrative deputate all’attuazione degli interventi.
La Basilicata si ponga come esempio virtuoso. Per questo proponiamo di creare un modello con ambiti interconnessi tra tutte le aree di lavoro. A partire dai Comuni che devono monitorare e segnalare i casi di rischio e messi nelle condizioni di manutenere il territorio, bisogna unire gli interventi di mitigazione sotto un’unica cabina di regia e creare un piano sul lungo periodo. Il coordinamento centrale da affidare all’unità di missione da creare intorno al Commissario Straordinario dovrebbe gestire un modello organizzativo verticale che parta dal basso seguendo la logica della prevenzione associandola alla protezione e anche alla ricostruzione e valutazione e analisi dopo un evento.
Inoltre bisogna investire molte più risorse, fare di più e cercare di prevenire quanto più possibile ogni tragedia. Gli iter autorizzativi e approvativi degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico sono lunghissimi, specie in territori compresi in aree protette. Spesso, quando i Comuni sono i soggetti attuatori, tali tempi si dilatano anche per la difficoltà delle strutture amministrative. Un piano centralizzato delle opere potrà incidere anche su questo aspetto. Occorre insomma creare un nuovo modello per la gestione unica degli interventi e per una nuova programmazione corale e la creazione di una Unità di missione per il dissesto idrogeologico. Qualcuno dirà che questa proposta costa troppo ma la verità è che costa di più intervenire dopo le catastrofi, non solo finanziariamente ma anche in termini di valori molto più preziosi, le vite umane.