Festa della Bruna a Matera, Nino Vinciguerra: “Andare oltre le tradizioni”. Di seguito la nota integrale per la rubrica “La storia siamo noi” su SassiLive.
Con l’approssimarsi della Festa della Bruna c’è la “gara”, e lo si riscontra in particolare modo sui social, a chi più “incide” con “il ritorno alle tradizioni”. Certamente le tradizioni sono parte integrante e importante di una qualsiasi cosa e della nostra festa anche; ma non si possono accontentare tutti i nostalgici di turno o chi ha determinate convinzioni, talvolta confusioni. La “Vigilia” in piazza Duomo è una tradizione interrotta da quando c’è stata la chiusura forzata della Cattedrale. Però, bisogna convenire che è stata resa più suggestiva in quanto viene solennizzata l’apertura della Novena. Infatti la Madonna, avviandosi sempre dalla chiesa di S. Giuseppe alle Monacelle, percorre in processione le strade del centro cittadino coinvolgendo maggiormente il popolo. La benedizione del carro trionfale prima avveniva il 29 giugno e il manufatto era visibile per soli tre giorni. Lunghe code, folla, in pratica lo si apprezzava con una visita veloce. Oggi viene benedetto il 23 giugno e si può ammirare con attenzione e senza affanni e fotografarlo in tutte le salse per ben nove giorni anche con momenti dedicati. Pochi sanno che il carro si distrugge solo dalla seconda metà dell’800 per cui anche qui bisognerebbe intervenire e ripristinare la vecchia tradizione? Sempre a proposito del carro Arcangelo Copeti nelle sue “Notizie su Matera” ci racconta che “Il 21 giugno 1787 è calato il Dispaccio che il Carro della Bruna si portasse il dopo pranzo, e non più la mattina, standovi già l’inibizione per il dopo pranzo sin dal 1769”. Si evince quindi che il carro, per 18 anni, è stato fatto sfilare di mattina. Le luminarie erano ad acetilene; dobbiamo tornare all’acetilene per conservare la tradizione? Insomma, le tradizioni cambiano, non sono un dogma; cambia tutto e noi invece ci lamentiamo per i cambiamenti che, spessissimo, si rendono necessari e opportuni. Siano essi riconducibili alla festa che in altri contesti. Non ancoriamoci al vecchio con la banale scusa delle tradizioni ma guardiamo oltre, cerchiamo di volare. La vita, in tutte le sue sfaccettature, nella sua poliedricità, è un continuo divenire e tenersi strette le tradizioni vuol dire mummificarsi, arenarsi, aver paura di affrontare il nuovo. Allarghiamo la nostra mente e le nostre vedute, i nostri orizzonti. Facciamo sì che le tradizioni non soppiantino le innovazioni soprattutto quando queste portano freschezza e immediatezza. Relativamente alla nostra festa patronale io credo che solo una dev’essere la tradizione radicata fortemente, ricambiare l’amore alla Madonna. Alla fin dei conti la regina della festa è lei; a volte ce ne dimentichiamo, ma è proprio così.
ho un bellissimo ricordo delle edizioni della festa della Bruna durante gli anni 70 fino a metà degli anni 80. La vigilia del 2 luglio si univano tre grosse bande musicali, ricordo le bande di Conversano, Pescara e Lecce, circa 200 componenti attraversavano via del Corso per recarsi in Cattedrale, era bellissimo e da pelle d’oca sentire tre bande che suonavano insieme, spettacolo impressionante; e poi in cattedrale la statua della Madonna faceva il giro della piazza e veniva issata sulle scale di fronte al muraglione dove poi a mezzogiorno si facevano i fuochi, non si è piu’ rivista quella sfilata di bande musicali di enorme spessore che facevano tremare davvero tutto il centro per quanto potente era il suono, per non parlare poi delle bande che sfilavano nei giorni precedenti la festa per le vie cittadine. E devo dire che anche il carro in quegli anni era un’altra cosa, rispetto agli ultimi decenni, le edizioni della festa da metà anni 70 ad inizio anni 90 rimangono a parer mio le migliori in assoluto, per diversi aspetti non necessariamente legati al giorno del 2 luglio.