Deputato Lomuti (M5s): 1800 lavoratori RMI e TIS lucani discriminati dal Governo Meloni. Di seguito la nota integrale.
Nel 2014, la regione Basilicata ha istituito, con legge regionale, il reddito minimo di inserimento (RMI) per aiutare le fasce deboli che vivono serie difficoltà economica e sociale.
Nel 2016, sempre la regione Basilicata, con apposita delibera, istituiva i c.d. TIS (tirocini finalizzati all’inclusione sociale).
RMI e TIS sono misure realizzate dall’allora Governo regionale anche per dare una risposta alla forte spinta del progetto del M5S sull’istituzione del reddito di cittadinanza.
Infatti, come per il RDC, così RMI e TIS sono dirette a quella categoria di soggetti esclusi dalla platea degli ammortizzatori sociali, ai disoccupati di lunga durata e agli inoccupati che vivono in una situazione di grave deprivazione materiale, impiegando i beneficiari abili al lavoro in attività di pubblica utilità e nell’ambito dell’inserimento sociale.
Nella discussione alla Camera dei Deputati dell’ormai tristemente famoso “decreto lavoro” del Governo Meloni, ho presentato un semplice Ordine del Giorno per chiedere un impegno ad adottare, nel prossimo provvedimento utile, le opportune iniziative di carattere normativo volte a prevedere procedure di stabilizzazione tramite concorso pubblico, all’uopo prevedendo una riserva di posti per i soggetti di cui in premessa ovvero l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo
In pratica non c’è stato bisogno di inventarsi nulla, dato che già nel c.d. “Decreto P.A.” è stato approvato un emendamento di maggioranza atto a contrattualizzare i 4000 lavoratori T.I.S. della vicina regione Calabria.
Con la bocciatura di questa istanza di assunzione di responsabilità, il Governo non ha fatto altro che discriminare i lavoratori lucani RMI e TIS lucani, dato che quella calabrese e quella lucana sono due vicende totalmente analoghe e che pertanto andrebbero disciplinate con interventi normativi altrettanto uguali.
Mai mi sarei aspettato un simile epilogo contro 1800 cittadini lucani che da mesi protestano con un sit in permanente dinanzi le istituzioni della regione Basilicata, sfidando il freddo dell’inverno e il caldo torrido di questi giorni per il sacrosanto diritto al lavoro.
Ogni volta, siamo tutti pronti ad affermare che la nostra sia la Costituzione più bella del mondo ma nessuno afferma che nei fatti sia anche la più violata.
Ovviamente non ci arrenderemo e torneremo a dare battaglia nelle istituzioni a cominciare dal prossimo provvedimento utile. Quei 1800 lavoratori lucani non sono soli.