Fp Cgil: Si proceda in tempi brevissimi alle assunzioni del personale di ricerca degli IRCCS. Al Crob di Rionero dei 19 ricercatori sono andati via in 11 unità, ossia il 60% del personale storico. Di seguito la nota integrale.
L’approvazione del Dl 51/2023 (Inps ed enti pubblici) che contiene la stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria degli IRCCS e IZS pubblici è un atto doveroso nei confronti di lavoratrici e lavoratori che svolgono un’attività preziosa e strategica per il Paese. La vittoria è dovuta alla lotta dei ricercatori che va avanti da anni e che non hanno mai mollato e noi, Fp Cgil, con loro. Ora attendiamo la pubblicazione e poi chiediamo si possa procedere in tempi brevissimi alle assunzioni. Lavoratrici e lavoratori hanno bisogno di certezze, di valorizzazione, di futuro.
Siamo stati e continueremo ad essere al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della ricerca sanitaria che in questi anni non hanno mai smesso di lottare per il diritto alla stabilità e al riconoscimento professionale. Ora è necessario dare la massima certezza a un percorso che riconosca la giusta valorizzazione per un personale altamente specializzato che ha duramente sofferto anni e anni di precariato. In più, è necessario e fondamentale rinnovare il Ccnl sezione ricerca sanitaria.
Da tempo la Fp Cgil si è mobilitata per dare sostegno all’iniziativa Ricerchiamo Stabilmente e nel corso di questi ultimi anni ha organizzato numerose iniziative di comunicazione e rivendicazione. Tra le ultime, insieme ad un’azione legale, ha organizzato una raccolta dati fra il personale precario della ricerca di IRCCS e IZS pubblici, finalizzata ad evidenziare concretamente lo stato della Ricerca Sanitaria pubblica. A partecipare anche il personale in servizio all’Irccs Crob, unico Istituto di Ricerca lucano, che sconta da tempo una grave emorragia di unità: dopo anni di precariato, i ricercatori hanno continuato, fino agli ultimi giorni, a dare le dimissioni, anche per un contratto a tempo determinato, alla ricerca di una stabilità lavorativa maggiore. Un dato: dalla compilazione dei questionari nel mese di febbraio a oggi il Crob ha perso un altro ricercatore. I numeri sono davvero allarmanti: dei 19 ricercatori entrati in piramide in prima e seconda istanza, sono andati via in questi anni ben 11 unità, ossia il 60% del personale storico.
Le conseguenze di ciò sono facilmente immaginabile per un settore importante e strategico come dovrebbe essere quello della ricerca sanitaria. Attualmente il Centro di riferimento oncologico lucano ha in servizio 15 ricercatori e 8 unità di supporto: dei 15 ricercatori 8 sono entrati nel 2022 con concorso, mentre per il personale di supporto 3 sono quelli arrivati lo scorso anno in seguito a un concorso. Dalla nostra indagine era emerso in modo inequivocabile che non fosse più accettabile prorogare questa situazione di precariato, che da anni continua a violare le norme in materia di reiterazione di contratti a termine e i nostri allarmi, finalmente, sono stati ascoltati.
I ricercatori del Crob, tra l’altro, nonostante le reiterate richieste inviate dalla Fp Cgil all’Azienda senza che sia arrivata alcuna convocazione, attendono di discutere del fondo della premialità per il personale della ricerca e i criteri di ripartizione, delle progressioni economiche orizzontali, nonché dell’attribuzione di fasce economiche al personale non dirigenziale assunto in piramide in seguito al concorso 2022. Avevamo chiesto l’attivazione di un confronto preliminare sul piano dei fabbisogni di personale della ricerca, come previsto dalle norme, ma l’Irccs Crob ha proceduto alla rimodulazione in piena autonomia, con rischio di lasciare fuori personale attualmente in forze, che potrebbe essere spinto ad andare via, in una diabolica spirale.
Il rilancio dell’Irccs Crob approvato qualche giorno fa con delibera di giunta regionale e che abbiamo definito un libro dei sogni, definisce un potenziamento e rilancio del nostro istituto di ricerca, con grandi prospettive anche per lo stesso ambito della ricerca sanitaria, senza che si comprendano risorse e con un sottodimensionamento del personale per gli obiettivi posti.
Nel nostro paese non vi è giorno che i cittadini italiani riconoscono e apprezzano il valore della ricerca sanitaria in Italia e lo dimostrano sia con le scelte del 5 per mille sia con la grande generosità nel sostegno alle attività delle associazioni che sostengono finanziariamente la ricerca scientifica e sanitaria anche alla luce del ridotto (e comunque non in linea con il resto dei Paesi OCSE) investimento da parte dello Stato. Analoga sensibilità, tuttavia, pare non esserci da parte dei nostri amministratori, che paiono non cogliere l’importante missione di migliorare le possibilità diagnostiche e terapeutiche del SSN affidata a questi professionisti.