Venerdì 7 luglio 2023 alle ore 20,30 presso la Fondazione Le Monacelle in via Riscatto a Matera è in programma il concerto inaugurale “Il salotto romantico” con Andrea Emanuele al pianoforte per la rassegna Vivaverdi Multikulti 2023 di Arteria.
L’evento è realizzato in collaborazione con Associazione Pasolini e Archivio Notarangelo.
L’evento rientra nella settimana di Accademia Time per la rassegna di Chamber Music – Vivaverdi Interpretazioni
Biglietti euro 8. Ridotto euro 5 per soci Arteria, Unitep, studenti.
Prenotazioni nei 7 giorni precedenti l’evento tramite messaggio Whatsapp 3351267243
E-mail prenotazioni@arteriamatera.it
Prevendita presso Cartoleria Montemurro, via delle Beccherie 69 tel. 0835333411
Biografia di Andrea Emanuele
Pianista dalla spiccata sensibilità e dai vasti interessi, Andrea Emanuele ha vinto numerosi concorsi da solista
e da camerista. Tra i suoi successi recenti vi sono la Leonard Smith &
Felicity Young Competition for Strings and Piano Duo 2018, insieme alla violoncellista Melody Lin, il primo premio alla International Piano Competition “Ischia”, piano four-hands section, insieme alla pianista Teresa Desiderio, e finalista della Jaques Samuel Intercollegiate Piano Competition, esibendosi come solista
presso la Wigmore Hall, London.
A seguito dei suoi studi al Trinity Laban Conservatore di
Londra come allievo di Sergio de Simone, è stato nominato Junior Fellow in Piano Accompaniment presso lo stesso conservatorio per l’anno 2019-2020. Si è perfezionato
frequentando masterclasses tenute da artisti di fama internazionale, quali Pascal Rogé, Benedetto Lupo, Nina Tichman, Claudio Martínez Mehner, Joaquin Achucarro, Daniel Rivera, Alessandro Damerini.
Si esibisce come solista e come camerista in Europa, in sedi prestigiose quali la Wigmore Hall, St. Martin in the Fields, St. James Church Piccadilly a Londra, Old Roval Naval College Chapel a Greenwich, il Festival Internazionale Orestiadi di
Gibellina. Si è esibito con l’orchestra presso il Teatro Politeama di Palermo, con la direzione di Mauro Visconti, e presso lo State Theatre di Vidin, Bulgaria, con Alfonso Todisco alla bacchetta. Come musicista da camera ha collaborato a diverse formazioni che includono il duo, il trio e il quartetto, e ha recentemente formato un d u o con la violinista Martha-Maria Mitu.
Il salotto romantico
Recital pianistico di
Andrea Emanuele
Programma
F. Chopin.
….Ballade op. 47
F. Schubert
Improvviso op. 90 n. 2 Improvviso op. 90 n. 3
F. Chopin.Impromptu op. 51
.L van Beethoven.
Sonata op. 78 Adagio cantabile – Allegro ma non troppo
Allegro vivace
GUIDA ALL’ASCOLTO
ETTORE SCANDOLERA
La Ballata Op.47 di Fryderyk Chopin
La musica di Chopin è stata da sempre “sentita” come sognante, evocativa e notturna e ha plasmato in questa maniera la sensibilità di generazioni di ascoltatori. La Ballata Op. 47 si colloca in questa direzione, ma, a differenza delle altre, questa reca con sé un ripensamento quasi totalizzante del genere stesso della Ballata. Fu abbozzata già nell’autunno 1840 e completata nella sua versione definitiva solo un anno dopo; pubblicata nel novembre 1841, fu eseguita la prima volta dall’autore il 21 febbraio 1842 alla Salle Pleyel. Rispetto all’Op. 38 questa terza Ballata si avvale di uno schema costruttivo già più complesso, rinunciando a ogni diversificazione agogica dei due elementi tematici principali: tutta l’evoluzione psicologico-espressiva del materiale tematico si svolge all’interno della stessa indicazione iniziale (Andantino) secondo una concezione solidamente unitaria che ha il suo epilogo nell’ultima ripresa del secondo tema, tesa e drammatica, e del primo tema, che si espande in una nobile e appassionata perorazione.
Gli Improvvisi Op. 90 n. 2 e 3 di Franz Schubert
In tutto il catalogo Schubertiano gli Improvvisi rappresentato più di qualsiasi altra forma compositiva certamente quella più devota all’impulso creativo e improvvisativo. I quattro Improvvisi Op. 90 così affascinanti nella loro straordinaria fantasia creatrice rappresentano un esempio assoluto dello Schubert musicista lirico più degli altri, del poeta del pianoforte. Il secondo Improvviso, in mi bemolle maggiore, può essere classificato come uno studio per la regolarità e la quadratura del ritmo, con la martellante sezione centrale «all’ongarese». Il terzo, in sol bemolle maggiore, emana un penetrante e struggente profumo romantico, tipico dello Schubert liederista e anticipatore delle cullanti melodie della «romanza senza parole» mendelssohniana. La breve raccolta si conclude degnamente con l’Improvviso in la bemolle maggiore, dove, al di là di un pianismo vivace e scorrevole, si nasconde un sentimento di delicata e pensosa elegia, appena sfiorata dalla visione della morte imminente.
L’Impromptu Op. 51 di Fryderyk Chopin
Chopin compose, nel periodo 1834-1842, quattro Impromptus (il quarto, postumo, è la Fantasia-Improvviso op. 66, risalente al 1834 e pubblicata nel 1855). Quello op. 51 è il terzo della serie, ed è dedicato alla contessa Esterhazy. Da alcuni è stato ritenuto come il più debole del ciclo. Non trovando in esso certe preziosità o certa «spontaneità» più consuete, questo Improvviso non fu prediletto dai «virtuosi». A Chopin si rimproverò ugualmente di aver scritto o di non aver scritto sempre la stessa musica. L’Improvviso op. 51 ha – si direbbe – l’andamento di uno Studio, e svolge una frastagliata e tormentata linea di «terzine» assai poco inclini ad abbandoni melodici, sobriamente affioranti nelSostenutocentrale. La ripresa del groviglio cromatico, sottilmente dipanato, porta il brano a una rintoccante, morbida conclusione.
La Sonata per pianoforte n.24 in Fa Diesis Maggiore di Ludwig V. Beethoven
Nel 1809, l’anno dell’assedio di Vienna e della resa ai francesi, Beethoven riconsiderò lo spirito e la scrittura della sonata per pianoforte. Cinque anni sono passati dalla Waldsteinsonate e dall’Appassionata, con cui Beethoven aveva portato all’incandescenza le possibilità orchestrali dello strumento; adesso le sonate opere 78, 79 e 81, tutte del 1809, segnano un ritorno ad una dimensione fonica affatto pianistica e un rinnovato interesse per le possibilità timbriche dello strumento. Nei due tempi che la compongono il pianismo percussivo, con i suoi ritmi inesorabili e le sue armonie schematiche, è sostituito da un gioco filigranato, condotto fra il piano ed il mezzoforte, sostenuto da una condotta armonica modulante, concepita appositamente per le figurazioni spezzate, con cui gli accordi sono disposti sulla tastiera. Il mondo di Schumann, se non anche quello di Chopin, è alle porte, e il loro medium strumentale è già individuato nelle sue essenziali componenti lessicali.
L’Adagio cantabile conduce ad una tenera idea tematica. Essa è la sola vocalmente caratterizzata di questo primo tempo, mentre le altre figurazioni si presentano avvolte nelle filigrane pianistiche. Caratteristico del nuovo spirito anche l’assenza di contrapposizioni dialettiche, quelle che avevano dato la loro impronta al Beethoven titanico. Anche l’Allegro vivace è costruito su una sola idea tematica definita, spaziata da ondeggianti figurazioni pianistiche. Questa idea potrebbe esser definita un esordio di Scherzo, che poi svapora in un flusso inarrestabile di duine, una figura ricorrente nel pianoforte di Schubert. E i due principi, quello tematico, e quello pianistico, si alternano a guisa di rondò nei ruoli del refrain e dei suoi couplets.
Valse Oubliée n.1 di Franz Liszt
Nell’estate del 1881 Franz Liszt compose un’opera che chiamò “Valse oubliée” (Valzer dimenticato) in una lettera al suo editore. L’opera ricorda gli accattivanti valzer per pianoforte che il compositore scriveva quando era più giovane, anche se c’è una certa distanza dal solito stile di valzer. Liszt non rinuncia affatto al virtuosismo e all’eleganza, ma piuttosto infonde nostalgia e ironia a queste caratteristiche incorporando elementi melodici e ritmici tipici dei valzer da salotto in progressioni innovative e armonicamente stranianti.
Tema e Variazioni WoO 24 di Robert Schumann
Nei suoi anni di declino, Robert Schumann si trovò sempre più messo alla prova dalla demenza invadente che lo tormentava e che alla fine lo portò alla reclusione in un manicomio dal 1854 fino alla sua morte, avvenuta due anni dopo. Convinto di essere sotto dettatura da voci angeliche, Schumann scrisse un tema che era in realtà suo, usato in precedenza nel suo poco conosciuto Concerto per violino.
Tra le sue ultime opere c’è la sua serie di variazioni su quel tema, note come Geistervariationen (Ghost Variations). Sua moglie Clara soppresse la partitura, sebbene Johannes Brahms la convinse a consentire la pubblicazione del tema nel 1893. Solo nel 1939 fu pubblicata l’opera completa, a cura del biografo di Brahms Karl Geiringer. (Come tributo commemorativo al suo amico, lo stesso Brahms aveva utilizzato il tema inedito per le sue Variazioni su un tema per due pianoforti di Robert Schumann, op. 23.)
Il Preludio Op. 45 di Fryderyk Chopin
Pubblicata nel 1839, la raccolta dei ventiquattro preludi op. 28 aveva segnato uno dei punti più avanzati sulla via del rinnovamento del linguaggio pianistico operato da Chopin. Si trattava di una serie in sé perfettamente compiuta. Ma ad essa Chopin dette un singolare seguito con il Preludio in do diesis minore pubblicato a parte nel 1841. Ricchissimo di modulazioni, il Preludio sfrutta diversi spunti tematici in un iridescente gioco di trasposizioni dall’una all’altra mano. Spunti che poi, prima della conclusione, si raccolgono in una serie di accordi di quattro suoni con i quali Chopin costruisce una squisita cadenza (tutta in pianissimo e leggerissima) che è forse il tratto più nuovo della composizione e che sembra contenere, in nuce, il futuro pianismo di Debussy e di Skriabin.
La Ballata Op.23 di Fryderyk Chopin
La ballata risale agli schizzi realizzati da Chopin nel 1831, durante il suo soggiorno di otto mesi a Vienna. Fu completata nel 1835 dopo il suo trasferimento a Parigi, dove lo dedicò al barone Nathaniel von Stockhausen, l’ambasciatore di Hannover in Francia. Nel 1836, Robert Schumann scriveva: “Ho una nuova Ballata di Chopin. Mi sembra l’opera più vicina al suo genio (sebbene non la più brillante). Gli ho persino detto che è la mia preferita di tutte le sue opere. Dopo una lunga pausa di riflessione mi disse con enfasi: “Sono contento, perché anche a me piace di più, è il mio lavoro più caro”.