Salario minimo, Mega (Cgil Basilicata): “Serve una legge valida per tutti i lavoratori, siano subordinati, autonomi o a partita Iva. Vanno aumentati anche i salari: in Basilicata è povero anche chi ha un’occupazione”. Di seguito la nota integrale.
“In Italia serve una legge che introduca il salario minimo e che dia validità generale ai contratti collettivi nazionali del lavoro in modo che diventino vincoli di legge sia la paga oraria sia tutti i diritti contenuti nei contratti stessi. E questo per noi deve valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori: siano essi subordinati, autonomi o a partita Iva”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, commentando i dati Eurostat sui salari in Italia. Nel 2022, con un’inflazione annuale in Ue del 9,2%, se i salari in Europa sono cresciuti poco, con una media del 4,4%, l’Italia si è fermata al 2,2%, primato negativo insieme a Malta, Finlandia e Danimarca. Ancora più negativi i dati in proiezione temporale: l’Italia è l’unico paese in Europa dove negli ultimi 30 anni gli stipendi – secondo i dati Ocse – sono addirittura diminuiti (-2,9%). Basta aggiungere, per rendersi conto della portata del fenomeno, che in Germania e in Francia (che partivano da un livello retributivo già alto) i salari medi hanno avuto un aumento rispettivamente del 33,7% e del 31,1%. “Se questi sono i dati nazionali – riprende Mega – nel Mezzogiorno e in Basilicata, dove il gap con il resto del Paese è storico, ci troviamo di fronte a chi ormai è povero anche se ha un’occupazione ma è spesso precaria, sottopagata o a nero, con poche ore lavorate (si pensi ad esempio al part-time obbligatorio soprattutto femminile) o magari regolata da contratti pirata siglati da sindacati fantasma. Prima di tutto quindi c’è bisogno di aumentare i salari perché ci sono milioni di persone che hanno paghe orarie sotto i 9 euro e questo non è più accettabile.
Dopo lunghi negoziati – prosegue il segretario – finalmente è intervenuta anche l’Europa. La direttiva approvata dal Parlamento europeo non fissa un salario minimo europeo e non detta regole uguali per tutti, ma stabilisce che il salario minimo deve sempre garantire un tenore di vita dignitoso. Le norme europee rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari e una grande importanza viene assegnata alla contrattazione, sia in quei paesi in cui è molto forte, come l’Italia, sia in quelli in cui lo è meno. La competenza, dunque, rimane in capo agli Stati nazionali, poiché, appunto l’Ue non ha fissato un salario minimo uguale per tutti. La proposta avanzata dal centro-sinistra – spiega Mega – parte dall’articolo 36 della Costituzione, che stabilisce che a tutti i lavoratori e le lavoratrici va corrisposta una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa. Questi i punti principali: a tutte le lavoratrici e i lavoratori deve essere riservato un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative. La soglia minima inderogabile deve comunque essere di 9 euro l’ora “per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali. Secondo i dati dell’Inps, infatti, a gennaio 2021 sono circa 4,6 milioni i lavoratori che in Italia non raggiungono i 9 euro l’ora, pari al 29,7%. La soglia dovrà riguardare non solo i lavoratori subordinati, ma anche parasubordinati e autonomi. Prevista anche una commissione di rappresentanti istituzionali e delle parti sociali, con il compito di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario”.