Nella classifica delle università italiane, l’Unibas scende di altre due posizioni. La Classifica Censis è composta complessivamente di 70 graduatorie, a partire da una batteria di 948 variabili considerate, viene elaborata da oltre vent’anni con l’intento di accompagnare i giovani diplomati nelle loro scelte universitarie.
Lo scenario degli atenei italiani è sostanzialmente positivo, in quanto i dati relativi all’anno accademico 2022-2023 (al momento ancora non consolidati) indicano il ritorno a un incremento degli immatricolati.
Un altro aspetto incoraggiante sul lato della domanda di istruzione universitaria è rappresentato dalla progressiva crescita di studenti immatricolati stranieri.
Ma così non è per tutti gli atenei italiani. Infatti, nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) continua a occupare la prima posizione l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 101,7, seguita in seconda posizione dall’Università della Tuscia, che con 86,0 punti scala tre posizioni in classifica, posizionandosi al secondo posto (+13 punti per l’indicatore Borse e altri servizi in favore degli studenti), mentre scende di due gradini l’Università della Basilicata, che con il punteggio di 78,0 va a occupare la penultima posizione in graduatoria, seguita dall’Università del Molise (77,3).
“Sono argomenti che Volt da tempo sta portando alla luce – afferma il coordinatore di Volt Basilicata, Eustachio Follia -, dopo 40 anni di sprechi di denaro pubblico, senza che l’università lucana sia riuscita a compiere nemmeno in minima parte la sua missione: cioè formare le nuove generazioni, fare crescere il territorio, creare sinergie con il sistema economico, contribuire diffusamente alla conoscenza, attrarre in Basilicata studenti di altre regioni e stranieri. Niente, l’enorme dotazione finanziaria messa a disposizione dalla Regione (soldi dei cittadini lucani) utilizzata quasi esclusivamente per tenere in piedi una struttura che da decenni fallisce tutti i suoi obiettivi. Su questi temi abbiamo raccolto firme, chiesto il confronto con il rettore e con il presidente della Giunta regionale, che hanno preferito sottrarsi rifugiandosi nel colpevole silenzio.
“Volt, dopo avere alzato il velo che da 40 anni nasconde rettori e baronetti, con la consueta complicità della politica – conclude Follia -, sarà nuovamente nelle piazze di tutta la Basilicata, per diffondere con insistenza una proposta di riforma dell’Unibas, che altrimenti non ha alcun senso di continuare ad esistere”.