Giovedì 20 luglio 2023 alle ore 11 sarà lo Spazio Giallo all’interno del carcere di Matera: è il percorso di accoglienza creato dall’Associazione Bambini senza sbarre Ets che sostiene il bambino a orientarsi e ad attenuare l’impatto con un ambiente potenzialmente traumatico.
Saranno presenti il Direttore d’Istituto Rosa Musicco, il Comandante d’Istituto Semeraro Bellisario, il Capo Area Pedagogica Walter Gentile, la Coordinatrice della Rete Nazionale di Bambinisenzasbarre Martina Gallon, le referenti territoriali Tiziana Silletti e Marilena Savoia.
Il progetto è sostenuto da Enel Cuore, la Onlus del Gruppo Enel attiva al fianco delle realtà che intervengono a tutela dei bisogni di chi vive in condizioni di fragilità e di disagio sociale, e sarà a disposizione dei circa 100 minorenni che entrano ogni anno nel carcere di Matera per incontrare il proprio papà, considerando che risponde al bisogno di 100mila bambini con il genitore detenuto in Italia e 2 milioni in Europa.
Nello Spazio Giallo, luogo fisico e relazionale, “Bambini senza sbarre” accoglie i bambini che si preparano al colloquio col genitore detenuto.
Lo Spazio Giallo è il luogo fisico e relazionale per i bambini all’interno del carcere. Qui gli operatori possono intercettarne i bisogni, accoglierli in uno spazio a loro dedicato dove si preparano all’incontro con il genitore e attivare prese in carico dell’intero nucleo familiare con focus primario sul bambino.
Lo Spazio Giallo, nato a Milano nel 2007 è diventato modello ed è ora attivo in rete nazionale in Lombardia, Piemonte, Marche, Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Lo Spazio Giallo di Matera è il primo aperto in regione Basilicata.
Lo Spazio Giallo e la sua realizzazione rispondono all’art. 2 della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti. La Carta viene siglata per la prima volta il 21 marzo 2014 e sempre rinnovata dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dal Ministro della Giustizia e dalla Presidente di Bambinisenzasbarre (QUI).
È un documento unico che riconosce formalmente il diritto di questi bambini al mantenimento del legame affettivo con il genitore detenuto in continuità con l’art.9 della Convenzione ONU sull’infanzia e l’adolescenza e nel contempo ribadisce il diritto alla genitorialità delle persone detenute e impegna il sistema penitenziario in una cultura dell’accoglienza che riconosca e tenga in considerazione la presenza dei bambini che incontrano il carcere loro malgrado.
A rafforzare l’impatto della Carta – e del ruolo dell’Associazione a livello italiano ed europeo – si è anche imposta la Raccomandazione CM/Rec (2018)5, adottata ad aprile 2018 dal Consiglio d’Europa e rivolta al Comitato dei Ministri dei 46 stati membri. La Raccomandazione ha assunto come modello proprio la Carta italiana.
“L’Italia è il primo Paese che ha siglato questa Carta – afferma Lia Sacerdote, presidente dell’associazione-. Una firma ed un segno forte per i 100mila figli di genitori detenuti, in sé è uno strumento radicale che ha trasformato i bisogni di questi minori in diritti, consentendo loro di non sentirsi più colpevoli e contrastando l’emarginazione sociale a cui sono esposti”.