Deputato Lomuti (M5s): “Centrodestra lucano non solo fa acqua da tutte le parti, ora la privatizza pure”. Di seguito la nota integrale.
Difficile stabilire se quella del centrodestra sia incompetenza dolosa o meno; quello che è certo, invece, è che a pagare il prezzo di questa inettitudine, più o meno consapevole, sono tutti i lucani.
Ho ritenuto doveroso presentare un’interrogazione parlamentare, rivolta ai Ministri Zangrillo e Giorgetti, al fine di far luce su quello che si profila, a tutti gli effetti, come un atto di privatizzazione della preziosissima acqua lucana.
Succede, infatti, che con la legge n. 74 di conversione del DL 44 del 21 aprile 2023 “Rafforzamento delle capacità amministrative delle amministrazioni pubbliche” si attua uno stravolgimento radicale di quanto previsto dalla Legge 214/2011, che assegnava alla Regione Basilicata un ruolo di primo piano nella nuova società che avrebbe sostituito il soppresso EIPLI (Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania) nel 2024. Una centralità, quella che avrebbe dovuto spettare alla Basilicata, in quanto maggiore detentrice dell’acqua attualmente gestita dall’EIPLI e delle strutture di captazione e adduzione.
E, invece, malgrado questa ricchezza, nel silenzio più totale dei parlamentari lucani del centrodestra – Rosa, Mattia, Caiata e Casellati, evidentemente distratti dalla permanente e vacua campagne elettorale – il governo Meloni ha dato vita a una SpA, Acque del Sud, che non solo sostituirà EIPLI, ma garantirà il 30 per cento delle azioni a soggetti privati e soltanto il 5 per cento a soggetti pubblici. In barba a quanto prevedeva la legge 214/2011, che opportunamente vietava la cessione di quote capitale a privati proprio al fine di scongiurare la privatizzazione di un bene comune come l’acqua, la legge varata dal governo Meloni consegna, di fatto, la gestione di una delle più importanti risorse pubbliche a privati e, dunque, al mercato. Un atto scellerato che pare essere stato compiuto senza il coinvolgimento delle Regioni Basilicata, Puglia e Campania. Non è accettabile un governo che opera alla chetichella la privatizzazione della più importante risorsa lucana. Come non è accettabile l’impalpabilità del generale Bardi e della sua giunta rispetto alle scelte, maldestre, che provengono da Roma. Sono tutti patrioti, peccato, poi, svendere il nostro territorio al migliore offerente.
Ho, dunque, interrogato i ministri Zangrillo e Giorgetti per conoscere i motivi per i quali le Regioni non siano state coinvolte; se siano state ponderate le conseguenze dell’intervento legislativo per l’agricoltura e per tutti i cittadini che fruiscono dell’acqua potabile derivante dalle risorse idriche lucane.
E, ancora, per sapere quali conseguenze siano previste nell’ipotesi in cui Acquedotto Lucano e Consorzio di bonifica (i cui bilanci sono già negativi) non riuscissero a trovare un istituto di credito per rilasciare la fideiussione richiesta, ossia non riuscissero a garantire l’immediato pagamento della fornitura idrica, così come stabilito. Corriamo il rischio che qualcuna venga a chiuderci i rubinetti dell’acqua?
In attesa di risposte, non possiamo che deprecare l’ennesima nefandezza di questo centrodestra: la gestione dell’acqua non si privatizza. Sarà complicato tornare indietro, ma abbiamo l’obbligo di chiederlo a gran voce. Generale Bardi, si faccia sentire. E, insieme a lei, tra una foto e l’altra, provino a fermare questo scempio anche i parlamentari lucani della maggioranza al governo.