Inaugurata nella serata di sabato 7 luglio presso la Galleria Opera Arte e Arti in via Ridola a Matera la mostra “Strappi d’essai” di Mimmo Rotella, a cura di Laura Tommasi. In galleria sono esposte oltre 30 opere inedite del grande maestro Mimmo Rotella, dagli anni sessanta alla fine degli anni novanta: i suoi strappi, i suoi décollage, i suoi manifesti lacerati ci hanno insegnato a guardare la città come un luogo di creatività collettiva. Tra quei manifesti i prediletti da Rotella sono sempre stati quelli del cinema. L’artista si appropria dei volti degli attori, delle immagini simbolo dei film, delle scritte promozionali, di tutto ciò che concerne la materia cinematografica per dare forma alla sua esuberante creatività.
La fotogallery della mostra Strappi d’essai (foto www.sassilive.it)
Mimmo Rotella nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918. Compiuti gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 1945 si trasferisce a Roma dove, dopo gli inizi figurativi, elabora uno stile astratto-geometrico. Nel 1953, dopo un periodo di crisi creativa realizza i primi “décollage” nei quali, utilizzando i manifesti pubblicitari strappati dai muri della città e incollati sulla tela, prosegue inizialmente la sua ricerca astratta. A partire dal 1958 si dedica al “décollage” figurativo e realizza la serie Cinecittà usando i volti delle stelle del cinema e le figure dei manifesti cinematografici; Marilyn Monroe in particolare diventa un’icona della sua opera. Nel 1961 seguendo l’invito del critico Pierre Restany aderisce al movimento del Nouveau Réalisme e tre anni dopo di trasferisce a Parigi, dove elabora un procedimento che chiama “Mec-Art”, con il quale, proiettando immagini in negativo sulla tela emulsionata, realizza opere che espone per la prima volta nel 1965 alla Galerie J. In seguito continua la sua ricerca realizzando la serie degli “Artypo”, prove di stampa tipografiche scelte e incollate liberamente sulla tela. Nel 1975 realizza le prime “Plastiforme”: manifesti strappati posti su supporto di poliuretano.
Stabilitosi a Milano, negli anni ’80 da vita alla serie dei “blanks”, nei quali copre i manifesti con fogli monocromi, e a partire dal 1984 riprende a dipingere realizzando il ciclo di opere Cinecittà 2 e più tardi le “sovrapitture”, dove interviene pittoricamente sui manifesti pubblicitari. Espone al Centre Pompidou di Parigi e al Museum of Modern Art di New York nel 1990 e al Museo Solomon R. Guggenheim nel 1994. Nel 2000 nasce la Fondazione Mimmo Rotella, con l’obiettivo di favorire l’arte contemporanea e preservare l’opera dell’artista. Mimmo Rotella muore a Milano l’8 gennaio 2006.
OPERA Arte e Arti Via Ridola, 4- Matera INFO 335.7835212 info@operait.com
www.operait.com Ingresso libero – Orario: 11/13 e 18/20,30, lunedì e festivi esclusi
Mimmo Rotella: strappi d’essai. Nota di Luca Tommasi
Strappare i manifesti dai muri è l’unica rivalsa, l’unica protesta contro la società che ha perduto il gusto dei mutamenti delle trasformazioni strabilianti. Io incollo i manifesti, poi li strappo: nascono forme nuove, imprevedibili. Ho abbandonato la pittura da cavalletto per questa protesta. Se avessi la forza di Sansone incollerei Piazza di Spagna, con certe sue tinte autunnali, morbide e tenere, sui piazzali rossi al tramonto del Gianicolo (..) Ebbene si tratta di una ricerca; di una ricerca che si affida non all’estetica, ma all’imprevisto, agli stessi umori della materia. (Mimmo Rotella). Con queste parole Rotella negli anni cinquanta descriveva quella sua innovativa tecnica artistica che seppe ideare ed imporre per primo sulla scena artistica nazionale ed internazionale. Uomo del sud, nato a Catanzaro il 7 ottobre 1918, Rotella fugge dalla provincia per dare pieno sfogo alla sua creatività e nel 1945 sceglie la capitale come luogo in cui cominciare a far pittura. Al décollage giunge dopo esperienze figurative, espressioniste, surrealiste e soprattutto astratto-geometriche. Vince nel 1951 una borsa di studio che gli consente di soggiornare un anno negli Stati Uniti da principio come studente e quindi come artista ricevendo la commissione di un grande pannello murale che realizzerà con una tecnica astratto-geometrica.
Ritornato a Roma, l’artista vive un periodo di crisi. Si convince della morte della pittura e che bisogna quindi volgere verso qualcosa di nuovo e maggiormente al passo con i tempi. E’ il 1953, l’anno della svolta. L’artista vaga di notte per la città affascinato dal moltiplicarsi dei manifesti pubblicitari e cinematografici, testimoni di un nuovo tempo e di una nuova esigenza di comunicazione. I guasti della guerra sono alle spalle, siamo alla vigilia del boom economico; gli studios di Cinecittà che nella guerra erano stati trasformati in ricovero per gli sfollati, riprendono a produrre cinema, attraggono le grandi produzioni americane e Roma si popola di straordinari artisti, dive e coloratissime locandine realizzate, al tempo, dai migliori grafici internazionali.
La prima mostra tematica dedicata al cinema, dal titolo “Cinecittà”, ha luogo presso la Galleria J di Parigi nel 1962, dove l’artista espone tele recanti accattivanti locandine del cinema hollywoodiano a grandezza naturale.
“Nel contesto dinamizzato della lacerazione anonima, una bocca che si schiude al sorriso, un viso che affiora, un corpo che spunta, assumono un rilievo inaspettato, diventano altrettanti stimoli della visone, con un potere espressivo, che è portato al parossismo. Queste immagini-forza scaturite dai muri romani sono dotate, rispetto al loro stato originale, di una sovrappresenza che ne smaga il mito. Sono diventate più reali del mito che pretendevano di incarnare, più reali della realtà stessa: la star che è ‘scoppiata’ è infinitamente meno ‘star’ ma infinitamente più ‘donna’. Grazie a Rotella, Cinecittà lacerata è diventata una città aperta… “(Pierre Restany, Biennale di Venezia 1964).
Immagini-forza dice Restany, immagini intrise di forte carica espressiva che , sapientemente, isolate dall’artista, scendono dal muro per farsi più reali, godibili e consumabili. I divi del cinema escono dal mito, vengono desacralizzati, votati ad una nuova vita, e, resi più umani, si uniscono a noi. Quelle locandine, che altrimenti sarebbero state coperte da nuovi affiches, vivono una nuova fase della realtà grazie allo strappo che le decontestualizza.
Nel 1984 con la mostra Cinecittà 2 presso lo Galleria Marconi di Milano si celebra un ritorno al manifesto cinematografico dopo un periodo di diverse sperimentazioni e, rispetto ai primi décollages degli anni 60, la novità risiede in un contemporaneo apporto di pittura che l’artista utilizza talvolta per chiosare con scritte o evidenziare con taches di colore particolari dei manifesti lacerati, accostandosi così alle esperienze graffitiste americane.
Negli anni novanta e duemila il boom della moda e la crescita esponenziale della società massmediale informatico-spettacolare costituiscono linfa per Rotella che, con l’ardore e l’entusiasmo degli anni 60 affronta un’importante produzione di decollages, rileggendo con grande energia i brands pubblicitari, il cinema, e più generalmente il mondo dello spettacolo (si pensi anche al circo), e appunto la moda. Con grande originalità rinverdisce i grandi miti holliwodyani e, impossibilitato dal reperirli sui muri, si diverte a recuperare in giro per il mondo manifesti autentici dell’epoca rileggendoli e rioperando su di loro a oltre 30 anni di distanza. Lo fa sapendo che quelle immagini sono ormai diventate classiche quindi parte integrante della memoria visiva collettiva dei giorni nostri. Sono le opere che, esposte nel 2009 alle pareti della Galleria Civica Mariani di Seregno nella mostra Ciak Rotella, ammiccano e ci invitano ad ammirarle cristallizzate nel tempo ,icone di un’epoca passata ma ancora capaci di esercitare su tutti noi una strepitosa fascinazione.
Silenzio, motore, azione, ciak: Rotella !
Siccome una mostra è cultura, avete visto qualche nostro politico all’inaugurazione? Mi hanno detto che De Palo e Angelino non andranno perchè di strappi ne hanno visto abbastanza…