L’attivazione immediata della Commissione unica nazionale (Cun) del grano duro, l’apertura di un tavolo di concertazione di filiera per l’avvio delle misure di Granaio Italia e del Registro telematico, l’avvio di una campagna di promozione per la pasta 100% italiana, aiuti per 300 euro a ettaro per tre anni ai produttori di grano tenero. Sono i primi risultati ottenuti grazie alla campagna sostenuta da Cia Agricoltori Italiani, a sostegno dei produttori cerealicoli e a tutela dei consumatori con i cerealicoltori lucani insieme ai pugliesi in prima fila. A riferirlo è il dirigente Cia Basilicata e dell’Area cerealicoltori della confederazione Leonardo Moscaritolo che oggi ha partecipato con Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia e una delegazione guidata dal presidente nazionale Cristiano Fini all’incontro con il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. Al Ministro sono state consegnate più di 51 mila firme raccolte con una petizione e un dossier di richieste e proposte per salvare il grano e la pasta Made in Italy.
Le richieste – Per Cia è urgente stoppare le speculazioni commerciali sulla pelle dei produttori e dei consumatori, fermare chi spaccia grano estero piazzandolo come italiano e porre dei limiti all’arrivo indiscriminato sul territorio italiano di grani stranieri. Queste, alcune delle istanze al centro dell’incontro e contenute nel dossier che ha animato la petizione.
C’è un fermo “no” di Cia a chi non vuole riconoscere i costi minimi di produzione ai cerealicoltori e alle frodi che rovinano l’immagine di un prodotto simbolo dell’Italia, e un chiaro “si”, e subito, a maggiori controlli sull’etichettatura, al potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria e al Registro Telematico dei Cereali con avvio immediato. Inoltre, va prorogata a livello comunitario la sospensione dei dazi all’importazione su ammoniaca e urea. Fondamentale, poi, incentivare la ricerca pubblica e privata per garantire migliori rese e qualità, così come per favorire percorsi di aggregazione produttiva e organizzativa, inclusa l’ipotesi di una interprofessione dei cereali, con una specificità per il grano duro.
I dati – Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 560 a 330 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. Da mesi il prezzo è sceso in media del 40%, mentre quello della pasta sullo scaffale del supermercato è aumentato del 30%. Quanto ai costi di produzione, nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40% passando da circa 800 euro per ettaro a 1.400 euro. Con gli attuali prezzi di vendita gli agricoltori lavorano in perdita e si rischia sempre più l’abbandono della produzione Made in Italy, mentre crescono le importazioni dall’estero. In Italia, infatti, arrivano più di 2 milioni di tonnellate di grano duro all’anno per un fabbisogno dell’industria di 5,8 milioni di tonnellate complessive. L’ultimo rapporto Anacer registra un aumento del 6,3% delle importazioni totali dei cereali di granella, dovuto in gran parte alla crescita dell’import di grano duro, con +396 mila tonnellate nei primi 4 mesi del 2023.
Il grano, sottolinea Moscaritolo, è l’emblema di quello che sta accadendo a tutti i prodotti d’eccellenza dell’agricoltura italiana, con un abnorme ricorso alle importazioni che annichiliscono il lavoro straordinario dei nostri agricoltori, vessati da carichi fiscali, burocratici e da costi di produzione che mortificano i loro sacrifici. Senza contare gli effetti dei cambiamenti climatici e la mancata equa redistribuzione del valore lungo la filiera, che è sempre a danno del settore.