Vincenzo Menzella, già assessore all’urbanistica e ai Sassi del Comune di Matera, in una nota ripercorre il percorso che ha consentito alla città di Matera di diventare un brand a livello mondiale. Di seguito la nota integrale.
È in corso un buon lavoro retrospettivo sui Sassi in una fase che si presta a bilanci e a mature valutazioni critiche . Ciò ormai all’indomani della conclusione del ciclo di Matera Capitale che attende di essere compiutamente valutato. Lo sta facendo Repubblica anche mediante una pubblicazione di questi giorni che riassume una vicenda che ha origini antiche e si è distesa per decenni.
I Sassi erano un agglomerato di immenso valore storico e sociale, teatro di una umanità’ miserabile ed orgogliosa, testimonianza del genio contadino e della sua aspirazione a vincere le catene della soggezione. Erano insieme vergogna e dignità, dipendenza ed emancipazione. Il dopoguerra della democrazia repubblicana li avrebbe bonificati, “liberati” e poi salvati dal degrado ambientale. Con le leggi, le bonifiche, gli investimenti, la cultura . Una grande rivoluzione.
Ebbene sopratutto di questa grande storia, che coinvolse la cultura italiana e mosse l’ interesse di studiosi stranieri, dovremmo oggi parlare, evitando il falò delle vanità e la celebrazione di singoli Eventi , a partire dai quali i Sassi sarebbero stati guadagnati alla piena modernità.
Questo mi è parso di leggere finora nel dibattito preparatorio alla pubblicazione del fascicolo dedicato da Repubblica. Dibattito interessante, molto riversato su meriti veri e tuttavia troppo disattento alla ricchezza e pluralità di voci, esperienze, ruoli rivestiti che tanti giocarono fino ai successi dell’UNESCO e di Matera Capitale. Un esempio? Che può essere replicato da chiunque lo abbia esercitato?
Io fui accanto ad un ottimo Sindaco quale Saverio Acito, da titolare della delega all’urbanistica prima e ai Sassi subito dopo colui che in quegli anni appresto’ la delibera che attribuiva a Laureano il compito istruttorio che si concluse a Cartagena con la iscrizione dei Sassi nel Patrimonio della Umanità e a Restucci la elaborazione del manuale del Restauro che fu la guida preposta alla cura filologica del recupero.
Due passaggi molto delicati e significativi. Ma la mia fu una missione realizzata in piena cooperazione istituzionale e a corredo e in conseguenza di un grande successo collettivo. Il cui punto cardine fu rappresentato dalla approvazione della legge per il recupero e la rivitalizzazione dei Sassi. La 771 del 1986 che porti 100 miliardi ( in lire) a sostegno di cinque piani biennali di recupero.
La legge ebbe un chiaro, talvolta ignorato autore quale l’on. Viti che ne predispose il testo e associò la sua firma a quella di Colombo ch’era stato il padre della grande legislazione degli anni ’50. Condividendo la impresa con i deputati Cardinale Ruffolo ed Ermelli Cupelli. La 771 fu la madre di tutti i successi che sarebbero venuti e che meritano di essere celebrati. Ma furono stazioni di arrivo, non di partenza. La legge del recupero fu il frutto di uno sforzo cooperativo posto in essere da Viti mediante il sodalizio fra politica e cultura; protagoniste le migliori “scuole” della città, dei Giuralongo, Rota, Acito, Lamacchia, Restucci. E con loro c’era una città viva, coinvolta con partiti pienamente inseriti nel confronto di merito.
Legge di straordinaria importanza la 771 che attribui’ al Comune la centralità strategica nella gestione del recupero , restituendo alla comunità la piena responsabilità delle scelte urbanistiche e sociali. Si trattò di un salto nel futuro di enorme significato.
Sorvolare come spesso è accaduto sulla “madre di tutte le battaglie” significa stendere un velo su oltre mezzo secolo di storia civile, di maturazione intellettuale, di militanza e di lavoro a servizio di una città straordinaria.
Perciò il mio auspicio è che la storia venga raccontata tutta, senza omissioni. Altrimenti non verrebbe compresa, si ridurrebbe a fumetto propagandistico. Che andrebbe bene per una città turistica, non per una città storica che non a caso recita un ruolo di eccezionale rilievo e aspira a consolidarlo. Un ruolo cui ognuno di noi ha portato nel suo piccolo un seme che ha fruttificato.