Il consigliere comunale Pasquale Doria (Matera Civica) in una nota denuncia i disagi dei pendolari materani a seguito dei lavori in corso in piazza della Visitazione. Di seguito la nota integrale.
Pendolari, naufraghi dei disservizi
Non è una questione riconducibile ai soliti incivili. Sul prato sono costretti ad andarci, nonostante i divieti. L’aria si è leggermente rinfrescata, ma le temperature record dei giorni scorsi le ricorderemo a lungo. Per una parvenza di refrigerio hanno cercato riparo sotto gli alberi che si trovano davanti alla sede del Municipio. Non possono più aspettare i pullman accanto alla vecchia stazione delle Calabro Lucane, ora Fal. Sono in corso i lavori di sistemazione della piazza, dove qualche fetta d’ombra non era merce così rara e c’erano pure le pensiline e le panchine. Sul marciapiede a ridosso della casa comunale, invece, non c’è neppure uno straccio d’indicazione per la fermata dei bus diretti nei paesi della provincia. Ha funzionato il passaparola e adesso permane solamente la palpabile mestizia di un disagio difficile da mandare giù nel 2023. Intanto, accade che non possono rimanere appesi sul marciapiede e respirare ossido di carbonio a pieni polmoni e, così, invadono il manto erboso, per scampare a un’insolazione certa. Ma quale divieto si può intimare loro? Non sono maleducati, piuttosto disperati. L’imperativo categorico per quei nostri bistrattati concittadini è riconducibile solo alla necessità di evitare di finire al pronto soccorso.
All’altezza delle strisce pedonali, quelle che sbattono contro l’anonima facciata posteriore della pensilina/stazione ferroviaria, ho incrociato lo sguardo di un amico diretto a Ferrandina, visibilmente provato dal caldo, in attesa del mezzo che lo avrebbe riportato a casa a conclusione del suo turno di lavoro. Erano passate le 14 e il sole feroce del sud non aveva nessuna voglia di concedere le sue proverbiali e suadenti carezze. Carognescamente infieriva invece quasi alimentando fasci di fiamme addosso a quei malcapitati passeggeri boccheggianti, costretti a rimanere sospesi in una bolla di aria incandescente.
Lunedì, gli addetti ai lavori del meteo hanno registrato un’impennata della colonnina di mercurio che ha sfiorato quota 42 gradi. La disperazione era stampata a caratteri cubitali sui volti dei pendolari. Qualcuno era accasciato a terra, abbattuto dallo sconforto, steso sotto gli sguardi dei più giovani forse meno provati, eppure afflitti anche loro, avviliti da una sorta d’incomprensibile e immeritata punizione.
Volti carichi di smarrimento restituivano una forma di costernazione difficile da ignorare, era leggibile lo sgomento tipico di chi si sente escluso. Lo stesso scoramento che ho registrato sotto le abbondanti piogge di maggio alla fermata dei pullman a Villa Longo. Drammatiche anche lì le attese e un disservizio denunciato chissà quante volte, troppe, e che continua ancora oggi, nonostante sia tutto pronto già da tempo per evitare disagi così pesanti. Ma quanto costa una pensilina?
Sentimenti contrastanti di rabbia e reazioni senza sconti sgomitavano dietro l’angolo, voglia mal repressa di bestemmiare. Ma alla fine prevale la paura, un timore findato che viene da lontano e che parla l’inequivocabile lingua di nuove e dolorose forme di declino, quello dei nostri territori, mai liberati da una condizione di subalternità secolare. E mentre le Fal comprano due locomotori da 9 (nove) milioni di euro l’uno per percorre una manciata di chilometri di metropolitana leggera, che chissà quando e se realmente funzionerà, nel settore trasporti lucano i cittadini di serie B continuano a essere la regola, che le eccezioni non sappiamo neanche dove stanno di casa.
Non ho neppure voglia di sollevare l’indice accusatore, la pratica della lamentazione non mi ha mai convinto più di tanto e quelle altrui già da tempo mi hanno stancato. Segnalo il problema a chi ha mezzi, competenze e buona volontà per risolverlo. Lo scoramento, intanto, me lo porto a casa, ha il sapore bruciante di uno schiaffo in pieno viso di cui serberò impressi a lungo i segni, ma non per tacere, scrivo per questa ragione, perché non ho potuto fare finta di non vedere e queste parole forse non risolveranno nulla, ma quella non dichiarata forma di protesta non può non riguardare anche ognuno di noi, nessuno escluso.
Lug 27