Gli artigiani del legno hanno un nuovo contratto nazionale. Dopo oltre un anno e mezzo di trattative, l'11 ottobre scorso le parti sociali hanno raggiunto un accordo che rinnova la parte economica del contratto, scaduta il 31 dicembre del 2004, e la parte normativa del settore vecchia invece di dieci anni. Il nuovo contratto riguarda dunque oltre 70 mila imprese del legno e 150 mila lavoratori la cui intesa con le organizzazioni datoriali rappresenta un segno di discontinuità rispetto a quanto accade su altri tavoli negoziali dell'artigianato. Sui trattamenti economici era stato siglato nel 2004 un accordo ponte tra le parti, mentre la contrattazione si è fermata per due anni in attesa del rinnovo del sistema di relazioni sindacali conclusosi nel febbraio dello scorso anno. Quello del legno apre, secondo le imprese, una «nuova stagione» nella contrattazione tra pmi e sindacati in vista anche dei rinnovi contrattuali delle altre categorie. Un accordo particolarmente sofferto che ha visto alla fine le imprese rendere disponibili sul tavolo della trattativa le risorse necessarie a dare risposta a parte delle richieste economiche presentate concedendo, in due tranche, 102 euro sui 103 richiesti dal sindacato sul cosiddetto addensamento, ovvero la fascia contrattuale dove si concentra la maggior parte dei dipendenti. «Ogni trattativa contrattuale comporta necessariamente una disponibilità alla mediazione, che in questo caso doveva anche tener conto della lunga carenza contrattuale e che, comunque, ci ha consentito di chiudere in modo soddisfacente l'accordo su molti altri aspetti normativi che avrebbero avuto ulteriori e più pesanti ricadute economiche – afferma Leonardo Montemurro, Segretario Regionale CNA – . Il nuovo contratto nazionale prevede, tra l'altro, una durata massima dell'orario di lavoro di 48 ore medie settimanali, calcolate su base quadrimestrale. Il nodo delle trattative era però costituito dai criteri di calcolo della paga degli apprendisti, storicamente colonna portante dell'artigianato italiano, la cui retribuzione era stata modificata dalla legge Biagi, per una volta strenuamente difesa dai sindacati dei lavoratori. L'intesa consente infine la cosiddetta multiperiodalità per il normale orario di lavoro, salvaguardando il ruolo della contrattazione collettiva regionale che ne deve disciplinare le modalità. Prossimo passo dunque saranno gli accordi regionali, secondo binario della contrattazione del mondo dell'artigianato. Con il comparto legno sono dunque quattro i contratti rinnovati dopo quelli di grafici, edili e trasporto merci, mentre sembra ancora lontano un accordo sui metalmeccanici, che riguarderebbe anche impiantisti, autoriparatori, odontotecnici, orafi e argentieri, il cui tavolo di trattative in vista di riapertura. Anche qui al centro dello scontro resta l'apprendistato. «E’ un nodo che blocca ancora gli aumenti per l'80% dei lavoratori del comparto», conclude Montemurro, «e che sarà quindi un banco di prova per vedere quanti vorranno realmente entrare in una nuova stagione della contrattazione».
Ott 23
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