Aned attacca assessore regionale Fanelli: “A Fanelli non interessa la prevenzione delle malattie renali. Preferisce che i nefropatici finiscano in dialisi con un aumento dei costi umani, sociali e sanitari”. Di seguito la nota inviata dal presidente Donato Andrisani.
“Vorremmo un mondo senza dialisi. Fermare la Malattia Renale, una sfida che oggi si può e si deve affrontare”. Era il titolo di una tavola rotonda che si svolse nel settembre 2016 presso la Biblioteca del Senato a Roma, durante la quale fu sottoscritto un documento condiviso di proposte e impegni tra Aned, il Ministero della Salute, la Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, l’Assessorato alle Politiche per la Salute dell’Emilia Romagna e i migliori esperti della Società italiana di Nefrologia.
Obiettivo? Prendere coscienza e consapevolezza che le malattie renali rappresentano una vera epidemia, affinché condizionino il pensiero collettivo, indirizzandoci tutti verso la prevenzione con una determinazione nuova e una agire diverso, accanto ai temi classici della dialisi e del trapianto.
E’ lo stesso obiettivo che persegue la Regione Basilicata? Nutriamo forti dubbi!
Fanelli e il suo dg sono arroccati nel loro fortino, insensibili al carico di rinunce, sacrifici e solitudine che sopportano i dializzati e le famiglie, rifiutano ogni confronto nonostante le nostre costanti denunce e sollecitazioni, affaccendati in altre questioni.
Eppure le malattie renali croniche hanno una prevalenza davvero allarmante, visto che quasi il 10% della popolazione italiana soffre di una patologia ai reni. Ma soprattutto generano complicanze gravi, sia perché sono il preludio verso lo stadio finale della funzionalità renale laddove dialisi e trapianto costituiscono i trattamenti di prima scelta, sia perché amplificano il rischio di patologie cardiovascolari e non solo.
Oggi abbiamo a disposizione numerosi e importanti strumenti di lavoro: Piano Nazionale della Cronicità, DPCM sui LEA, Documento di Indirizzo per la malattia renale cronica, linee guida ISS: Identificazione, prevenzione e gestione della malattia renale cronica nell’adulto”, Progetto PIRP Emilia Romagna, Programma Nazionale Donazione Organi del CNT, Piani Diagnostici Terapeutici Assistenziali per l’insufficienza renale (PDTA). Ora si tratta di implementare ciò che è stato scritto, per orientarci tutti verso il fine della prevenzione delle malattie renali e della riduzione delle persone che ogni anno arrivano alla dialisi.
Su questo fronte comune le buone pratiche, la ricerca, l’attività clinica e la partecipazione dei pazienti e dei loro familiari, l’impegno dei politici e degli amministratori, possono concorrere strategicamente alla realizzazione di questo ambizioso e importante obiettivo.
E’ la difesa del sistema pubblico universalistico costituisce la condizione essenziale per assicurare a tutti cure adeguate e uniformità nell’esercizio del diritto alla salute, elemento che emerge in maniera chiara dal documento firmato a Roma.
Cosa fare dunque concretamente? Un passo decisivo spetta agli amministratori delle Regioni, di fatto protagonisti nel realizzare quanto è stato già scritto.
Dopo l’elaborazione e approvazione del PDTA, è necessario riconvocare con urgenza il gruppo di lavoro di nefrologia e dialisi, di cui fa parte anche Aned, istituito presso la Regione Basilicata, che deve occuparsi di tutte le criticità presenti nel settore della nefrologia, dialisi e trapianto di organi e tessuti e proporre soluzioni concrete per uscire dallo stallo in cui ci troviamo.
Estrarre ed elaborare informazioni già presenti, ad esempio i dati dei laboratori analisi, utili per la formazione di statistiche ai fini epidemiologici e, quindi, alla programmazione sanitaria.
Prevenzione primaria, diretta alla modificazione dei fattori di rischio; prevenzione secondaria, volta all’identificazione dei fattori di rischio (iperglicemia, ipertensione, obesità ecc.) e alla modifica degli stili di vita e con interventi terapeutici specifici; prevenzione dell’ulteriore progressione della MRC nella popolazione con diagnosi certa.
Garantire la presa in carico precoce del paziente con malattia renale, che si è dimostrata in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti con un considerevole risparmio economico per il sistema pubblico.
Assicurare la continuità assistenziale, tenendo conto delle molteplici manifestazioni della MRC e delle comorbilità con percorsi di gestione integrata, che realizzino il pieno coinvolgimento di più figure professionali, dai medici di medicina generale agli specialisti di altre discipline, nono solo nefrologi ma anche cardiologi e diabetologi, infermieri, dietisti, psicologi, così come previsto dal documento di indirizzo per la malattia renale cronica e il piano nazionale della cronicità.
Costituire la Rete Nefrologica con attenta valutazione della dotazione di risorse umane e strumentali e delle prestazioni sanitarie eseguite da ogni centro dialisi.
Offrire ai pazienti tutte le modalità di trattamenti sostitutivi della funzione renale: dialisi ospedaliera, domiciliare, programmi di trapianto renale da vivente e da cadavere.
Sono solo alcune delle azioni da mettere in campo.