Osservazioni Ionio Prime srl, Mediterraneo No Triv e No Scorie: Chiesto al MITE-CP il rigetto del progetto non fattibile tecnicamente e ambientalmente su area ad alta criticità ambientale. Di seguito la nota integrale.
La regione Basilicata oltre ad essere la prima regione italiana per sfruttamento di gas e greggio è la regione più sfruttata con la più alta percentuale di impianti di eolico sul territorio nazionale pari al 25,0% (secondo i dati Terna elaborati dal Gse) senza che i cittadini ne abbiano alcun vantaggio. L’ambientalismo speculativo e la transizione solo a carico delle popolazioni locali è pura ideologia che non si può accettare nel nostro piccolo e unico ecosistema marino golfo storico di Taranto. In poche parole, in aree sfruttate e inquinate non si può chiedere e fare di più perché è la stessa natura che non lo permette, la conoscenza dei luoghi non ha nulla a che fare con la promozione dell’ambientalismo a progetto.
Nello specifico il progetto ci è sembrato subito essere fatto solo sulla carta senza avere la conoscenza dei territori e degli ecosistemi. Questo lo abbiamo capito al nostro primo rilievo sulla spiaggia più erosa dell’arco jonico , il progetto ha previsto l ‘approdo della cabina giunti e sottostazione su un area che purtroppo è già diventata spiaggia e l’acqua del mare vi capolino normalmente, l’area di per se è già antropizzata da scarico nucleare , pozzo di gas non ancora caratterizzato ,ma la cosa più grave è che l’area sotto l’Itrec è inquinata ed è sotto caratterizzazione per la presenza di cromo esavalente e trielina(certificato da Arpab).
Ci sarebbero poi i beni archeologici di terra (Tratturo del re, fiume greco Rivolta e porto di Siris da portare alla luce) o i piani di sviluppo turistico del comune di Rotondella, mentre invece l ‘unica cosa che andrebbe fatta subito oltre le bonifiche è fermare l ‘erosione costiera. I 60 Km di cavidotto di altissima tensione da scavare in doppia trincea per raggiungere Aliano nelle nostre strade comunali, provinciali, statali già dissestate e insicure. Dai documenti (solo ipotesi concettuali) presentati le aree marine e le aree del cavidotto rischierebbero di essere interdette con limiti per il transito, la pesca, l’ancoraggio (altro che cozze e gite con le barche alle pale eoliche). Nel cumulo di ben tre progetti già presentati al Mite più le istanze e i permessi di ricerca petrolifera (le pale eoliche non escludono le trivelle) il golfo di Taranto diventerebbe pericolosamente delimitato alle attività marinare e allo stesso transito.
Il paesaggio poi sarebbe modificato definitivamente, sono pale alte 268 mt (circa l ‘altezza del comune di Montalbano Jonico) ben visibile da oltre 20 Km dalla linea costa, le simulazioni dalla spiaggia sono smentite da quelle relative ai piani di osservazioni che salgono gradualmente nel golfo, soprattutto dai monumenti storici presenti. Ci hanno tolto i treni e mai sviluppato la navigazione via mare o via aerea, i turisti (a cui va dato un premio solo perché ci raggiungono in macchina ) ci scelgono perché ancora c’è quella in-contaminazione storica fatta di bellezze dei luoghi, paesaggi ,cultura e gastronomia , togliere la bellezza dei luoghi significa diventare un qualsiasi posto anonimo senza interesse e perdere i turisti che ci visitano e fanno economia (circa 1,2 milioni di presenze in 32 Km di costa Jonica secondo Apt senza che il territorio abbia mai avuto promozioni istituzionali )
Non ci siamo ancora immersi nelle acque del golfo, nella flora, nella poseidonea e fauna marina oltre che quella presente sulla costa e nel progetto non c’è traccia degli impatti ambientali nelle fasi di ricerca, realizzazione e funzionamento dell’impianto, delle caratteristiche dei fondali che sono vivi anche a grosse profondità e dove non vi è vita ci sono i vulcani dello Jonio. Parlare dei beni archeologi sommersi non ancora portati alla luce è superfluo nel mare più antico della magna Grecia. Scoprire poi che oltre a tartarughe e delfini anche le balenottere diventano stanziali , con riferimento alle balenottere più grandi al mondo avvistate di recente, conferma che il golfo di Taranto è un ecosistema unico nel mediterraneo. Oltre le balene anche le gru che popolano l’Europa centrale e settentrionale passano da noi proprio nel tratto del golfo dove si vorrebbero installare gli impianti eolici. Un luogo benedetto Dio dove le sue creature ci ricordano di non distruggerlo e che esiste una identità storica e culturale che molti sembra abbiano dimenticato.