Stellantis Melfi, Uilm: “Si passi dalle parole ai fatti”. Di seguito la nota integrale.
Si chiude un lungo mese di agosto che, ahinoi, ha visto il succedersi di tutto ed il contrario di tutto.
Riteniamo, ancora una volta, necessario provare a ripercorrere un po’ di tappe soprattutto per coloro che volontariamente o mistificamente dimenticano la realtà:
in primis, il passaggio alle vetture elettriche nel 2035 non lo ha voluto il sindacato ma la politica europea;
lo stop ai motori Euro6 al 31 dicembre 2025, che hanno garantito la continuità produttiva dell’intera filiera automobilistica italiana e non solo, non lo ha voluto il sindacato ma la politica europea.
Fatta questa premessa d’obbligo, come Uilm, a partire da giugno 2021, abbiamo sottoscritto il primo accordo in Italia che vedrà e che vede lo stabilimento di Melfi produrre autovetture elettriche; all’epoca questa fase di cambiamento dall’endotermico all’elettrico doveva essere accompagnata e dovrà essere accompagnata per noi dalla produzione di autoveicoli Euro6; se così non dovesse essere ci troveremo di fronte ad un vero e proprio disastro industriale.
Da parte nostra, oltre all’accordo di giugno 2021, si è riusciti a sottoscrivere un ulteriore accordo che prevede la realizzazione di un ulteriore modello elettrico, il quinto, a Melfi.
Ma tutto ciò non basta per accompagnare una rivoluzione industriale che purtroppo registra meno componentistica, meno ore di lavoro e dunque che cosa bisogna fare?
Noi più di un anno fa lanciammo la nostra idea industriale: il nuovo Patto per Melfi.
Il Patto per Melfi, al netto delle responsabilità di qualcuno, riteniamo che sia l’unica strada percorribile per provare a salvare quell’area industriale senza demagogia di sorta o pseudo raccolte firme.
Il Patto per Melfi significa mettere a sistema le nuove scelte industriali a partire dall’elettrico ma non solo, lo stesso va accompagnato con nuovi investimenti e nuove opportunità industriali che potranno andare oltre il confine automobilistico.
Dunque il passaggio all’elettrico è un passaggio non solo di slogan ma qualcosa di epocale e strutturale per l’intera industria dell’automotive; gli studi che si susseguono certificano almeno il 30% di riduzione di posti di lavoro.
Pertanto, anche qui, scandalizzarsi per gli accordi di uscite incentivate è solo demagogia.
Invece tutti, da destra a sinistra al centro se ancora esiste un’idea, bisogna lavorare affinché il paventato accordo, preannunciato dal ministro Urso con la Regione Basilicata e Stellantis, sia un accordo che possa garantire l’intera filiera, aziende dell’indotto e logistica compresa, facendo un vero patto dove i lavoratori seguano il nuovo lavoro perché l’elettrico dovrà essere una opportunità nuova per la Basilicata e ciò si potrà realizzare creando le giuste condizioni industriali, infrastrutturali e normative.
Noi come UILM, negli ultimi tre anni, abbiamo lavorato incessantemente affinché questo possa accadere ma purtroppo in Basilicata, specialmente in questa fase storica dell’avvicinarsi delle regionali del 2024, vediamo più tifosi che ragionamenti di merito.
Non permetteremo a nessuno di utilizzare questo momento storico ai fini personalistici.
A partire da giovedì 31 agosto, con la convocazione dell’attivo di tutti gli RSA RSU di Melfi, rilanceremo la nostra azione sindacale partendo proprio dall’ultimo accordo di luglio 2023 che prevede, nel mese di settembre, il primo incontro di verifica e di illustrazione dei futuri programmi produttivi ed occupazionali ma soprattutto chiederemo conto dei nuovi appalti affinché vengano salvaguardati i livelli occupazionali dell’indotto di Melfi.
È fondamentale e non più procrastinabile un confronto sul merito e nel merito circa la realizzazione di un protocollo regionale sull’auto che garantisca complessivamente il sistema degli appalti, della localizzazione degli stessi e dunque il lavoro ed i livelli occupazionali.
Questo è il lavoro che faremo con chi ci sarà con noi perché non abbiamo mai avuto paura di metterci la faccia ma soprattutto l’impegno per salvaguardare il lavoro ed i lavoratori in Basilicata.