Nicola Pavese, Presidente dell’Associazione “Matera Ferrovia Nazionale” in una nota affronta un tema particolarmente sentito dalla popolazione lucana, quello che riguarda le infrastrutture per le aree interne”. Di seguito la nota integrale.
“In una terra come questa le opportunità mancano perché è difficile raggiungerla”, sono le parole con le quali la premier Giorgia Meloni si rivolgeva ai cittadini di Matera in occasione di un comizio (settembre 2022) nella Città dei Sassi. Parole alle quali la Regione Basilicata non ha dato alcun seguito, lasciando vasti territori nell’abbandono di sempre. Il dibattito sulle aree interne del Mezzogiorno, quindi, è un tema di grande attualità che ci riguarda direttamente. Pertanto, come presidente dell’Associazione “Matera Ferrovia Nazionale” desidero esprimere il disappunto ed evidenziare la nostra lungimiranza e soprattutto i diritti dei Lucani.
Infatti, malgrado il Pnrr, si assiste a una desolante rinuncia di un necessario programma di modernità e di sviluppo delle infrastrutture che farebbe pensare anche a una scarsa capacità progettuale della Regione Basilicata. Si respira un’aria svogliata perché anche in questa legislatura sono state tradite le aspettative e le promesse di cambiamento. E proprio in Basilicata si assiste a una gestione approssimativa del servizio pubblico, con territori contrassegnati dalla totale mancanza di treni e dall’estemporaneità del servizio sostitutivo. Frequenti ritardi e criticità sono per la nostra politica contingenze “normali” in una regione dove le strade e le ferrovie rappresentano ancora la parte più fragile e spiegano il nostro sottosviluppo. Nella gente c’è molta sfiducia per i collegamenti insufficienti verso i centri più popolosi della regione e il resto d’Italia,e per la mancanza del minimo concetto di “rete”. Gli interventi (realizzati finorao al momento in corso) non sono all’altezza delle aspettative generali, relegando la gente a una lunga serie di disservizi e in una condizione ben lontana dalla rinascita e dal rilancio. Basti pensare a Matera e alla sua provincia, ma anche alle terre della Valcamastra, del Serrapotamo, del Lagonegrese, del Pollino e altre, dove le ferrovie sono completamente assenti privando le diverse aree della regione anche del trasporto delle merci, che potrebbe agevolare le esportazioni delle imprese.
Il Piano strategico regionale (lontano da ogni prospettiva di sviluppo e di crescita) non affronta quindi i veri problemi del passato che determinano il penalizzante isolamento di oggi, così come la mancata coesione territoriale e sociale, la desertificazione delle aree interne e l’emigrazione (nel 1961 in Basilicata eravamo 644.000 abitanti, attualmente poco più di 400 mila). Fenomeni seri quindi che spiegano anche la disoccupazione presente, la povertà e il dissesto idrogeologico. In pratica, consegneremo ai nostri giovani un territorio dove è oggettivamente difficile vivere, eper le aziende, fare investimenti.
E’ chiaro che la collettività ha non poche “colpe” per le scelte politiche (sia pure democratiche) effettuate finora.Adesso si spera in un futuro diverso, con persone più responsabili e affidabili Ma non si può non riconoscere che tra Salerno e Taranto e per l’assenza di percorsi trasversali nelle aree interne la situazione è grave e sottovalutata perchè non si prevedono gli attesi ammodernamenti e una concreta velocizzazione delle linee più importanti. Situazioni che dimostrano anche l’incapacità degli attuali amministratori Regionali di saper cogliere le diverse opportunità europee. E tutto ciò è paradossale in una realtà che ha bisogno di investimenti e dove comunque sono presenti risorse importanti come petrolio, gas, acqua, mare, boschi, paesaggi, musei, aree archeologiche e luoghi di un certo interesse storico, artistico e monumentale. Risorse che (con le royalty) avrebbero dovuto favorire lo sviluppo sociale, economico e turistico. Invece, le istituzioni continuano a distinguersi per il loro immobilismo e soprattutto per la difesa del “Potere” ad ogni costo. Pertanto, risultano lontane sia dai fabbisogni reali dei cittadini sia dalle precise esigenze delle imprese e del turismo moderno e attrattivo. Né si può pensare di risolvere i problemi con qualche treno storico, con un ipotetico Piano Marshall o con la disperazione del migranti.
Va detto che i Fondi europei assegnati alla Regione Basilicata sono utilizzati soprattutto in aree circoscritte, che sono quelle che interessano elettoralmente i nostri esponenti politici. Gente mediocre e privilegiata che si muove senza risultati concreti sul segmento Roma-Basilicata e si fa vedere nel fine settimana solo per fare propaganda e non trascurare la clientela più affezionata. In questo modo la Regione distribuisce (con grande generosità) esigui ma diffusi sostegni, all’interno di una realtà che resta comunque debole e arretrata. E non sono pochi persino gli amministratori comunali che si “accontentano” delle briciole Regionali per eventi culturali e popolari estivi, dove i “Potenti” sfilano dietro le processioni e sui palchi in cerca di consensi e approvazioni.
I dati Istat, SviMez, Cgia e il Pil regionale confermano queste osservazioni che non dovrebbero essere accompagnate dalle consuete recriminazioni e rimpianti della gente. I veri problemi delle aree interne del Sud, (vocate soprattutto alla zootecnia, al turismo di prossimità, alla forestazione e all’agricoltura) derivano sicuramente dallo scarso peso demografico ma anche da una classe politica e dirigente decisamente inadeguata, insensibile e superficiale perché le diverse questioni continuano a rimanere irrisolte. Difficoltà che, se affrontate e risolte (almeno in parte), ci consegnerebbero una realtà diversa, innanzitutto con interventi omogenei ed equamente distribuiti su tutto i territorio regionale. Servirebbero quindi scelte diverse da quelle finora effettuate e capaci di migliorare la qualità della vita e la funzionalità dei servizi esistenti. Si continua invece a puntare sull’assistenza parassitaria e clientelare, e in questo scenario rientrano anche i ritardi ferroviari e stradali della sonnacchiosa e indolente Matera. Tant’è che nell’area industriale di Jesce (al confine con Altamura e Santeramo) è presente una nuova azienda ferroviaria (la MerMec) che potrebbe procurare (con appena 30 km di rotaie statali) nuove opportunità turistiche, occupazionali e produttive a tutta la regione favorendo il collegamento della Città dei Sassi con la ferrovia Bari-Taranto. Città con strategici porti mercantili sia per le rotte commerciali verso Suez e Gibilterra sia per il turismo culturale a ambientale a cui puntano Matera e il Meridione. Ebbene, al recente incontro pubblico della proprietà dell’azienda con il ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, brillavano per la loro assenza le maggiori autorità Regionali lucane e Comunali materane (al contrario di quelle pugliesi). Quasi che non ci fossero problemi veri da illustrare al ministro. E ci riferiamo non solo ai collegamenti ferroviari con Gioia del Colle e Ferrandina, ma anche alla richiesta del nuovo tracciato ferroviario Auletta-Potenza-Metaponto(sollecitato dall’associazione lucano-campana Svimar). Così come le connessioni di Maratea-Lagonegro-Grumento con Bari, Taranto, Metaponto, Potenza, Melfi, Foggia e Matera. Insieme al rilancio delle ferrovie Ofantine edel Metapontino che potrebbero determinare opportunità turistiche e lavorative. Da noi le ferrovie sono state dismesse (o non realizzate!) nei primi decenni del Novecento,abbandonando al loro triste destino le aree interne. Mentre la politica, sorda e cinica, continua ancora oggi a remare contro lo sviluppo e la modernità.