Continua la raccolta firme nei comuni lucani e nei luoghi di lavoro per sottoscrivere la lettera aperta che la Fiom Cgil, unitamente alla CGIL Basilicata e alla CGIL di Potenza, invieranno al presidente della Regione Basilicata, a Confindustria e ai vertici di Stellantis per chiedere certezze sulle prospettive future dell’automotive nella transizione energetica, sui futuri scenari nello stabilimento di Melfi, sulla situazione produttiva e occupazionale, sulle condizioni di lavoro, salute e sicurezza a seguito dell’accordo del 12 luglio che la Fiom Cgil non ha firmato. L’invito è rivolto alla società civile, alle associazioni, ai sindaci del Vulture Melfese, ai partiti, alla Chiesa. La Fiom Cgil crede che la vertenza Stellantis, per gli impatti che ha sul territorio, la cui economia è trainata dall’automotive e dove lo spopolamento è diventata una vera e propria emergenza, sia una vertenza di carattere regionale e nazionale. Banchetti si terranno in diversi comuni lucani dal 3 settembre fino al 5 ottobre (Rionero in Vulture, Avigliano, Pietragalla, Ripacandida, Rapolla, Villa d’Agri, Venosa, Senise, Lauria, Potenza e Matera). Agli incontri verranno anche illustrate le motivazioni alla base della manifestazione nazionale indetta dalla Cgil insieme alle associazioni per il 7 ottobre.
Di seguito il testo della lettera:
Egregi,
siamo a scrivere questa lettera per affrontare le condizioni di crisi che sta attraversando l’area industriale di Melfi, Stellantis, componentistica e logistica, e per trovare soluzioni concrete ad una situazione che va avanti da troppi anni.
Una crisi che ci ha visti coinvolti in questi ultimi anni, costretti ad affrontare troppi sacrifici che hanno comportato un peggioramento della vita lavorativa, ma anche un impatto notevole sulla nostra vita privata e familiare.
L’utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali, l’inasprimento delle condizioni di lavoro, con l’aumento dei carichi di lavoro, l’aumento della velocità dei ritmi di lavoro e la riduzione delle pause, in aggiunta al mancato rispetto delle condizioni minime di igiene e spesso di salute e sicurezza nelle nostre fabbriche, sono le condizioni in cui da troppi anni stiamo vivendo.
Nonostante tutto questo, per il senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto a partire dal 1993 da quando è stata avviata la produzione dello stabilimento, per la necessità di mantenere un salario che potessero rispondere alle esigenze familiari, abbiamo superato ogni ostacolo e resistito a condizioni davvero poco dignitose, abbiamo comunque acquisito professionalità e prodotto auto esportate ovunque, conferendo i migliori pregi a livello nazionale.
Tutto questo non è servito a dare un vero riconoscimento al nostro lavoro, oggi siamo in una condizione di precarietà e di rischio per la perdita del posto di lavoro, nessuno è escluso da questa condizione.
Chiediamo che si apra un confronto che possa mettere in luce le nostre preoccupazioni e dare risposte in termini di garanzie occupazionali, fermare le troppe trasferte che mettono in difficoltà intere famiglie, perché sono dei licenziamenti mascherati, che vengano superati accordi che non danno garanzia future e che non garantiscano il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, accordi che non abbiamo condiviso e che non garantiscono la tenuta occupazionale dell’intera area industriale di Melfi.
Siamo convinti che la transizione elettrica si dovrà effettuare per il bene del paese e del ecosistema, ma ci sono opportunità che dovranno essere colte per affrontare una trasformazione dell’industria, non si possono far pagare a noi lavoratori i ritardi delle imprese, rispetto ai mancati investimenti, ricerca e innovazione, si deve invece programmare un piano straordinario che garantisca l’occupazione, politiche industriali, nuovi ammortizzatori sociali, riduzione orario di lavoro a parità di salario, turnover occupazionale, formazione.
Chiediamo un vero confronto con il sindacato che rappresenta i lavoratori e i loro diritti.