Matera celebra per l’80° anno consecutivo l’anniversario dell’insurrezione della città di Matera contro le truppe di occupazione naziste e commemorazione delle vittime e dei caduti.
Il programma ha previsto la deposizione di una corona di alloro al Cippo via Lucana e la deposizione di una corona di alloro sulla lapide in via Lucana presso il palazzo ex Società Elettrica con le letture affidate a Bartolomeo Tota e la deposizione corona di alloro sulla lapide in via Cappelluti posizionata sulla facciata dell’immobile della Camera di Commercio con letture affidate ad Angela Pietrocola.
A seguire la Santa Messa celebrata da Monsignor Pino Caiazzo nella Chiesa di San Francesco d’Assisi.
La cerimonia si è conclusa in Piazza Vittorio Veneto con l’onore ai Caduti e la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti da parte delle autorità (sindaco Bennardi, presidente Provincia di Matera Marrese, Prefetto Copponi). Presenti anche il presidente del Consiglio di Matera, Antonio Materdomini, gli assessori comunali Tiziana D’Oppido e Angela Mazzone, il consigliere comunale Francesco Lisurici. In piazza anche le delegazioni delle forze dell’ordine, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e della Croce Rossa Italiana.
La corona del Monumento ai Caduti di piazza Vittorio Veneto è stata deposta da 2 carabinieri in GUS del Comando Provinciale Carabinieri di Matera.
Sono intervenuti l’attivista di diritti umani Pegah Moshir Pour, Vincenzo Calò per la segreteria nazionale ANPI e coordinatore ANPI Area Centro-Sud, il presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese, il sindaco di Matera Domenico Bennardi.
Nel pomeriggio si svolge il Consiglio Comunale aperto nella sala Pasolini mentre nella sala degli specchi di Palazzo Malvinni Malvezzi è stato organizzato un convegno con la presenza delle delegazioni ANPI di tutta Italia. L’incontro è stato introdotto da Michele Petraroia per l’ANPI nazionale e ha previsto la presentazione di due libri con i relativi autori: “1943. Guerra e liberazione” di Pasquale Martino, Pasquale Trizio, Pasquale Doria. (edizioni Radici Future, 2023), La scelta difficile. Nicola Panevino. il giudice partigiano” di Emilio Chiorazzo (Edigrafema, 2021)
In serata nell’Auditorium Gervasio dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli affidato a Kevin Ramaglia è stato proposto al pubblico “Il genio di Beethoven”, concerto dell’Orchestra Sinfonica di Matera.
80° anniversario 21 settembre 1943, Intervento Presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese
Saluto le illustrissime Autorità Civili, Militari e Religiose, le associazioni combattentistiche, l’Annpi, i rappresentanti sindacali, le scuole e tutti i presenti.
Come tutti i momenti di rievocazione, anche quello odierno genera emozioni, forti vibrazioni del cuore e dell’anima, tanto più forti quando si commemorano i caduti.
Siamo al cospetto di una ricorrenza che narra il sacrificio di vite umane per il bene comune e questo rende meno facile contemperare la naturale propensione a commuoversi con la sacrosanta necessità di onorare quelle gesta indelebili, vere e proprie pietre miliari sul percorso della nostra memoria collettiva e della nostra storia comune.
Oggi celebriamo una ricorrenza importante, in ricordo di coloro che hanno dato la propria vita per l’affermazione degli ideali democratici. Celebriamo la memoria e l’onore in ricordo di chi seppe ribellarsi alla barbarie, con l’auspicio che non si ripeta mai più.
Matera ha vissuto, suo malgrado, la drammatica vicenda dell’eccidio del 21 settembre del 1943, quando morirono alcuni cittadini che si ribellarono ai tedeschi: la nostra fu la prima città dell’Italia meridionale a ribellarsi all’oppressione nazifascista. Siamo qui per onorare quelle gesta, per sottolineare il coraggio di chi ritenne, giustamente, di insorgere contro la dittatura e l’ingiustizia, perché questa città ha sempre fatto della libertà il segno distintivo della sua storia.
Ma siamo qui anche e soprattutto per ricordare perché è importante che si parli della nostra storia e di quanto avvenuto soprattutto in taluni periodi, affinché il ricordo si trasformi in conoscenza da trasmettere alle giovani generazioni.
E’ importante sotto vari aspetti.
In primo luogo ai fini della conoscenza, perché se conosciamo la nostra storia e da dove veniamo sapremo meglio capire chi siamo e dove siamo diretti, affinché si possano evitare quegli errori commessi nel passato.
C’è poi un dato per così dire temporale. Mentre, infatti, fino ad ora alcune delle persone che hanno vissuto quegli eventi erano vive e, quindi, potevano raccontarceli direttamente e con dovizia di particolari, con il trascorrere degli anni sarà più difficile trovare testimonianze dirette. Dobbiamo, quindi, essere noi a tenere viva la memoria storica e tramandarla ai nostri giovani, per educarli allo sviluppo del pensiero critico con l’intento di rileggere gli eventi obiettivamente e con onestà intellettuale.
Molte di quelle vittime erano giovani, a cominciare da Vincenzo Luisi che aveva appena 16 anni: un dato, questo, che ai nostri ragazzi non deve sfuggire, per ricordare loro che l’attuale condizione di persone libere di crescere in democrazia la dobbiamo proprio a chi, come Luisi e gli altri che perirono durante la Resistenza, sacrificò la propria vita a questi ideali.
Ed è proprio ai giovani che voglio rivolgermi, prendendo spunto da due elementi che più mi hanno colpito nel rileggere gli eventi di quei giorni.
Il primo riguarda il motivo che spinse i materani alla ribellione: l’ennesimo saccheggio della propria città da parte dei nazisti. Il messaggio che si coglie e che io voglio trasmettere a voi è questo: non lasciatevi depredare della vostra terra, delle vostre risorse, delle vostre energie. Difendete strenuamente i valori in cui credete, come fecero quei vostri coetanei nel ’43.
E arrivo così alla seconda riflessione che è scaturita in me dalla narrazione dei fatti storici: i nazisti, prima di abbandonare la città, tentarono di lasciarla al buio, assediando il palazzo dell’elettricità. Ecco, l’esortazione che faccio a voi giovani è: non consentite a nessuno di spegnere la vostra luce, di lasciarvi al buio, di annientare i vostri sogni e le vostre speranze. Aggrappatevi ad essi, difendeteli con tutte le forze che avete, con le unghie e con i denti, e sarete uomini e donne liberi in un mondo libero.
Questo è l’insegnamento che ancora oggi fa eco dall’insurrezione di Matera e dall’azione di quanti si immolarono per gli ideali di libertà e democrazia. Ideali brillantemente cristallizzati nella Carta Costituzionale. La Costituzione non è un atto formale, ma una pietra miliare della nostra democrazia, a cui sono saldamente ancorati valori quali la libertà, l’eguaglianza, la solidarietà, la pace, il lavoro. Ma questi valori non basta declamarli o spiegarli: vanno coniugati nella vita quotidiana di ciascuno e della comunità intera, perché la Resistenza non è finita. La Resistenza è la difesa costante di questi valori da ciò che li mette in discussione e in pericolo. Una difesa che oggi è affidata a noi.
Viva la democrazia, viva Matera, viva l’Italia!
80° anniversario 21 settembre 1943, Intervento sindaco di Matera Domenico Bennardi
Cittadine, cittadini, giovani studenti, autorità civili, militari e religiose, associazioni combattentistiche e d’arma. Oggi è una giornata importante per Matera. 80 anni fa, il 21 settembre 1943, Matera si ribellò all’oppressione del regime nazifascista. Fu una giornata caotica e drammatica in cui molti militari, forze dell’ordine, ma anche comuni cittadini, di varia estrazione sociale si contrapposero ai nazisti. Il bilancio fu tragico: persero la vita 27 persone, di cui 18 civili. Quel sacrificio non fu vano, Matera è ricordata per essere la prima città del Mezzogiorno a liberarsi dal nazifascismo.
Subito dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943, i fascisti abbandonarono il palazzo della Milizia che fu occupato dai soldati tedeschi. Durante quest’ultimo periodo di permanenza dei nazisti in città, aumentava l’esasperazione di molti materani, stanchi dei saccheggi e dalle angherie degli invasori. Con il passare dei giorni la situazione si fece sempre più tesa e cominciarono i rastrellamenti, molti civili e militari furono rinchiusi nel Palazzo della Milizia. Nel pomeriggio del 21 settembre, la scintilla che fece precipitare la situazione fu l’episodio della gioielleria in via San Biagio, dove ci fu un conflitto a fuoco tra alcuni militari italiani e due soldati tedeschi, in cui ebbero la peggio proprio i militari nazisti. Subito dopo un altro militare austriaco che si trovava in una sala da barba fu accoltellato da un altro cittadino materano, Emanuele Manicone, che subito dopo corse per le strade principali a incitare i suoi concittadini alla rivolta. Seguirono circa tre ore di violenta guerriglia; per proteggere la cittadinanza furono
armati sia i militari che i civili dislocandoli in varie zone strategiche della città, tra cui la Prefettura; ne seguirono diversi conflitti a fuoco in cui persero la vita anche civili (Eustachio Guida, Francesco Paolo Loperfido ed Eustachio Paradiso, oltre ad Antonio Lamacchia, un pastore ucciso già la mattina del 21 nelle campagne a sud della città). Dal campanile della chiesetta della Mater Domini un cittadino materano, Nicola Di Cuia, fece fuoco sui nemici impedendo loro di avvicinarsi alla Prefettura, e numerosi
furono i casi di cittadini intervenuti spontaneamente contro il nemico. Nei pressi della caserma della Guardia di Finanza, l’attuale camera di commercio, vi furono altri lunghi momenti di guerriglia, con i finanzieri accorsi in aiuto dei cittadini materani; rimasero uccisi il finanziere Vincenzo Rutigliano, il civile Emanuele Manicone ed il farmacista Raffaele Beneventi (che si trovava dietro la finestra della sua abitazione posta nei pressi della caserma della Guardia di Finanza e fu colpito dalle raffiche di
mitragliatrice dei tedeschi). Gli invasori assediarono anche il palazzo dell’elettricità per lasciare la città al buio e nelle operazioni di occupazione uccisero i civili Raoul Papini, Pasquale Zigarelli, Michele e Salvatore Frangione e ferirono Mirko Cairola. Ma la giornata del 21 settembre non era ancora finita e il peggio arrivò verso sera, con l’ultimo e meschino atto, compiuto dai nazisti poco prima l’abbandono della città, fecero saltare in aria il Palazzo della Milizia, trasformato ormai in una prigione, con al suo interno sedici persone tra civili e militari, la strage della milizia fu compiuta, con quindici vittime e un solo superstite.
L’insurrezione del popolo materano impedì ai tedeschi in ritirata di radere al suolo molti palazzi della città, ed evitò il pericolo di un bombardamento sulla città da parte degli alleati, che giunsero a Matera provenienti da sud immediatamente dopo quella tragica giornata. Immaginate, cosa avrebbe significato per Matera, città patrimonio Unesco e Capitale europea della cultura rinunciare a una parte dei suoi Sassi, a una parte della sua cinta settecentesca o ai suoi palazzi patrizi. A ricordo degli avvenimenti nella città sono stati eretti vari monumenti: il cippo in marmo nei pressi del palazzo della Milizia, una lapide in via Cappelluti sulla facciata laterale della Camera di commercio, una lapide in via Lucana presso l’ex sede della Società Elettrica ed infine una lapide sulla facciata laterale del palazzo del Governo. Inoltre, davanti al palazzo comunale è stato realizzato il monumento alla resistenza per Matera, composto da sei sculture bronzee eseguite dall’artista Vittorio Basaglia; il campo sportivo cittadino, fu rinominato stadio XXI Settembre per ricordare questa drammatica giornata.
Dobbiamo sforzarci di ricordare e rendere omaggio ai militari caduti sempre, perché sempre operano per proteggerci. Abbiamo recentemente inaugurato anche il monumento a tutti i caduti dei carabinieri, in via Dante. Abbiamo avuto caduti durante le due grandi guerre ma si continua a morire servendo la patria e facendo il proprio lavoro, vorrei ricordare la scomparsa del maresciallo dei carabinieri Antonio Vitulli, materano di 31 anni, che tornando a casa da Gravina ebbe un incidente sulla strada provinciale 53 all’altezza del borgo Picciano, 12 anni fa.
Il 21 settembre è anche una -bellissima- storia che si può raccontare a studenti, a lavoratrici, lavoratori, disoccupati, una storia che si può ascoltare, per vari minuti prima che si possa scatenare nel coro di retoriche ideologiche. Matera è medaglia d’oro al valore civile e medaglia d’argento al valore militare. Fa parte della nostra storia, è semplicemente la storia di un popolo alla ricerca della propria libertà e pace, disposto a tutto per ottenerle. È una storia che ancora mobilita i cuori e le menti di donne e uomini che non hanno rinunciato a opporsi all’oppressione in qualunque forma si manifesti, ecco perché, a mio parere, ricordare, raccontare e ascoltare la storia del 21 settembre, fa bene, incoraggia, e rende omaggio a quelle persone catturate, uccise, sacrificate per un futuro democratico e libero. Il 21 Settembre è un nostro bene immateriale che agisce, quindi, sulle coscienze come qualcosa che arriva da lontano, quasi a segnare il confine tra il buio della guerra ed una nuova primavera dei popoli; ma è anche sempre, una conquista esistenziale e una continua rinascita della storia della libertà Ricordare è un esercizio utilissimo, affinché queste cose non debbano succedere un’altra volta, proposte ideologiche nate per difendere e salvare un popolo la sua integrità, la sua presunta purezza, finiscono per distruggere un altro popolo e l’umanità stessa. Spesso ricordiamo e celebriamo come è finito il regime nazifascista, come ci siamo ribellati, a volte anche con un pizzico di competizione tra territori a chi per primo è insorto, è giusto riconoscere il coraggio. Ma quante volte ricordiamo come è incominciato il regime nazifascista? Quante volte ricordiamo come è nata quell’ideologia? Quante volte riflettiamo su come è nato il germe dell’intolleranza, dell’odio, della soppressione razziale, della prevaricazione con la forza di uno Stato
contro un altro Stato o contro un’altra razza, se mai esistesse una razza (un concetto privo di fondamento sul piano dell’analisi genetica); quante volte riflettiamo su come sia nato il desiderio politico, istituzionale di morte, di sterminio, di brutalità?
È possibile che si sia alimentato e costruito il sentimento di ripudio alla diversità, all’intolleranza, che è l’opposto della fratellanza, per fini esclusivamente bellici, economici, per ambizioni di potere. Tutto nasce da un’idea sbagliata o da persone sbagliate? O ancora da idee sbagliate nelle menti di persone sbagliate? E siamo sicuri che ciò non accada tuttora in alcuni conflitti internazionali? Dobbiamo trovare nuovi modi di ricordare, coinvolgere gli studenti, usando linguaggi nuovi.
Dobbiamo tutelare la verità, la storia non può essere dimenticata ma nemmeno manipolata, i fatti storici non devono venire distorti, i miti del complotto si diffondono oggi più velocemente, a causa dei social media, ma lasciamo che siano gli storici a raccontarci la verità e i fatti. La lettura, la cultura, investire su istruzione, scuola, insegnanti, stimolare il pensiero critico e indipendente, cultura e istruzione sono strumenti portentosi a nostra disposizione contro il qualunquismo, il complottismo e la distorsione della realtà.
Non lasciamo che gli ottant’anni del 21 settembre rimanga solo un anniversario retorico da celebrare e diamoci tutto questo impegno. Tutelare le nostre coscienze, le nostre menti, allontanare cattive idee, trovare modi diversi di ricordare e puntare su cultura e istruzione. Un’istruzione che non sia in competizione tra scuole, tra città, tra Sud e Nord, che punti in modo standardizzato su qualità senza differenze. Rendiamo attuale l’insegnamento del 21 settembre. Contrastiamo il germe di idee sbagliate. Allora viva la libertà, viva l’Italia, e viva la cultura e l’istruzione
La fotogallery delle celebrazioni per 80° anniversario insurrezione di Matera contro i nazi-fascisti del 21 settembre 1943 (foto www.SassiLive.it)