Consigliere regionale Leggieri (M5s): “Chi avrà il coraggio di parlare del soppresso Tribunale di Melfi?”. Di seguito la nota integrale.
Nei giorni scorsi ho seguito con attenzione i lavori della Commissione parlamentare antimafia, riunitasi a Foggia. Una sede non casuale, dato che nel capoluogo della Capitanata i fenomeni di recrudescenza criminale si sono intensificati a causa della cosiddetta “quarta mafia” che spadroneggia da diverso tempo. A Foggia c’è stata l’occasione per ribadire la necessità di un controllo costante del territorio, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni interessate. Il foggiano confina con l’area Nord della Basilicata, con il Vulture Alto Bradano, dove possono addensarsi, per ragioni geografiche ed economiche, certi appetiti criminali di provenienza extraregionale che vanno sempre contrastati. Nel vedere i parlamentari della Commissione antimafia, il mio pensiero è andato subito alle sciagurate scelte del passato, che hanno sacrificato per motivi politici e per opportunità elettoralistiche il Tribunale di Melfi. Proprio in questi giorni ricorre il decimo anniversario della chiusura degli uffici giudiziari della città federiciana. Un’onta per la storia millenaria di Melfi e delle altre città del Vulture, ma soprattutto un’onta per i cittadini e per l’avvocatura locale privata di un Foro importante.
Con l’avvicinarsi delle elezioni regionali credo che, al netto del lavoro che ancora si sta facendo in questi mesi in materia di presidi giudiziari soppressi, la questione del Tribunale di Melfi debba essere riproposta. Mi farebbe piacere conoscere il punto di vista di altri esponenti politici e di potenziali candidati su questo tema. Coloro che si presenteranno agli elettori non potranno sorvolare su questa tema. Il Consiglio regionale della Basilicata, più di due anni fa, ha votato all’unanimità una mozione che ha impegnato il presidente della Giunta a profondere ogni sforzo per riaprire a Roma, nelle sedi preposte, il dossier sul Tribunale di Melfi. Nessuna iniziativa, purtroppo, da parte del presidente Bardi, il quale, solo a parole, ha diverse volte dichiarato attenzione, anche per motivi affettivi, verso la questione degli uffici giudiziari soppressi di Melfi. Parole alle quali non seguiti atti concreti.