Se le liste d’attesa sono al collasso, con prestazioni che risultano non prenotabili (le agende delle visite specialistiche sono strapiene da qui al prossimo anno), nonostante le impegnative prescritte dal medico di base siano a 30 giorni o 60 giorni, per gli agricoltori pensionati la situazione ha conseguenze ancora più pesanti.
“In tanti -osserva Anp, Associazione nazionale pensionati, Cia Basilicata, circa 8mila associati – sono costretti a rivolgersi al privato”. Ma la vera novità, stando all’ultimo report di Anp-Cia, è che il 40% della popolazione rinuncia addirittura a curarsi a causa degli elevati costi proprio nel privato. “Vi sono persone, soprattutto anziani, che hanno necessità di essere seguite costantemente da un punto di vista clinico”. “Non potendo più fare affidamento sulla sanità pubblica, arrivano a spendere, in media, 730 euro all’anno per le visite mediche specialistiche”, sottolinea Anp-Cia. Si tratta di una cifra insostenibile, in particolare per i pensionati lucani che “beneficiano” di un assegno fino a 750 euro al mese. Di questi, oltre la metà sopravvive, è il caso di dirlo, con la pensione minima: dallo scorso 1. luglio è stata rivalutata a 599,82 euro al mese per chi ha almeno 75 anni; 572,20 euro, invece, per coloro che hanno meno di 75 anni. In pratica una buona percentuale di pensionati è tenuta a decidere se curarsi, comprarsi da mangiare o pagare le bollette. Purtroppo, secondo la nostra ultima ricerca, la tendenza sembra essere quella di risparmiare sulle spese mediche. E questo, peraltro, non vale soltanto per i pensionati, ma anche per quei single e famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, magari perché hanno dei redditi bassi o sono precari”. Non solo. Sempre secondo lo studio di Anp, attualmente ci sono alcune migliaia di invalidi che abbisognano di un’adeguata assistenza, che tuttavia non viene loro garantita. “La politica, tanto a livello nazionale che regionale, sembra essersene dimenticata”. Manca pure una specifica strategia relativamente alle case di riposo: “Ci sono sempre meno posti. A motivo dei rincari generalizzati e dell’inflazione galoppante, spesso una mera speculazione, nel 2024 le rette delle Rsa potrebbero incrementare anche di 400 euro al mese. Un’ulteriore uscita destinata ad erodere i già risicati redditi di molti nuclei familiari”.
Giambattista Lorusso, presidente Cia lucana dice: “se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle nostre contrade ed aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, intorno alla soglia di 500-600 euro mensili. Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi socio-assistenziali. I problemi della povertà, dell’assistenza sanitaria dei servizi sociali, fanno parte del sistema dei diritti negati, soprattutto quando questo riguarda gli anziani, ovvero, la parte della popolazione più fragile”. La tutela della salute degli anziani e dei residenti nelle aree rurali, oltre a pensioni dignitose con l’obiettivo su più fronti di raggiungere una più alta qualità della vita è l’impegno-obiettivo ribadito dall’Associazione