Giovanni Caserta: riflessioni su centenario nascita Rocco Scotellaro. Di seguito la nota integrale.
Per i cent’anni di Rocco Scotellaro, come più volte è stato detto e scritto, operano due Comitati: un Comitato scientifico, che fa riferimento alla Regione e a Potenza, e un Comitato nazionale, che fa riferimento al Ministero della Cultura e a Roma. Il Comitato nazionale si è dato uno spazio celebrativo di due anni, con una disponibilità del fondo di 20.000 euro; diverse sono le condizioni operative del Comitato scientifico, che ha ottenuto dalla Regione ben 200.000 euro, da spendere sotto l’egida dell’Apt, nella convinzione che l’operazione Scotellaro possa diventare una fruttuosa operazione turistica. Non abbiamo elementi per verificare se e quanto, finora, Scotellaro abbia funzionato da “attrattore turistico”. Crediamo ben poco, considerata la povertà delle sue “imprese” e della sua vita. Possiamo, invece, fare un primo bilancio delle iniziative culturali e degli effetti legati alle iniziative messe in atto sia dal Comitato scientifico, sia dal Comitato nazionale, sia da associazioni ed enti pubblici, sia da singoli studiosi. In questo ambito più complessivo, ci sembra che, ormai impegnato su iniziative complementari, il Comitato scientifico abbia già messo in atto tutto il suo programma. Dopo la tavola rotonda del 7 settembre, di fatto, resta ben poco.
Un qualche rilievo, forse,potrebbe avere, a livello nazionale, la mostra che,presso la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, si sta svolgendo a Roma (20 settembre – 19 novembre 2023). Una mostra, tuttavia, al di là dell’eco che può avere, è difficile che si accompagni ad un incontro di studi e di riflessione. Si vedrà. Non resta, al momento, se non quanto si è detto e letto finora, tra articoli, tavole rotonde. pubblicazioni e recensioni varie. A giudicare dai temi affrontati, si può dire che, ancora una volta, è rimasta fuori la poesia di Rocco Scotellaro e, per essa, il “ragazzo“ Scotellaro. Si vuol dire che, ancora una volta, c’è stato un noioso e ripetuto rincorrersi per problemi lontani e astratti. C’è stato chi ha voluto dire se e in quale rapporto Scotellaro fu con Gramsci, che, appena ritrovato, sicuramente Scotellaro, per età e per impegni politico-amministrativi, non lesse o lesse ben poco Altri si sono domandati quanto in Scotellaro c’è e quanto non c’è di Levi o di Manlio Rossi Doria. Si è poi arrivati a parlare di Rocco Scotellaro “esempio di un Mezzogiorno attivo”; c’è stato persino chi ha voluto parlare di meridionalismo in Rocco Scotellaro, cercando di definire come e quanto egli abbia contribuito a cambiare il Mezzogiorno.
E’, questo, carico troppo grosso per le gracili spalle di Scotellaro, che non ha lasciato una pagina in cui egli elabori un progetto o un pensiero sulle origini e per la soluzione del problema meridionale. A meno di trent’anni, non andava al di là delle cose orecchiate da Carlo Levi e da Manlio Rossi Doria. Se qualcuno avesse insistito, lui avrebbe invitato a leggere Cristo si è fermato a Eboli e, per le soluzioni,a consultare il programma del Partito socialista. Sicuramente avrebbe detto di votare per il Partito socialista. Un mio professore, in anni lontani, definì Scotellaro un “cardiaco”. Non era un diminutio, ma una sua valorizzazione sul piano etico e morale, visto che il pensiero politico diceva ben poco. Il suo meridionalismo era né più né meno quello che vedeva a Tricarico, cioè analfabetismo, oppressi e oppressori, pochi ricchi e molti poveri ubbidienti e remissivi, iniquità e ingiustizie da colmare. Quando ci si domanda e si afferma che Scotellaro ha cambiato il Sud, c’è solo da sorridere malinconicamente. Nella sua lotta solitaria, ed in certo senso eroica, da lui stesso definita donchisciottesca, Scotellaro, modesta “uva puttanella”, è lui lo sconfitto, con i suoi complessi di inferiorità, con la poesia dell’ultimo periodo fatta di disamore e solitudine, con vagabondaggio per le città d’Italia, in cerca di un posto di lavoro e di amici che lo aiutassero. In questo fu deluso dallo stesso Levi, che continuava a sognare uno Scotellaro sacrificato tra le argille del Sud, incarnazione di Gobetti al Sud.
Non è il caso, dunque, di arrovellarsi intorno a Scotellaro.
Lo si affronti dall’interno; si percorra lo sviluppo della sua età infantile e adolescenziale; si vada alla sua formazione culturale e sentimentale nei conventi francescani di Sicignano degli Alburni e Cava dei Tirreni, dove diventò socialista prima ancora che a Tricarico nascesse la sezione del Partito socialista e,lui, Scotellaro, prendesse la tessera del Partito socialista. E si leggano i suoi versi, che sono un diario, una confessione; si ammiri in lui il giovane che, per ardore morale e per sete di giustizia, ha sacrificato tutto sé stesso, bruciando la sua giovinezza sull’altare dell’ideale socialista, nella sua accezione più ampia E lo si ammiri per questo, indicandolo come modello e come incarnazione dei bisogni eterni degli uomini e dei popoli.
Si definiva capitano di lotta a Tricarico. Attraverso la sua poesia, è capitano di tutti coloro che si nutrono nella speranza di un mondo nuovo, convinti che ogni alba è nuova nuovo e che, ad ogni primavera, una nuova foglia, verde come la speranza, rimonta sul ramo. E’ caduto Novellosi canta la primavera di Montescaglioso, primavera di tutti popoli. Nell’entusiasmo di un discorso, e di uno scritto, una volta, ci venne da dire e di guardare a Scotellaro, utopista, come ad un Che Guevara della provincia meridionale, che, dal Sud, rivendica la redenzione dei Sud del mondo. “Erba che trema”, egli era pronto a volare là dove l’erba trema. In tal senso, può dirsi un mito. E forse, in parte, lo è.
Per tornare alle celebrazioni in corso, un pensiero va espresso sulla mostra dei 45 artisti che il Comitato scientifico ha organizzato per il periodo 20 settembre – 19 novembre 2023) Abbiamo scorso molti nomi. Confessando la nostra non specifica competenza, abbiamo verificato come sia stata data preferenza ad artisti di avanguardia. Non sappiamo se abbiamo colto nel segno. Ma quel che più ci ha sorpreso è stato verificare come ci sia stata una particolare attenzione a tenere lontani i lucani. La cosa, come sempre, l’abbiamo letta con un po’ di rammarico, con un po’ dispiacere, ma anche con un po’ di risentimento, che non può essere personale. Non sono un pittore e non sono un artista che aspirava ad essere incluso.
Ci si è domandato il perché di questa esclusione, visto che si opera con denaro lucano. Forse che gli organizzatori diffidano delle capacità e delle possibilità e del valore dei nostri artisti? Il Presidente Bardi e il presidente dell’Apt, ing. Nicoletti, da noi stimato anche come alunno, dovrebbero porsi il problema, come, del resto, dovrebbero porselo gli artisti esclusi. Siamo, purtroppo, di fronte al solito caso di esterofilia, tradizione sempre viva da noi, che mai si interrompe. Si fece lo stesso errore a proposito di Matera 2019.E’, questo, il modo per non far crescere la regione e coloro che a tanti sacrifici si votano per onorarla. So che è difficile scegliere; ma ci sono i criteri che, di volta in volta, si possono adottare, variandoli e rimanendo vicini a tutti. Era il momento, a nostro parere, di onorare i “maestri” anziani della pittura lucana, almeno loro. Quale omaggio migliore? Con amici mi sono permesso di ricordare Nicola Pavese e Nicola Lisanti; ma subito sono venuti i nomi di Nicola Filazzola, Salvatore Sebaste, Michele Santangelo, Gerardo Corrado, Masi, Masini, Luigi Guerricchio, Franco Di Pede… Sono i “vecchi” della nostra pittura contemporanea, qualcuno, purtroppo non più in vita, che aspettano una loro consacrazione, una giusta gratificazione, in una manifestazione di grido nazionale. Anziani Maestri, alcuni hanno conosciuto Rocco Scotellaro. Comunque a lui e alle sue battaglie e alla sua opera letteraria si sono sempre accostati, nutrendosene e ispirandosi. Ai pittori invitati, che ora espongono, sono state mandate le opere di Scotellaro, perché le conoscessero; agli artisti da noi citati non c’era bisogno di mandargli le opere. Ci sarebbe stato un risparmio. Sta di fatto che, oggi, in quella mostra, con danaro lucano, non si vedono artisti lucani. Si onorava un poeta lucano, essendo Tricarico un paese lucano. Almeno su questo, credo di non sbagliarmi.