Riportiamo di seguito la relazione del senatore Rosa sul decreto legge asset in discussione oggi al Senato.
Signor Presidente, onorevoli Colleghi,
oggi discutiamo del provvedimento noto come ‘decreto asset’, che contiene un articolato importante e complesso che incide sulla carne viva del tessuto sociale e economico del nostro Paese.
Un provvedimento che si pone due obbiettivi principali.Da un lato, cerca di dare risposte rapide a problematiche emergenziali ed urgenti in favore di cittadini e delle attività economiche. Problematiche alle quali il Governo non poteva sottrarsi e alle quali, infatti, non si è sottratto. Da un altro lato, tenta di riportare un equilibrio, una giustizia sociale,rispetto a fenomeni economici che si sono manifestati negli ultimi tempi.
Mi soffermerò solo su alcuni aspetti non perché non ve ne siano molti altri meritevoli di attenzione e approfondimento ma perché il tempo a disposizione non lo consente.
Partirei proprio dall’articolo 1 del provvedimento che tratta del caro-voli aerei in determinati periodi da e verso le isole maggiori e che sancisce un principio fondamentale: non si possono consentire speculazioni insopportabili che colpiscono i cittadininel loro diritto fondamentale alla mobilità.
L’articolo 1 prevede, dunque, l’ampliamento dei poteri dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato sulla concreta verifica del funzionamento degli algoritimi sui quali poggiano pratiche di fissazione dinamica delle tariffe dei voli, soprattutto quando ricorrano alcune condizioni:
· quando la fissazione è applicata su rotte nazionali di collegamento con le isole,
· quando avviene durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale,
· quando conduce ad un aumento, nella settimana precedente il volo, del prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori, del 200 percento superiore alla tariffa media del volo.
E guardate, Colleghi, che aumentare del 200% il prezzo dei voli, calcolati sulla media, è realmente una speculazione insopportabile e non è certamente giustificabile con l’aumento dei costi per il carburante.
È una norma coraggiosa sulla quale l’Italia sta facendo scuola: in Inghilterra e in Spagna, a seguito dell’azione del Governo Meloni, sono partiti i controlli per verificare se i vettori aerei low-cost stanno approfittando dei picchi della domanda di viaggi. Persino in Tailandia si stanno svolgendo approfondimenti sul meccanismo tariffario delle aerolinee.
Noi abbiamo un Governo che il problema se lo è già posto e lo ha risolto perché, se da un lato è giusto garantire il diritto alla concorrenza delle imprese private, dall’altro ancor più giusto è tutelare il diritto alla mobilità a prezzi accessibili per quei passeggeri che subiscono svantaggi derivanti dall’insularità o da eventi calamitosi, quando la possibilità di muoversi in altro modo è impossibile.
Quando parliamo di divario sociale dobbiamo tenere a mente che la mobilità è fondamentale anche e soprattutto per chi abita in un territorio come le nostre meravigliose isole che deve avere le medesime possibilità di spostamento di qualsiasi altro cittadino italiano, a prezzi giusti.
Questa norma tenta di ristabilire un equilibrio quando questo viene intaccato da pratiche scorrette.
È o non è una norma di giustizia sociale quella che consente ad un siciliano di tornare a casa in estate o ad un turista di visitare la Sardegna senza che questo gli costi cifre esorbitanti?
Credo lo sia.
Andando avanti nell’analisi del provvedimento, altro articolo particolarmente importante per lo sviluppo industriale italiano è quello che incentiva la filiera dei microchip.
La pandemia Covid e la guerra in Ucraina hanno posto in evidenza con rilevante drammaticità le problematiche derivanti da un modello globale di approvvigionamento e produzione di beni: dalle materie prime, ai semilavorati, dal materiale sanitario, ai prodotti alimentari. Le misure restrittive alla circolazione di beni, che possono derivare da pandemie, come abbiamo potuto sperimentare, o da embarghi o da qualsiasi altra motivazione geopolitica, hanno causato e possono causare, inevitabilmente, la paralisi endemica dei flussi commerciali.
Quello della carenza di determinati beni è un problema che ha messo in evidenza una certa fragilità dell’Europa, Italia inclusa, che dipende per l’approvvigionamento di numerosi prodotti e materie da Stati esteri.
Nel 2020, sono stati prodotti 1 trilione di microchip in tutto il mondo, ma soltanto il 10% di questi sono stati prodotti in Europa. La produzione, lo sappiamo tutti, è in mano all’Asia: a Taiwan viene fabbricato il 60% dei chip di tutto il mondo.
E mentre l’importanza dei microchip cresceva di pari passo con la necessità di implementare la transizione digitale ed ecologica, l’Europa disinvestiva: siamo passati dal 40% degli anni Novanta, al 13% nel 2010, al 10% nel 2020.
La norma, contenuta in questo decreto, che riconosce il credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo nella microelettronica, risponde quindi ad un problema reale, trasformandolo in una sfida per l’Italia.
Con questa norma diamo avvio ad una strategia volta ad implementare una maggiore autonomia interna rispetto alla produzione e approvvigionamento di semilavorati che sono ritenuti strategicamente essenziali per i nostri piani di sviluppo.
Con questo provvedimento il Governo Meloni incentiva la creazione di una rete di produzione in Italia di semiconduttori al fine di ridurre la dipendenza da altri Stati. È una norma che dà una risposta concreta ad un problema che ha tenuto in scacco molte nostre aziende in questi ultimi anni.
Infine, sarò breve ma non possiamo non parlare dell’articolo 26 di questo decreto legge: la norma sugli extra profitti bancari.
In un mercato del credito realmente concorrenziale, i tassi attivi e passivi, cioè i tassi che la banca chiede al cittadino sui prestiti e i tassi che offre al cittadino per i soldi depositati sui conti, dovrebbero essere allineati. Queste parole non sono le mie ma di Luigi Signorini, DG di Bankitalia.
Noi invece assistiamo ad un sistema bancario che dà le briciole ai risparmiatori, pur essendo i risparmiatori i soggetti che consentono la raccolta di liquidità alle banche.
La norma che è in discussione oggi, non è solo una norma di giustizia ma è anche una norma che tenta di ristabilire equilibrio in un mercato ‘sensibile’ come quello del credito.
Con questa norma le bancheverserannoallo Stato un’imposta straordinaria sull’extraprofitto, generatonel 2023, determinato sulla differenza tra gli interessi attivi e quelli passivi, confrontandoli con gli stessi dati del 2022; imposta che sarà destinata ad un apposito fondo destinato a finanziare il Fondo di garanzia per la prima casa e per interventi volti allariduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese.
Ancora una volta l’attenzione è rivolta a quei settori della società italiana con i quali ci siamo impegnati, quando abbiamo chiesto, con il voto, la loro fiducia.
In alternativa, gli istituti di credito potranno costituire una riserva,non distribuibile, con un importo non inferiore a due volte e mezza l’imposta calcolata per rafforzare il proprio patrimonio.
I profitti generati sfruttando il rialzo dei tassi d’interesse voluti dalla BCE serviranno, quindi, a consolidare il patrimonio delle banche; troppo spesso debole rispetto a fenomeni finanziari nazionali e internazionali.
In questo modo, eviteremo, in futuro, che il ripianamento delle banchericada sui cittadini. E a questo proposito non devo ricordare ai Colleghi della sinistra i miliardi pubblici che hanno rimpinguato le casse delle banche.Un esempio per tutti, il Monte Paschi di Siena.
Non si tratta, quindi, di una ‘tassa sulla ricchezza’ come sostenuto da alcuni; anche se, gentili Colleghi, da chi ha la fissazione della patrimoniale, parlare di questo Governo e di questa maggioranza come del Governo e della maggioranza che vuole tassare la ricchezza, mi sembra un paradosso.
Quello di cui stiamo parlando è un extra profitto frutto della decisione della Bce di alzare il tasso di interesse. E se le banche non hanno perso tempo ad alzare gli interessi attivi, sono rimate immobili per quelli passivi.
Mi avvio alla conclusione dicendo che questodecreto è l’ennesima prova di un Governo politico, che l’Italia non vedeva da dieci anni, che ha una sua visione su come devono andare le cose e ha una sua maggioranza solida.
Questa è la differenza essenziale tra questo Governo e quelli che ci hanno preceduti,frutto di numerosi compromessi tra parti politiche con visioni differenti e spesso opposte che non riuscivano a mettersi d’accordo e i cui provvedimenti erano il risultato annacquato di quei compromessi.
È un Governo che non guarda le rendite di posizione ma agisce nell’interesse prioritario dei cittadini, che è quello che siamo chiamati a fare anche noi in quest’Aula.
Il decreto legge recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economichee finanziarie e investimenti strategici, che ci apprestiamo a votare, è l’ultimo esempio, in ordine di tempo, di un Governo che prende decisioni, senza nascondersi.