Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono la chiave di volta per la transizione energetica del tessuto imprenditoriale italiano e per il risparmio energetico delle famiglie. Il fotovoltaico è certamente la strada più facilmente percorribile per la creazione di una Cer ed i tetti delle case e delle aziende rappresentano una «miniera», che se ben gestita consentirebbe all’Italia di centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione. Le Cer hanno poi un altro grande vantaggio: consentono di produrre e consumare energia sul posto (dove viene prodotta), riducendo il peso sulla rete elettrica nazionale. Così l’ing. Alfredo Cestari, presidente del gruppo che con base operativa in Basilicata e per il Sud a Moliterno, attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia, impegnato a promuovere le Cer soprattutto al Sud. In Basilicata, sia pure più a rilento rispetto ad altre realtà regionali come la Campania, la Puglia e la Calabria, le prime esperienze delle Cer cominciano a dare buoni risultati. Sulle Cer si stanno concentrando anche le attenzioni del Pnrr. Ai Comuni con meno di 5mila abitati infatti sono destinati i fondi Piano nazionale di ripresa e resilienza: si tratta di 2,2 miliardi di euro con la previsione di incentivi a fondo perduto del 40% per la realizzazione degli impianti. Lo sviluppo delle Cer per il nostro Gruppo una priorità – aggiunge Cestari – viene considerata un’occasione unica per trasformare i piccoli borghi in «oasi» in grado di produrre energia rinnovabile e pulita. Spetta dunque in primo luogo agli amministratori regionali e locali fare la propria parte. Da parte del Gruppo c’è il massimo sforzo attraverso incontri istituzionali, soprattutto nelle regioni del Sud, coinvolgendo Comuni e cittadini, proprio per realizzare il più alto numero di comunità energetiche rinnovabili. Adesso ci sono nuove possibilità di creare le comunità energetiche, partendo dalla progettazione degli impianti seguendo tutte le fasi. Soprattutto il Sud – dice Cestari – è ricchissimo di comuni e borghi, spesso distanti dai grandi nuclei urbani e dalle grandi centrali. Un ulteriore “sforzo” indicato: creare una misura ad hoc per spingere la realizzazione di impianti diffusi in periferia, incentivando peraltro anche l’aggregazione di cittadini, aziende, enti locali ha un valore non solo di risparmio energetico ma anche etico, di stimolo alla coesione di cittadini e imprese ed attività produttive locali. Il peso di rinnovabili del Sud – dove si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese – vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie. La transizione ecologica ed energetica – conclude la nota – passa attraverso i piccoli comuni, senza tralasciare l’effetto occupazione diretta ed indotta: sono già alcune decine di migliaia gli occupati nel settore.
Set 29