Si è tenuto nel pomeriggio di venerdì 29 settembre, a Potenza, nella sala A al primo piano della palazzina Uffici dell’Azienda ospedaliera San Carlo, il convegno organizzato dalla Chirurgia vascolare del nosocomio potentino, per affrontare diverse tematiche specialistiche per il trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale.
Al centro del dibattito, che ha impegnato come relatori, oltre ai professionisti dell’ospedale San Carlo di Potenza, medici di aziende ospedaliere del Mezzogiorno, tematiche sul trattamento endovascolare in considerazione dell’aumento dell’età media e della contestuale implementazione tecnologica anche in ambito sanitario.
“Lo scopo principale di questo convegno -ha dichiarato il direttore generale dell’Aor San Carlo Giuseppe Spera – è quello di divulgare e far meglio conoscere le attività attualmente svolte in Basilicata, ad opera di specialisti del San Carlo, che si sono da tempo perfezionati in tecniche innovative che migliorano la condizione di vita dei pazienti sottoposti a trattamenti endovascolari, eliminando reospedalizzazioni onerose frequenti in passato. Sono molto orgoglioso del lavoro che si sta facendo nei nostri ospedali -conclude Spera- e ringrazio tutti i medici che si spendono quotidianamente per innalzare il livello delle prestazioni, nella certezza che il rafforzamento delle attività specialistiche persegua il duplice obiettivo di ridurre la migrazione sanitaria e di dare risposte ai bisogni di salute dei lucani e di quanti, in costante aumento, da fuori regione, si rivolgono alle nostre strutture ospedaliere”.
“Ci siamo focalizzati su alcuni scenari dove la scelta tra le diverse strategie di trattamento -Evar, chirurgia open, tecniche endovascolari differenti- spiega il dottor Andrea Esposito, responsabile della Chirurgia vascolare dell’ospedale ‘San Carlo’ di Potenza, deve tener conto di ragioni cliniche, ma anche di sostenibilità e opportunità. Ci troviamo infatti quotidianamente di fronte a pazienti fragili e con anatomie complesse, il cui trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale, una delle patologie aortiche più frequenti e più pericolose e che spesso colpisce pazienti ultrasettantenni, non può che prevedere il ricorso a metodiche mininvasive endovascolari, attraverso l’impiego di protesi ad alto contenuto tecnologico. L’incontro di ieri –conclude Esposito- ha riservato perciò ampio spazio alla discussione per condividere le esperienze ospedaliere maturate nei migliori ospedali pubblici del Sud Italia”.
Set 29