Pasquale Tucciariello, presidente del Centro Studi Leone XIII: “Parco del Vulture: il pasticcio”. Di seguito la nota integralele
Siamo in presenza di un ennesimo conflitto, permanente evidentemente, all’interno dell’istituzione Parco e tra componenti del Parco e la Regione.
Il sindaco di San Fele, Donato Sperduto – già nel recente passato nominato Presidente del Parco Regionale del Vulture e poi decaduto – ha prodotto ricorso al Tar avverso la nomina del nuovo presidente del Parco, Francesca Di Lucchio.
Sperduto chiede al Tar di annullare il nuovo bando, che ha consentito la nuova nomina, anche perché il Consiglio di Stato, a ciò interessato, entrerà nel merito della vicenda Parco del Vulture e potrebbe accogliere il ricorso prodotto dallo stesso Sperduto e dalla Regione. Cioè Sperduto potrebbe tornare a fare il presidente e Di Lucchio tornare a casa. Il pasticcio del Parco.
Tutto è cominciato con i sindaci – la Comunità del Parco – che si sono autonominati; poi con la Regione che si è posta in conflitto con i sindaci chiedendo di valutare i curricula dei trenta tecnici che si erano candidati alla nomina come presidente; poi ulteriore conflitto perché le parti avevano interessato il Tar e il Consiglio di Stato; successivamente nuove nomine (il sindaco di San Fele prima e il sindaco di Rapolla dopo); il ritiro del primo bando da parte della Regione e un nuovo bando seppur in presenza di ricorsi giacenti presso il Consiglio di Stato; la nomina di un nuovo presidente; il ricorso al Tar del sindaco di San Fele (in breve, ma sono passati quattro inutili anni).
Una babele. Persino i cronisti fanno fatica a stare dietro alle vicende.
Le responsabilità? Manca una regia politica in Basilicata. Mancano i partiti che possano favorire scelte dopo dibattiti interni come esercizio di democrazia e come analisi dei fatti.
Cosa c’è invece? Singoli personaggi, da una parte e dall’altra, che fuori da ogni logica seguono percorsi strettamente personali, fuori da partiti o inesistenti o inconsistenti.
“Tutti allegri in casa mia anche il cucco si allegrò”, scriveva il Buccino in uno dei suoi racconti. E il territorio langue.