L’ordinanza del Tribunale di Matera che ha imposto alla Asm di procedere “con sollecita urgenza” ad eseguire le indagini diagnostiche richieste da una paziente materana costretta ad adire alla magistratura e difesa dall’avvocato Angela Maria Bitonti apre una nuova pagina nella vicenda delle liste di attesa.
Finalmente i ritardi nelle cure non vengono più raccontati con la sola voce degli operatori di settore e delle Associazioni, ma approdano nelle aule di giustizia come se si stesse giungendo al Pronto Soccorso.
Come Sanità Futura ritiene da tempo, a sostegno della battaglia della Unità di Crisi Sanitaria di Basilicata, ci sono prestazioni che hanno una priorità (dieci giorni di attesa) e che pertanto non possono essere rinviate, perché quei rinvii o le cancellazioni disinvolte dalle agende delle strutture pubbliche mettono a serio repentaglio la vita dei pazienti.
Le attese infinite per gli esami diagnostici di prevenzione riducono inesorabilmente le possibilità di cura per un numero sempre crescente di ammalati che non sanno di esserlo.
Ai cittadini lucani non resterà che rivolgersi ai magistrati per ottenere un diritto di tutela della propria salute previsto dalla Costituzione e che la Giunta Regionale dimostra di non essere in grado di garantire; spetterebbe proprio a questa il compito di produrre provvedimenti che tutelino la salute pubblica, ma la situazione è drammaticamente stagnante.
Sono passate due settimane dall’approvazione in Consiglio Regionale a maggioranza di una risoluzione che impegna la Giunta ad agire per ridurre e in tempi ravvicinati abbattere del tutto le liste di attesa ma non è avvenuto ancora nulla proprio come per il resto della risoluzione che fa riferimento alle questioni della specialistica ambulatoriale accreditata sempre incancrenite con il rischio per le imprese di chiusura, annientando contestualmente quell’ultima chance per i cittadini di potersi curare nel proprio territorio.
Nella vicenda della paziente materana c’è un altro problema da evidenziare: la paziente si era rivolta a strutture della specialistica ambulatoriale che hanno chiesto il pagamento della prestazione perché la stessa non è neppure inserita nel nomenclatore Regionale delle prestazioni diagnostiche ambulatoriali. Si tratta di “un esame di ultima generazione” che nei Lea di Basilicata ancora non c’è: ancora un’inadempienza in particolare dell’apparato burocratico della Regione che si scarica sui cittadini.
Sanità Futura prende le distanze dalla richiesta di incontri istituzionali infruttuosi e ribadisce il suo impegno a continuare la battaglia nell’interesse dei pazienti e perché le strutture siano messe nelle condizioni di erogare prestazioni e servizi che quelle pubbliche non riescono a garantire nei tempi d’urgenza richiesti.
Nelle prossime ore l’Associazione Sanità Futura chiederà d’incontrare tutti i protagonisti di questa vicenda per promuovere ulteriori azioni che possano aiutare altri pazienti a soddisfare il proprio bisogno di salute.
La Giunta Regionale e l’Assessore alle Politiche della Salute, prendano atto, almeno in questa dimostrata occasione, del punto drammatico in cui versa il S.S.R. ed abbandonino il tempo dei proclami per ripiegarsi sull’approvazione degli atti per cui il Consiglio Regionale ha chiesto d’impegnarsi.