Oggi il poker è riconosciuto come uno sport mentale: strategia, previsioni e controllo, proprio come gli scacchi
Negli anni sono stati davvero tanti gli aspetti e i concetti che il pubblico ha sempre associato al poker. Falsi miti che non hanno aiutato il poker a diffondersi rapidamente in Europa e che, anzi, ne hanno distorto il senso più puro e ludico.
In passato infatti, a causa specialmente del cinema americano, il poker era simbolo di un ambiente pericoloso e poco raccomandabile: gangster, alcool, droghe, violenza e chi più ne ha più ne metta. Come se non bastasse, questa disciplina era considerata come niente più che un gioco di fortuna.
Niente di più sbagliato. A partire dalla percezione che si ha di questo sport, oggi le cose sono cambiate e le opportunità di divertimento sono diventate molteplici, come ad esempio su https://rscommesse.com/.
Da gioco d’azzardo a sport mentale: il poker professionistico come un vero e proprio sport
Considerare il poker come sport è possibile a partire dal 2009, quando l’Associazione Internazionale degli Sport Mentali (IMSA) lo ha finalmente riconosciuto come gioco di mente e abilità, alla pari ad esempio degli scacchi e del bridge. Grazie a questo importantissimo riconoscimento, oggi il poker è visto come uno dei principali sport mentali del mondo.
Per percepire il poker non più solo come un gioco d’azzardo ma come uno disciplina sportiva a tutti gli effetti, è necessario analizzare i suoi aspetti più profondi. La fortuna in questo gioco esiste eccome, ma non è poi così rilevante – specie nei tornei professionali, dove sono le abilità dei singoli a fare la differenza. Il poker è infatti una disciplina che si basa su strategia, memoria, intuizione, calcolo matematico, previsioni, controllo e pressione mentale. Così tanto che sempre più persone oggi considerano il poker come sport.
Di conseguenza, a dimostrare l’importanza e la complessità di questo gioco, diventa fondamentale prepararsi ed allenarsi a dovere. Non solo in termini di abilità e competenze tecniche, ma proprio a livello mentale e psicologico. Partecipare ad un torneo di poker serio e regolamentato non è un qualcosa che si può improvvisare da un giorno all’altro. E i giocatori professionisti lo sanno bene.
Il poker è un gioco a informazione incompleta
Per certi versi, il poker può esser paragonato ai classici scacchi. Entrambe sono famose discipline che richiedono grandi ragionamenti, studi ed analisi mentali, ma c’è una sostanziale differenza: mentre gli scacchi sono un gioco a informazione completa poiché ogni avversario ha a disposizione i propri pezzi e sa quali e quanti ne rimangono allo sfidante, il poker è un gioco a informazione incompleta.
In questo sport mentale infatti nessuno conosce tutte le informazioni. Ogni giocatore ha davanti a sé le proprie carte e, a seconda delle versioni, ne vede alcune di quelle comuni scoperte sul tavolo; ma non conosce tutte le carte che usciranno dal mazzo nella mano che sta giocando e, soprattutto, non può sapere con certezza le carte che possiede il proprio avversario.
Diventa quindi una vera e propria sfida in termini psicologici. Non è solo una questione di abilità e fortuna: l’arte del poker sta proprio nel prevedere le mosse dell’avversario, ingannarlo, portarlo a credere di avere in mano un punteggio in realtà inesistente o magari non abboccare al suo bluff e scoprire la sua strategia.
Ecco quindi che, in un certo senso, il poker è ancor più difficile rispetto a sport come gli scacchi o il bridge, in cui invece tutti hanno le stesse informazioni e si tratta solo di giocare alla pari e scoprire chi ha concretamente le qualità migliori.