Pasquale Tucciariello, già docente di filosofia e storia al Liceo Classico di Rionero, in una nota risponde al Consigliere comunale di San Fele dopo il suo intervento in consiglio comunale nel quale ha tessuto le lodi del regime fascista. Di seguito la nota integrale.
Il Ventennio.
Un consigliere comunale di San Fele, tale Carmine Mario Russo, pare che abbia deciso di entrare nelle cronache per avere, lui, voluto elevare, in consiglio comunale, inni al regime: “Mi piacerebbe che gli italiani valutassero la monumentale architettura del ventennio per il suo immenso valore artistico e urbanistico, (…) periodo di grande fervore culturale che ha trainato l’Italia fuori dall’imbarbarimento economico lasciato dalla Prima Guerra Mondiale” (lo ha anche letto dal suo portatile, il proclama). Probabilmente il consigliere non sa nulla del Cinquecento, o del Settecento e metà Ottocento anche napoletano, o del miracolo economico e culturale italiano del sistema democratico come risposta alla dittatura precedente.
Io non se chi parla assai bene del ventennio (1922-1943) sia a conoscenza che il fascismo è arrivato al potere perché squadre militari armate da Benito Mussolini avevano vinto le elezioni (truccate) e avevano marciato su Roma (in poco più di 50 mila uomini armati ed equipaggiati come riferisce il Montanelli) e che solo un re inetto (Vittorio Emanuele III), non proclamando lo stato di assedio che avrebbe significato l’arresto di Mussolini, ha potuto incaricare lo stesso Mussolini di formare il nuovo governo.
Non so se sappia qualcosa del deputato socialista Matteotti ucciso da squadre fasciste, o dell’’Aventino anche dei Popolari di don Sturzo a cui ricorsero tra il 1925 e il 1926, e di associazioni e partiti non fascisti messi al bando, e delle libertà di stampa stracciata, e la pena di morte ripristinata, e del confino subito da uomini di talento, e dell’istituzione del Superiore Gerarchico, e dei Tribunali Speciali per reati (di parola o di scrittura) avversi al regime fascista, e sindaci sostituiti da podestà.
Io non so se chi parla del ventennio sia a conoscenza delle rovinose campagne d’Africa (allungheremo lo Stivale fino all’Africa orientale), e delle molte leggi fascistissime, e delle leggi razziali del 1938 (gli ebrei non appartengono alla razza italiana).
Noialtri però sappiamo dei governi del dittatore Mussolini che erano formati anche da uomini illustri e capaci (Gentile, de’ Stefani, Tangorra). E poi sappiamo anche di alcune buone leggi che hanno prodotto fatti positivi ed importanti per l’Italia in assenza di dibattito democratico (per i regimi autoritari democrazia e libertà sono nemiche). E sappiamo anche che quei dati positivi sono andati in frantumi con la guerra voluta dal Duce e dal Re e di cosa quella guerra abbia prodotto.
Questo e tanto altro ancora noi conosciamo assai bene anche per averli insegnati nelle aule dei licei, autentiche palestre democratiche.
Tirate le somme, il ventennio come viene ricordato, da noi, figli legittimi della democrazia che, seppur a tratti malata, è pur sempre il sistema di convivenza che garantisce libertà e tolleranza democratica in presenza di dibattiti e tensioni anche molto forti con lo scopo – si presume – di mandare avanti l’Italia?
Viene ricordato per quello che realmente è: il ventennio che ha anzitutto negato libertà, democrazia, garanzie costituzionali. Cioè, quelle che consentono a tutti noi di parlarne anche se da prospettive culturali e politiche diverse. Il ventennio fu dittatura militare, fascismo, di cui si vuole ancora fare apologia, non storia.
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